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Si superino le pigrizie

13/01/2008 8889 lettori
4 minuti

«Sicurezza: dovere assoluto. Diritto intoccabile» è uno dei messaggi della campagna sociale annuale messa a punto dalla Fondazione Pubblicità Progresso, che per il 2008 si è ispirata proprio ai continui richiami del Presidente Napolitano sul tema delle morti bianche. L’intento è quello di stimolare le coscienze attraverso un’azione di comunicazione coordinata ed efficace, affinché «si usi la testa per evitare la croce». Semplici e chiari slogan, le cui basi comunicative vogliono creare maggior consapevolezza ed abbattere storiche barriere culturali: fatalismo ed inerzia.

 

Una corretta visione della prevenzione può e deve indurre tutti gli attori verso quella organizzazione  di apprendimento che salvaguardi il mantenimento della propria continuità riflettendo assiduamente sul e nel proprio contesto, in modo da poter fare affiorare una continua ridefinizione ed interpretazione dei significati delle proprie attività in relazione a tutti i livelli: ambientale di cui sono parte, dei sistemi in cui si organizzano e quello in cui l’essere umano come singolo, insieme ad altri singoli, partecipa con le proprie azioni, cognitive e comportamentali.

 
                 Per altro verso, sull’argomento, coscientemente si interroga il leader della Cgil sul quotidiano la Repubblica «Qual è la nostra principale funzione se non quella di tutelare l'integrità, innanzitutto fisica, del lavoratore? C'è anche una nostra quota di responsabilità, accanto alla mancanza di controlli e alle colpe delle imprese che spesso non si curano della sicurezza in nome del profitto». E continua: «Si è fatto sì che a quarant'anni dal '68 si celebri marcusianamente "l'impresa a una dimensione: quella del mercato, della competizione senza regole, dei profitti e dei consumatori". Quella senza i produttori, appunto. "Da noi la radice popolare del lavoro si è smarrita nel processo di trasformazione politica» E ancora: «Non era così nemmeno nell'Ottocento! I nostri imprenditori sono quelli descritti dall'Economist: "leggendari" per la loro voracità di non pagare le tasse e tenersi i profitti. Sono gli stessi che ritardano i rinnovi contrattuali»
 

A seguire due curiosità, attinenti l’argomento, una delle quali risalente al 22 novembre 643. La prima associazione volontaria tra imprenditori avente scopo di prevenire gli infortuni sul lavoro nacque nel 1867 a Mulhouse, in Alsazia, e tal esempio fu poi seguito in altri paesi europei da molti industriali persuasi che l'imprenditore non fosse debitore verso i propri operai soltanto del salario, ma fosse responsabile anche della loro salute. In particolare in Italia la prevenzione, collegata ai rischi presenti nell'industria, si è sviluppata parallelamente allo sviluppo industriale italiano che è iniziato prevalentemente a Milano ed in Lombardia tra il 1890 ed il 1915. Essa vide come attori principali gli "industriali benpensanti" dell'epoca inseriti "nell'Associazione degli Industriali per Prevenire gli Infortuni sul Lavoro", fondata nel 1894 da Ernesto De Angeli, con lo scopo di assistere i singoli industriali nella prevenzione degli infortuni.

 

Il Muratori trovò dunque negli archivi, dove giaceva sepolto e dimenticato, l'Editto di re Rotari, del 22 novembre 643 («decimo Kalendas Decembres DCXLIII»), composto di 388 articoli e redatto in latino. Re Rotari, primo legislatore dei longobardi (che regnarono in Italia per più di duecento anni, dal 568 al 774) pubblicò l'Editto dopo aver consultato i nobili in un'assemblea di guerrieri che si tenne a Pavia, il 22 novembre 643. Leggiamo nella Storia dei Longobardi di Paolo Diacono (IV, 42), da cui attingeremo ancora in seguito: «Rotari fece raccogliere per iscritto le leggi dei longobardi, affidate soltanto alla tradizione e alla consuetudine, la raccolta fu chiamata “Editto”. Correvano allora settantasette anni dalla calata dei Longobardi in Italia, come Rotari stesso afferma nel prologo dell’Editto». L’Editto tratta dei crimini contro il re, lo Stato e le persone, del diritto di successione e di famiglia, della successione. Gli articoli n. 144 e 145 che trattano dei Maestri Comacini e dei loro «colleganti» stabiliscono le norme da seguire in caso di infortunio sul lavoro.

 

Le immagini riprodotte provengono dal codice membranaceo (cm 25 x 18) Ms. CLXXXVII del secolo VIII, conservato nell' Archivio e Biblioteca Capitolare di Vercelli. Si tratta di un codice molto importante per la sua datazione, anche se gravemente mutilo. Nella traduzione del Merzario, che ripropongo inalterata per quel linguaggio antico che ben si adatta alla vetustà del documento, l'articolo 144 dice: «Se il Maestro Comacino co' suoi colliganti avrà assunto di restaurare o fabbricare la casa di chicchessia, fissato il patto della mercede, e accadrà che qualcuno muoia per la caduta della stessa casa, o del materiale o di una pietra: non si ricerchi del padrone cui appartiene quella casa, se il Maestro Comacino co' suoi consorti non comporrà lo stesso omicidio o il danno; imperocché avendo per suo lucro assunto nella fabbrica la ferma della mercede, non immeritatamente sostenga il danno».

 
 L'articolo 145 recita: «Se qualcuno avrà chiamato o condotto uno o più Maestri Comacini a disegnare lavori o a prestare un aiuto giornaliero tra i suoi servi, per fabbricare un palazzo o una casa, e accadrà che, in causa della casa, qualche comacino abbia a morire, non si chieda da lui a chi appartenga la casa. Imperocché, se cadendo un albero o una pietra avrà ucciso una persona estranea o apportato un qualsiasi danno, non si attribuisca a colpa del Maestro, bensì colui che l'ha condotto, egli patisca il danno».
 

 

 

C'è poi una specie di appendice o supplemento all'Editto, del 28 febbraio 713 («Pridie kalendas Martias, anno DCCXIII») di re Liutprando, con il titolo Mémoratorio de Mercedes Comacinorum. Dieci articoli riguardano i Maestri Comacini: una serie di norme per regolare i rapporti tra i committenti e i Maestri Comacini; un tariffario tecnico relativo alla costruzione dei muri, delle volte, degli archi, degli stucchi e ai lavori di carpenteria. Sebbene gli articoli suddetti accennino soltanto alla costruzione di palazzi e case e non ci aiutino nell'identificazione delle loro opere, resta il fatto che i Maestri Comacini erano tanto noti all'epoca del regno longobardo, che due re, a grande distanza di tempo l'uno dall'altro, ritennero di dover regolare le loro prestazioni nel corpo legislativo. E non è improbabile, come sostiene il Merzario, che fossero già attivi prima della venuta dei Longobardi in Italia, sotto i Goti e sotto i Bizantini, o che fossero addirittura la derivazione di un antico collegio di arti e mestieri romano.



 (ASCA) - Roma, 11 gen

PIERA GATTA PAPAVASSILIOU ( I Magisteri Com’acini nella storia e per lo sviluppo del Lago di Como e della Valle diIntelvi)

 
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.