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Outsoursing . Esternalizzare: subappalto o sub fornitura?

28/10/2007 15846 lettori
4 minuti

L’attenta considerazione voluta dare, durante un’assemblea condominiale, al novello amministratore, mi indusse a suggerire l’opportunità di riconsiderare la procedura del disbrigo delle pratiche per i lavori di restauro e manutenzione in ambito condominiale. Mi era parso opportuno proporre che si istaurasse, per ogni lavoro, la normativa di almeno tre richieste di offerta con un modello standard per quanto attiene le formalità ed il capitolato d’oneri, specificando lo scopo del lavoro di volta in volta dopo accurata analisi in sito. Dalla conseguente discussione è emersa, con una certa saccenteria, un’approssimativa sensibilità all’argomento.

 

I soliti hanno prodotto uno sterile dibattito tentando di disquisire su argomenti per un certo verso impegnativi: appalti, subappalti, insolvenze, deficienze ecc… andando a sfociare nella polemica sulla linea di comportamento di chi amministra - sia comune, sia condominio-. Per quanto mi attiene sono rientrato in un’apprensiva riservatezza che mi ha portato a riconsiderare l’atteggiamento provocatorio, caratterizzato da una certa esperienza nella “gestione d’impresa”.

 

A distanza di tempo e vista la mancanza di avvedutezza derivatane mi appresto a fare seguire alcune riflessioni sollecitate dall’approfondimento di alcuni termini attinente il significato e l’appropriato uso. L’impresa può essere definita come un sistema sociale tecnico aperto. Un sistema è un complesso di interdipendenze di parti rispetto ad un obbiettivo comune e quando si tratta di un sistema sociale tecnico le parti sono costituite da beni e persone: attrezzature, risorse umane, conoscenze e rapporti sociali.

 

Mi intriga il termine Outsoursing: «termine usato in economia per riferirsi genericamente alle pratiche adottate dalle imprese di esternalizzare alcune fasi del processo produttivo, cioè ricorrere ad altre imprese…». Nonostante il termine outsourcing comincia ad essere diffuso anche nel nostro paese, il suo significato non è univoco. Si indica nel caso speciale in cui chi esternalizza dipende totalmente dal sub fornitore per l’approvvigionamento, perché non è o non è più in grado di svolgere da solo l’attività oggetto di contrattazione. Essi distinguono quindi questo caso da quello più generale di subappalto o sub fornitura, in cui al contrario il subappaltante rimane in grado di svolgere con mezzi propri l’attività oggetto del contratto. Altri utilizzano il termine outsourcing per riferirsi a quelle situazioni in cui un'impresa instaura una relazione bilaterale con un'altra impresa per lo svolgimento di attività che richiedono sistemi e infrastrutture specifiche, e dunque infungibili: considerati nella sua specifica identità e quindi non sostituibili con altri similari. Negli anni passati le imprese hanno esternalizzato in un ambito nazionale le fasi ripetitive e replicabili della produzione.

 

Ormai circostanze di opportunità fanno sì che si possano intraprendere delle attività senza la stessa prudenza e consapevolezza: un amministratore di condominio affida un lavoro all’impresa con il prezzo più basso, magari con uno scopo del lavoro non dettagliatamente specificato. Un amministratore comunale pur definendo nei particolari un progetto lo assegna con le dovute procedure ad un’Impresa qualificata, ma non si preoccupa delle procedure che la stessa impresa applica nell’ulteriore scomposizione del progetto per l’acquisita consuetudine al subappalto.    

 

Un numero sempre più crescente di aziende si affida a provider di servizi esterni per l’esecuzione dei processi di business; questo processo è comunemente chiamato outsourcing. L’outsourcing si concretizza nello spostamento di segmenti produttivi, spesso nel campo dell’informatica (ma non solo), dall’impresa verso società terze: una parte delle attività proprie dell’impresa viene attribuita ad una o più società esterne a quest’ultima, col conclamato obiettivo di ridurre i costi e aumentare l’efficienza del settore di attività affidato in subappalto.

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.