comunicAzione (n°17)
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Il logo di Radiobue, la radio degli universitari di Padova di cui parliamo in questo numero |
Ciao Gioia, benvenuta su Comunitazione, ci vuoi parlare un pò della tua attività? Di che si tratta?
Ci siamo avventurati nella produzione di un programma radiofonico per universitari giornaliero di informazione, cultura e intrattenimento.
Si chiama “lorabuca – universitari in radio” e vuole essere una boccata d’aria, una pausa che lo studente di Padova si prende a pranzo o nel intervallo tra una lezione e l’altra o durante la pennica pre-pomeridiana o mentre è in treno.
C’è ovviamente musica, scelta tra i generi meno passati dalle radio commerciali, e poi ci sono tutte le nostre chiacchiere. Utili, direi. Perché diamo aggiornamenti sugli eventi organizzati da tutte le realtà universitarie. Ricordiamo le scadenze + importanti, tipo il pagamento delle tasse. Scopriamo tutte le possibilità, concorsi, finanziamenti, agevolazioni, attività low cost per gli studenti di Padova. E infine segnaliamo cosa fare la sera di “culturale” a Padova, come uscire e dove andare in città. Padova non offre molto, ma noi ci danniamo per scoprire le cose più nuove e curiose.
Lorabuca è un mix di contenuti seri e leggeri, testimonianze dall’attualità universitaria e commento goliardico sulla condizione dell’universitario padovano.
Come è nata l'idea? Avete avuto dei supporti da parte dell'Università o di qualche altro soggetto istituzionale o economico?
Qualcosa avevo in mente da tempo. Pensavo a una rubrica televisiva fatta da studenti per gli studenti, tipo uno stage interfacoltà. Ci avrebbero dovuto lavorare letterati per i contenuti, ingegneri come tecnici del broadcasting, economi per il marketing e tutti gli altri per rubriche dedicate. Forse un’idea un po’ megalomane.
Poi ho fatto uno stage a Caterpillar, RaiRadio2, e mi sono innamorata di quel mezzo flessibile, sinuoso, intrigante, dinamico che è la radio. E ho pensato che ci voleva proprio una radio giovane, una radio di comunità per scuotere dallo studio i 63.000 studenti del nostro Ateneo. Un filo conduttore, la colonna sonora delle nostre giornate per riattizzare il senso di appartenenza all’Università
Le Istituzioni accademiche stesse vedono con favore questo esperimento e stanno cercando il modo per sostenerci. Anche perché sono ancora poche le realtà nazionali simili. Facoltadifrequenza di Siena ci ha messo 3 anni per raggiungere l’assetto attuale. Noi siamo già in ritardo.
Attualmente come si articola la vostra attività (quante persone, come è organizzata la divisione del lavoro etc...)? Sei soddisfatta di come vanno le cose?
Si siamo soddisfatti. Facciamo delle puntate veramente belle. Dense di contenuti e di musica meravigliosa. Niente da invidiare ad altri programmi, soprattutto delle emittenti locali. L’unico neo sono le strutture di RadioCooperativa, che gratuitamente ci ospita. Ecco sono molto antiquate. Ci piacerebbe poter usare il pc col mixer, ma per il momento è tutto analogico.
La forza del programma sono proprio le persone. Sono partita sola e ora siamo dieci redattori fissi e tante persone che gravitano attorno al programma. Tanti studenti di diverse facoltà, la Goliardia, gli studenti che aprono le loro Case al nostro inviato del Grande Fratello Andrea, i pendolari spesso incazzati, gli appassionati di Cinema con le loro rassegne, i professori, i rappresentanti degli studenti, i dj che sono fantastici, i cuochi delle Mense universitarie, il popolo degli spritz e tutte le associazioni universitarie. Abbiamo anche un sito www.radiobue.it e speriamo di trasmettere presto in webstreaming.
Quali le prospettive di sviluppo per il futuro?
Continuare anche il prossimo anno e far partecipare tutti gli studenti che vogliano fare radio. Come in uno stage riconosciuto in crediti. Lorabuca non è nostra, non è mia. E’ degli studenti che, aderendo alla linea editoriale, vogliano arricchire il format col loro contributo.
Quanto è stato utile ciò che hai studiato per il lavoro e/o quanto viceversa è stata importante l'esperienza pratica?
Fondamentale è stata l’esperienza a Caterpillar, ma ho visto che sotto una mia direzione iniziale anche ragazzi che non hanno mai fatto esperienze nella radiofonia sono stati in gamba.
Poi ci sono ovviamente ruoli diversi in una redazione: alcuni più organizzativi come il mio, altri più artistici come quello dei ragazzi che curano le rubriche.
Per concludere che consigli ti senti di dare a chi volesse intraprendere una simile esperienza?
Di non mollare mai, come mi suggeriscono i redattori della radio, e di creare un team di lavoro coeso che ti stostiene in ogni momento. Mentre la cosa che ho imparato dallo stage in Rai è che a) per fare radio bisogna avere qualcosa da dire, un’idea chiara in testa e b) bisogna sempre tenere a mente che non si è in radio per se stessi, ma per coinvolgere chi ti sta ascoltando.
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