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Arte e sport: Nike. il gioco e la vittoria

06/08/2003 16053 lettori
5 minuti
La recente mostra, aperta al Colosseo di Roma sino al 7/01/2004, ovvero "Nike. il gioco e la vittoria" innesca e in parte illustra alcune riflessioni sulla figura dell’atleta greco e sulla pratica sportiva (e connesse abitudini e/o curiosità) esercitata da questo popolo. La mostra raduna dipinti (anche su vasi) e sculture, illustranti l’atletismo di questo popolo. Si avvicendano in armoniosa promiscuità greco_romana: Discoboli, Dorifori, Diadumeni, Nikai (vittorie), queste ultime forse considerate come emblema dello spirito agonistico romano e greco, ovvero glorie (e consequenziale conseguimento di esse) eteree e impalpabili nello svolazzamento dei loro indumenti. Il primo comandamento infatti dell'atleta greco era sostanzialmente il raggiungimento della gloria per essere il migliore e primeggiare e lo sport dunque era una competizione senza limiti di apertura, dove davvero solo il più meritorio aveva la vittoria. Lo sport in Grecia nasce nel 776 a.C. insieme ai Giochi Olimpici, che erano destinati a passare attraverso un circuito (“periodos”) quadripolare che lambiva quattro località della Grecia ognuna con proprie caratteristiche peculiari: Olimpia, Elfi, Nemea, Corinto. Il vincitore del “quadripolo” era venerato al pari di una divinità e premiato con “mere” corone vegetali. I Giochi oltrepassavano la classe sociale dei loro protagonisti, eran quindi mistura di ceti e figure e pedigree presenti e mancanti. L’unica concessione agli aristocratici era forse il maggior spazio di coinvolgimento negli sport più brutali come lotta, pugilato, o pancrazio. Per concludere una curiosità: pare che il combustibile preferito dagli agonisti ellenici fosse sostanzialmente costituito da beh fichi secchi. J