Esiste un futuro per la tv?
C'è. Da un lato riguarda la qualità.
Fiorello è stata la dimostrazione lampante che i telespettatori esistono.
Dall'altro lato riguarda la frantumazione.
Ottimo a tal proposito il testo di Roldano de Persio che ne analizza bene le prospettive in un testo pubblicato su Comunitazione.it
Partendo da Fiorello e dal suo Viva radio due minuti, ci sono alcuni elementi importanti da analizzare: l'orario in cui viene trasmesso; la durata del programma. Due elementi importanti. Sull'orario... non c'è bisogno di parlarne. Della durata sì. Il programma di Fiorello mi chiede di star davanti alla tv per pochi, pochissimi minuti; San Remo melo richiede per ore e ore. E in più melo richiede per cinque giorni.
Ma gli elementi importanti del futuro della tv li rivela Pippo Baudo: la tv deve adeguarsi alla nuova società, alla nuova gestione del tempo personale; alla nuova varietà di mezzi.
La tv posso guardarla in streaming; posso guardarla in peer-to-peer; posso anche guardarla a spezzoni. Non ho visto tutte le puntate di zelig, ma con youtube mi diverto a riascoltare Gioele Dix e gli altri.
Le tv adesso devono dunque imparare a gestire questi nuovi media, a integrare le trasmissioni all'interno di questi nuovi spazi mediali e gestire gli utenti che vanno anche lì. Un esempio, proprio su San Remo: la rai avrebbe potuto creare un canale su youtube "sanremo", caricarci dentro le esibizioni della prima serata e farcele rivedere; nello stesso tempo avrebbe potuto dirci: ehi, vuoi vedere la sua esibizione dal vivo? beh, alle 22 e 35 questo artista è in diretta su Rai Uno; vuoi chiacchierare con lui o hai delle domande da fargli? lo trovi in chat alle 13, questa è la sua mail; il suo contatto skype ecc...
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E ci sono altre cose da poter fare. Se la tv imparasse non gareggiare con l'internet, ma ad integrarvisi, e ad analizzare come il pubblico dei media è cambiato nella scelta e nella usufruizione dello strumento allora la tv potrebbe risvegliarsi e risorgere alla grande.
La tv generalista ha una caratteristica unica, che per alcuni è anche il suo peggior difetto: quello di farti accomodare su un divano e trasportarti all'interno di un flusso; e volte è molto bello farsi guidare senza dover star lì a scegliere, cliccare, selezionare... è rilassante la tv generalista; il problema? la tv generalista è poco interessante.
Ho dato uno sguardo a San Remo quest'anno. Ho visto punti eccellenti di televisione. Anche punti molto bassi, ma ci stanno.
Ci sono stati duetti estremamenti interessanti: Ben Harper con Jovanotti.
Ora la Rai finalmente inizierà ad interrogarsi su come invertire la rotta intrapresa; ora, in ritardo di sei anni almeno. Meglio tardi che mai. Ovviamente anche Zelig, Striscia la notizia e tutti gli altri programmi televisivi dovranno interrogarsi, insieme agli autori, ai registi, ai conduttori.
Ma si può fare un'ottima televisione, di qualità e integrarla con le potenzialità della rete; riacquistare così nuovi inserzionisti, diversificarli maggiormente e tornare a godere delle tv di qualità.
Come si diceva tempo fa però (qui o qui, di Andrea Caldart): macano gli autori... mancano i giovani, che troppo spesso esagerano nella sperimentazione a discapito della "commerciabilità" dei prodotti televisivi; ma è indiscutibile: la tv ha bisogno di avvicinarsi alle nuove tecnologie: sms, mms, webcam, internet...
Ci sono grandi progetti in campo, grandi idee, ma tutte lasciate lì, nella penombra.
Quando gli verrà dato spazio? quando troveranno la forza necessaria se continuiamo a riprodurre "cecamente" schemi e format prodotti altrove? Xfactor ricorda molto il progetto delle lollipop; il grande fratello si ripete da 8 edizioni; i soliti ignoti o i "pacchi" del buon flavio insigna sono la stessa identica cosa di format proposti altrove.
Meraviglia ad alcuni che Maurizio Costanzo sia ancora in voga: ma il suo talk show è originale; o che Baudo continui ad esser il presentatore "numero uno": hanno sempre fatto social networking e hanno una rete di conoscenze interessantissime e.. non a caso sono due pigmalioni.
C'è bisogno di una ventata di freschezza... da quando guardo la tv ho sempre visto i soliti volti, le solite trasmissioni; adesso tornerà anche il mitico trio (Lopez, Solenghi e la mitica Marchesini).
Forse le ragioni andranno anche cercate in modo più profondo nelle ragioni per cui questo Paese continua ripetersi, uguale a se stesso da almeno 14 anni, o forse sarà colpa dei sessantottini, che non ci hanno consegnato un Paese governabile, gestibile ed economicamente pronto ad affrontare una nuova richiesta sociale.
Tra esperienze condivisibili, richieste di vibrare all'unisono, e di personalizzazione; tra individualismo e comunitarismo; tra l'esigenza di esistere, e il bisogno di avere; tra la forte tensione ad esser unici, e la richiesta di tribalismo la società della comunicazione richiede nuovi prodotti comunicazionali, nuovi prodotti anche televisivi, in grado di soddisfare i propri bisogni.
E se da più parti (ma sopratutto non in Italia) esiste una spinta verso la multicanalità , la televisione italiana non ha ancora imparato a gestire ogni singolo programma televisivo come un brand unico e irripetibile, sottovalutando questa enorme richiesta proveniente dal vero proprietario dei media: il ricevente dei messaggi, che oggi, vorrei azzardarmi a dire che sia il medium.