Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Global Warming, la parola del mese di Luglio

01/08/2008 8794 lettori
5 minuti
I combustibili fossili (carbone, gas naturale, petrolio e relativi derivati), risultato di trasformazioni della materia organica in varie forme di carbonio che si sono prodotte in milioni di anni, vanno rapidamente esaurendosi. Ma un mondo che si trovasse improvvisamente a mancare delle fonti energetiche fossili dovrebbe rinunciare agli spostamenti in auto e in treno, in nave e in aereo; non potrebbe più illuminare né riscaldare modernamente le proprie abitazioni (negli Stati Uniti il 50% circa dell’energia elettrica dipende dal carbone), nelle quali i comuni elettrodomestici smetterebbero di funzionare; non avrebbe più la possibilità di utilizzare macchinari nel lavoro industriale e agricolo; cesserebbe di comunicare e trasmettere informazioni a enormi distanze grazie alle nuove tecnologie. Tornerebbe, insomma, a condizioni premoderne.
Una preziosa occasione, agli occhi del giornalista e attivista politico inglese George Monbiot, per giocare intelligentemente d’anticipo. Se vogliamo combattere il riscaldamento globale in modo serio, sostiene nel suo recente Calore, lasciamo a casa l’automobile e sostituiamola con i mezzi pubblici o la bicicletta o andiamo a piedi; facciamo i nostri acquisti direttamente da casa, via Internet; isoliamo termicamente le nostre abitazioni trasformandole in ecologiche passivhouses; evitiamo di oltrepassare la soglia fissata da futuri, lungimiranti governi per il consumo energetico (gli eccessi ricadrebbero sulle nostre tasche); teniamoci alla larga dai supermercati e torniamo all’autoproduzione e all’autoconsumo della sana e ritirata vita di campagna di una volta. Il global warming potrebbe altrimenti segnare la nostra prossima fine: “se entro il 2030 i Paesi ricchi non taglieranno le emissioni di anidride carbonica del 90%, la temperatura salirà di 2 gradi. E 2 gradi è la classica goccia che fa traboccare il vaso: oltre, i principali ecosistemi iniziano a impazzire”. Al bando soprattutto gli spostamenti in volo, praticamente inutili e sempre più inquinanti per l’aumento del traffico aereo. Pensiamo soltanto, ha osservato Monbiot, che ciascuno dei passeggeri di un volo da Londra a New York produce mediamente una quantità di CO2 (1,2 tonnellate) equivalente all’energia che dovrebbe consumare in un anno se il suo Paese decidesse di ridurre del 90% le emissioni del micidiale biossido di carbonio.
Intanto amministratori lungimiranti tentano strade “creative” per risolvere il problema energetico. Incentivando lo sfruttamento dell’“energia grigia”, per esempio, quella necessaria per realizzare un qualunque manufatto: un edificio di cinque piani o una bottiglietta di Coca Cola. Se si rispolverasse il “vuoto a rendere”, si bandissero i sacchetti della spesa in plastica, si sostituissero materiali da costruzione a basso tasso di energia grigia (il legno) ad altri che ne richiedono molta di più (il cemento) potremmo cominciare a renderci la vita più facile. 

 

Massimo Arcangeli