[mondo blog] Second Life e la società Y: due chiacchiere con Giovanni Boccia Artieri
Oggi incontriamo Giovanni Boccia Artieri, Presidente del CdL in Scienze della Comunicazione presso l'Università di Urbino “Carlo Bo”, nonché docente di sociologia dei new media e teoria della comunicazione e cultura dei media presso la stessa università.
Incontriamo il professor Boccia Artieri in uno dei tanti appuntamenti che lo vede protagonista. Stavolta siamo in SecondLife, in una chiacchierata: cosa ci fa un docente di comunicazione in SecondLife?
SecondLife rappresenta un luogo privilegiato di osservazione di una mutazione della nostra società: quella della vita online. Da una parte abbiamo i social network, come Facebook, MySpace, Badoo ma anche Flickr e YouTube, per non parlare di quella trama sempre più fitta che è rappresentata dalla blogosfera, che creano comunità allargate fondate su forme di reciprocità, declinate su informazione e intrattenimento, capaci di rielaborare capitale sociale, costruire trame relazionali a diversa “intensità”, rendere visibile e percepibile – ad esempio attraverso applicazioni – la produzione di un sistema di aspettative reciproche che rende tangibile la connettività contemporanea.
Dall’altra mondi come SecondLife, un universo tridimensionale immersivo esperibile grazie ad un avatar che ci si costruisce in pochi minuti nella sua versione base; un massive multiplayer online role playing che coinvolge 13 milioni e mezzo di residenti (molti usciti dopo un primo login e mai più rientrati), che nell’ultimo mese ha visto la presenza di 1 milione e 200 mila utenti. Numeri che sommati a quelli degli altri universi online raccontano di un fenomeno diffusivo che coinvolge masse di individui nel produrre i propri vissuti all’interno di metaversi sintetici. Il punto non è tanto chiedersi se e quanto durerà questo ingresso nella “seconda vita”, quanto siano “reali” questi mondi, ma piuttosto che tipo di mutazione socio antropologica l’abitare in questo modo la comunicazione produrrà.
Umanoidi rappresentati sullo schermo volteggiano sullo schermo. Alcuni ragazzi si radunano in questa Land, LucaniaLab; come si muove la società all'interno della "seconda vita" e quali sono i tratti caratteristici? e quelli distintivi rispetto alla realtà fuori dallo schermo?
Abbiamo due tendenze molto nette dentro SecondLife. Una orientata all’iperrealismo, con cura di Land ed avatar che attraverso texture raffinate simulano tridimensionalmente forme e caratteri della “prima vita”: dalle organizzazioni che aprono una loro filiale ad operazioni di promozione comunicativa che portano dentro SecondLife marchi e forme della real life, sino ad avatar particolarmente somiglianti ai loro possessori o con una cura per l’”alta definizione” dell’umano.
Dall’altra parte abbiamo invece chi sperimenta i linguaggi del mezzo in chiave post-rappresentazionista, non cercando di simulare ambienti e situazioni esistenti, per creare contesti performativi che entrano in “risonanza” con i vissuti degli avatar; così come abbiamo avatar che sperimentano la condizione post-umana progettando i propri corpi in chiave mutante.
Accanto a land come Parioli, proprie del primo tipo, troviamo oggi land italiane come Postutopia o LucaniaLab che sperimentano la mutazione.
Esiste poi ovviamente una dimensione relazionale e di socialità diffusa che preside spesso a meccanismi di costruzione societaria: i gruppi presenti, la proprietà delle land o le transazioni economiche in linden, stanno lì a ricordarcelo.
Ma non sarebbe meglio anziché distinguere tra un second life e un "prime life" e concentrarsi finalmente su una coevoluzione dei due sistemi in quella che è la vita delle società?
Sono d’accordo. Ovviamente la condizione di mediazione comunicativa della nostra vita è diventata una condizione stabile della nostra esistenza quotidiana e non un’eccezione.
Indipendentemente dal livello di consapevolezza circa il tipo di realtà che viviamo, sia essa quella “reale” oppure quella chiamata da alcuni “virtuale”, ogni realtà vissuta pregiudica allo stesso modo le dimensioni emozionali della nostra esistenza psichica, come dimostrano i più recenti studi sulla biologia cognitiva. In tal senso non c’è alcuna vita emozionale “virtuale”, ma solo uno stesso vissuto biocognitivo che viene “informato” e produce senso, che può dare vita a forme culturali e diffondersi.
Per questo motivo la realtà di SecondLife – e dei mondi online – va considerata seriamente: perché è capace di alimentare la nostra sfera biopsichica, perché è capace di diventare un fattore sistemico nella realizzazione culturale delle nostre vite, perché, come elemento della nostra cultura, diventa parte del nostro modo biologico di vivere, perché veniamo trasformati dal nostro modo di viverla in accordo con la capacità emotiva del nostro spazio psichico e perché siano capaci di generare attraverso di essa delle trasformazioni culturali.
Cosa succede ai legami sociali all'interno di Second Life?
SecondLife accentua la dimensione relazionale talvolta fino al parossismo. La “presenza” attraverso corpi/avatar, la confidenzialità costruita attraverso un moltiplicarsi di conversazioni in IM -più che in chat pubblica – crea un carico emozionale ad alta intensità. A questo aggiungiamo il grado di connessione socio-comunicativa che si crea nel condividere ambienti tridimensionali ed esperienze ludico-informative. Tale condizione fa sì che spesso si sia portati a vivere con forte intensità i legami e a “bruciarli” nel viverli, proprio perché le attese comunicative nei confronti dell’altro sono elevatissime.
Si tratta però di una condizione dovuta alla tutto sommato recente esperienza che abbiamo con questo tipo di vissuti tridimensionali. E saranno esperienze sempre più ad alta intensità sociale: secondo le stime degli analisti del Gartner Group entro il 2011 almeno l’80% degli utenti Internet userà uno dei mondi metaforici esistenti e entro il 2015 il 2% dei cittadini US avrà sposato nei mondi online persone che non mai ha incontrato, con ricadute sui diritti coniugali dal forte impatto sociale. Si tratta quindi di mondi “densi” dal punto di vista culturale e sempre più interrelati alle forme della nostra vita.
emm... ne approfitto: da più parti questa società viene definita come liquida, ma sopratutto egocentrica e vittima di una forma di autismo sociale. Personalmente invece vedo una co-evoluzione e una forte voglia di partecipazione che sempre più sposta la propria visione da una necessità di "esser in rete" a quella di "condividere uno spazio di comunicazione" e, per giunta urlare la richiesta di un passaggio dalla connessione di link virtuali, alla condivisione di spazio e tempo; un passaggio da quello che abilmente Vattimo e Maldonado tra gli altri, definiscono Live, per tornare all'hic et nunc che definisce lo spazio sociale "tradizionalmente" inteso. Secondo lei, come sarà la società Y?
Se per società Y intendiamo intendiamo la società a venire dalla Y generation, allora ci troveremo di fronte ad un mix tra individualismo e connessione sociale: essere in rete a partire dai propri interessi e bisogni, esplicitandoli e condividendoli con altri. I social network sono esemplificativi di questa dinamica: tu entri su MySpace con un tuo progetto e ti racconti ma lo fai per poi entrare in connessione con altri progetti ed altri racconti. Lo spazio della Rete oggi è un luogo del nostro abitare quotidiano, non un altrove o un altrimenti, e la generazione dei “nativi digitali”, con la capacità di vivere – direbbero i modernisti – nei due mondi, di metterli in relazione , di compatibilizzarli, presiede alla mutazione antroposociale.
È alta la loro propensione a quello che io chiamo Farsi media: da una parte la tendenza alla dissoluzione fra forme nette e distinte della produzione e del consumo mediale e dall'altra il supermento di una logica dicotomica che ha contrapposto i linguaggi di massa a quelli neo-mediali.
Posso chiederle di azzardare una previsione? Quale sarà l'evoluzone dello spazio di interazione e di comunicazione e di relazione tra le persone nel prossimo decennio?
Credo che l’evoluzione a venire sarà rappresentata da un intreccio ancor più crescente tra mobilità territoriale ed accesso alla Rete, attraverso meccanismi di social networking che renderanno la fruizione del territorio interlacciata a quella delle proprie relazioni sociali totali.
Grazie :)