La nuova FIAT
Allora, finalmente questo "indipendence day" è giunto. Solo tre giorni fa, in una Torino rispolverata stile Olimpiade, il giocattolino che tutti aspettavamo, chi con ansia, chi con curiosità, chi con odio e chi con spassionata indifferenza, ha fatto il suo ingresso nel vorace mercato dell'automobile.
La nuova Fiat 500, dopo mesi di indiscrezioni via etere, di blog, chiacchiere, ma sopratutto di record (vedi le adesioni alla supercommunity appositamente creata, fiat500.com), è calata giù dal cielo circondata di luce, sotto gli occhi di migliaia di nostalgici, che altro non attendevano se non questo flashback lungo 50 anni.
Le prime impressioni tradiscono un'interesse da parte del pubblico che la Fiat mai si sarebbe sognata, fino a poco tempo fa. La strategia di marketing e comunicazione legata a questo prodotto, caratterizzato da un alto tasso di customizzazione, sembra aver centrato in pieno l'obiettivo. migliaia di presenze sul sito ufficiale, dove ogni concorso indetto per dare nuovi "plus" all'auto ha riscosso un enorme successo, uno spettacolo da notte mondiale per la presentazione ufficiale, ed infine una campagna pubblicitaria di lancio lunga 90 secondi, in tre versioni, da accapponare la pelle, in cui scorre il bello e il cattivo tempo degli ultimi 50 anni italiani e la 500 compare giusto per un paio di secondi, come un bambino appena nato, a ricordare che, da oggi, "la Fiat appartiene a tutti noi".
Della serie "purché se ne parli", i commenti in questo lungo arco di tempo, una gestazione, si sono sprecati, nel bene e nel male, tra chi crede nel risveglio di Fiat da questo letargo durato troppo e chi, invece, non concede chance ad un'azienda che rappresenta ancora il cuore della nostra economia.
Cosa aspettarsi dalla Nuova Fiat, dunque? Ma soprattutto, cosa concederle?
Tutti dovrebbero poter avere una seconda possibilità, specie se da questo dipende anche la faccia del Paese. In troppi sostengono ancora con forza ostinata quanto Fiat sia stata causa di grandi mali per l'Italia tutta, ma, se queste sono le premesse di quella che vuol essere una seconda vita, allora perché non buttarsi il passato alle spalle e vedere se, questa volta, possa funzionare?