Non ho dubbi è il liutaio!
«Che Dio l’abbi in gloria; ha finito di soffrire», nel trasalimento per l’improvvisa emozione, con mesto senso di partecipazione, ecco le parole proferite al telefono; e ancora: «sta dicendomi del tuo povero zio» mentre incrocia il mio sguardo, con acconcia mestizia mi estende un perentorio «rassegnati!» Ed io eccomi perplesso ed apprensivo, con la mente popolata dai fantasmi per possibili conseguenze dell’azione da intraprendere, intento a poter ghermire l’assicurazione contro di essi per il mio miglior agire. E poi affranto per la sventura, legato come fui al passato che non torna, inadattabile ed inerte innanzi al presente, mi agito titubante per tutte le ore che precedono le esequie.
Il portone della chiesa si chiude dietro di noi; poi il silenzio. Deposto il feretro, pur avvinti nel dolore lo sguardo spazia lungo i colonnati e verso le arcate, dove un connubio d'inserimenti barocchi nel gotico dell'architettura, si presenta proporzionato ed armonioso ad un tempo. L'organo che occupa le arcate terminali, si erge nella sua costruzione lignea delle casse e si compone di preziose balaustre, ritmate da figure d'angeli musicanti, che ne contengono la cantoria. Poi le luci si abbassano. Solo il tabernacolo e le canne dell'organo rimangono con un soffuso e tenue illuminamento. Un silenzio che senza fare rumore diventa musica.Un adagio con un crescendo divenire. Una musica subliminale si effonde, mentre in un lento ed intenso coinvolgimento ci par di levitare. Una soave sensazione, via via: mistica, ascetica, trascendente, fin'anco celestiale, ci colloca al disopra dell'esperienza quotidiana. Un sommesso scampanellare annuncia il prete che si approssima all’altare per dare inizio alla messa. Subito i riti che precedono la liturgia della parola, l’introito, il saluto, l’atto penitenziale; anche il coro segue la liturgia e quindi il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucarestia. La preghiera eucaristica, esprime ringraziamento del mondo e la redenzione operata da Cristo; rievoca il racconto dell’istituzione dell’Ultima Cena; prevede l’oblazione, cioè l’offerta del pane e del vino in riconoscente memoria di Cristo; in fine si conclude con l’epiclesi: invocazione dello Spirito Santo su pane, vino ed assemblea. Per quanto mi riguarda il momento è catartico: ci si libera da tensioni psicologiche attraverso la rievocazione degli eventi che le hanno causate.
Assorto nel momento liberatorio e adepto della liturgia, un suono stridulo acuto e penetrante mi distrae e subito si ripete, non colgo la provenienza, ma mi distoglie e ancora, meno lacerante forse più profondo; stacca per un attimo e poi riprende. Stavolta ha accentuato svolgimento ritmico; ha inflessioni musicali: è suono dolce, soave una musica che si diffonde ricca di melodia tanto da riuscire gradevole all’udito. Non ho dubbi è il liutaio! Si è quello strumento cordofono a plettro di tipo napoletano. È il Mandolino della mia infanzia che non avevo più sentito suonare con tanta armonia estremamente melodiosa. Da piccolo lasciavo la bottega con la musica in lontananza per raggiungere i miei compagni di gioco. Era siesta anche per me ragazzo di bottega. Ora da persona anziana e stante il fatto che occupo il posto nelle prime file, vorrei poter non ostentare il dolore ed aumentare la capacità di raccoglimento.