Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Sfida linguistica per copy ateologici

07/04/2008 13:00:00 9829 lettori
4 minuti

Il predominio della religione è tale che nel nostro linguaggio comune non abbiamo termini per definire chi vive e pensa al di fuori delle religioni. I termini in uso sono non credente, miscredente, infedele, ateo, agnostico, irreligioso, apostata e sono tutti al negativo, come se chi si è liberato dalle pastoie delle religioni e delle credenze per vivere nella serena e adulta laicità fosse qualcuno a cui manca qualcosa, o che si è messo al di fuori di un recinto privilegiato a suo rischio e pericolo.

E' come se si volesse definire un uomo come un non donna, un afemmineo, un inbestiale, o se il cane lo si chiamasse non gatto.

I termini positivi sono eretico, scettico, dubbio. Le loro origini sono nobili, perché airesis significa ricerca, quindi l'eretico è colui che ricerca, che diverge, che assume punti di vista diversi. Noi diremmo che è un creativo. Skeptikos è colui che riflette, che osserva, che considera. Il dubbio è la coscienza dei propri limiti, l'idea che possano esistere altri punti di vista e diverse soluzioni, il bivio, il quadrivio, aperture che richiedono scelte.

Tutte queste virtù portano a mettere in discussione fedi e credenze, ed a far crescere l'intelletto di chi non si accontenta, non dà le cose per scontate, si spinge oltre i confini del risaputo "ad acquistar virtute e conoscenza". Ma l'influenza linguistica della religione è tale che queste nobili parole siano diventate un po' sordide. L'eretico è colui che si pone al di fuori delle buone usanze e delle buone conosenze, lo scettico è un pessimista che non ha fiducia in nulla, il dubbio è troppo spesso usato in negativo: persona di dubbia moralità, cosa di dubbio gusto.

Lo stesso termine "laico" originariamente significa "non ecclesiastico", e solo dopo l'illuminismo si carica di significati positivi di libertà e indipendenza da dogmi e ideologie. Quindi è l'unico termine veramente al positivo, accanto al quale potremmo porre "liberale", depurandolo da inquinamenti partitici.

George Bataille ha coniato il termine "ateologia", ripreso da Michel Onfray nel suo "Trattato di Ateologia" che raccomando di leggere.

E allora la mia sfida ai copywriter liberi pensatori è: perché non ci inventiamo termini positivi che rovescino tutti i negativi irreligioso, ateo, non credente?