Arte e sport: Nike. il gioco e la vittoria
La recente mostra, aperta al Colosseo di Roma sino al 7/01/2004, ovvero "Nike.
il gioco e la vittoria" innesca e in parte illustra alcune riflessioni sulla
figura dell’atleta greco e sulla pratica sportiva (e connesse abitudini
e/o curiosità) esercitata da questo popolo. La mostra raduna dipinti (anche
su vasi) e sculture, illustranti l’atletismo di questo popolo. Si avvicendano
in armoniosa promiscuità greco_romana: Discoboli, Dorifori, Diadumeni,
Nikai (vittorie), queste ultime forse considerate come emblema dello spirito agonistico
romano e greco, ovvero glorie (e consequenziale conseguimento di esse) eteree
e impalpabili nello svolazzamento dei loro indumenti. Il primo comandamento infatti
dell'atleta greco era sostanzialmente il raggiungimento della gloria per essere
il migliore e primeggiare e lo sport dunque era una competizione senza limiti
di apertura, dove davvero solo il più meritorio aveva la vittoria. Lo sport
in Grecia nasce nel 776 a.C. insieme ai Giochi Olimpici, che erano destinati a
passare attraverso un circuito (“periodos”) quadripolare che lambiva
quattro località della Grecia ognuna con proprie caratteristiche peculiari:
Olimpia, Elfi, Nemea, Corinto. Il vincitore del “quadripolo” era venerato
al pari di una divinità e premiato con “mere” corone vegetali.
I Giochi oltrepassavano la classe sociale dei loro protagonisti, eran quindi mistura
di ceti e figure e pedigree presenti e mancanti. L’unica concessione agli
aristocratici era forse il maggior spazio di coinvolgimento negli sport più
brutali come lotta, pugilato, o pancrazio. Per concludere una curiosità:
pare che il combustibile preferito dagli agonisti ellenici fosse sostanzialmente
costituito da beh fichi secchi. J