Per la sicurezza sul lavoro: la prevenzione e la protezione è fondamentale.
Eppure il mio modesto contributo l’ebbi a dare: manco sollecitato da emergenze o da eventi catastrofici, quasi per «passatempo» mi accinsi, da pensionato nulla facente, a postare spunti di riflessioni su abitudini lavorative a mio tempo esperite. Con la predisposizione necessaria continuo ad apprestarmi nella ricerca, per un possibile apprendimento, di quei contenitori di conoscenza esplicita che man mano mi capitano. Nella consapevole partecipazione ne ripropongo qui di seguito i paragrafi più significativi, con la speranza che vengano ripresi, riveduti e divulgati con l’autorevolezza necessaria, onde precorrere l’efficace correttivo della sicurezza nel mondo del lavoro. Una buona audience fa sì che questo contributo non rimanga solo un’isolata espressione di partecipazione e di cordoglio.
Ogni qualvolta che si intraprende un nuovo progetto o a seguito di nuove disposizioni per mutare strategia, inizia la fase di studio con l’impegno di apprendere la concezione, conoscere il complesso di elementi ed assimilare i contenuti. Una propedeutica atta a fissare lo scopo, definire le discipline e formare i gruppi per svolgere le rispettive competenze. Una consuetudine contemplata nella buona pratica, disciplinata dai protocolli di qualità e regolamentata nei decreti legislativi in ambito di sicurezza sul lavoro per l’identificazione delle fonti di pericolo e la valutazione del rischio. In pratica un buon processo di creazione di conoscenza. In questo modo di procedere, insieme con altri attraverso la pratica del lavoro, ho potuto permeare la mia esperienza operativa.
Ora senza voler essere didascalici – nel qual caso non si avrebbe titolo – riporto alcuni concetti relativi alla creazione di conoscenza ripresi dalla rete. «Non esiste vera conoscenza già codificata e disponibile per essere passivamente appresa dagli individui. La conoscenza dipende dall’ambito in cui si produce. Per altro, se si accetta il fatto che debba essere creata, per definizione diventa dipendente da chi la crea e dal processo che a tale scopo è utilizzato». Da qui l’idea insistente che non si possa prescindere dal processo di creazione di conoscenza, per ogni attività o iniziativa che si va ad intraprendere. «Gli individui, i gruppi le organizzazioni, le città, sono tutti esempi di sistemi sociali, cioè sistemi viventi che hanno caratteristiche evolutive comuni. Essi mostrano un’innata tendenza a produrre nuova conoscenza (nuovi modelli di comportamento e di sviluppo) per co-evolvere insieme all’ambiente: in una parola, per sopravvivere». Sono organizzazioni che apprendono. «L’organizzazione che apprende preserva il mantenimento della propria continuità riflettendo continuamente sul (e nel) proprio contesto, in modo da poter fare affiorare un “circolo ermeneutico” una continua ridefinizione ed interpretazione dei significati delle proprie attività in relazione a tutti i livelli – da quello macro dell’ambiente di cui è parte, a quello meso dei sistemi in cui la società si organizza, e a quello micro in cui l’essere umano come singolo, insieme ad altri singoli, partecipa con le proprie azioni, cognitive e comportamentali, alla costruzione dei luoghi in cui abitare e vivere – coinvolgendo ogni componente nel miglioramento esistenziale cui ogni essere umano si appella, potendo attuare questo attraverso la pratica del lavoro».
Creare e condividere conoscenza
“La sicurezza se la conosci la applichi se non la conosci ti uccide”