Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Giovanni Veronesi: “Il mio Manuale d’amore”

05/08/2008 9893 lettori
4 minuti

Giovanni Veronesi fa le cose in grande: l’anno scorso è uscito il sequel di “Manuale d’amore” («Ma non chiamiamolo tale», specifica lui) e già si parla di altri tre episodi, per un totale di cinque pellicole che alla fine riassumeranno tutto quel che c’è da dire su un sentimento del quale tantissimi, tra poeti, cantanti e artisti vari, parlano ormai da secoli. Il progetto è ambizioso, anche perché si tratterebbe del primo esperimento mai effettuato in Italia. Comunitazione ha incontrato Veronesi.

Veronesi, lei nel 2007 ha realizzato il secondo volume di “Manuale d’amore”. Non teme di arrivare ad “annoiare” il pubblico, visto che la sua idea prevede la realizzazione finale di ben cinque capitoli?

«Il nostro è un progetto brioso a lunga scadenza. Mentre scrivevamo il primo capitolo, ci rendevamo conto che stavamo lasciando indietro molte cose ancora da dire sull’amore, e così abbiamo cominciato a pensare ad un ciclo di cinque film. Ma non saranno tutti uguali: non tutti, ad esempio, avranno 4 episodi al loro interno, com’è avvenuto finora; potrà anche capitare che gli episodi siano solo due. Lungo questi cinque film sviscereremo il tema dell’amore sotto diversi aspetti».
 
E se gli altri film andassero male?
«Va dato atto a De Laurentiis (produttore del film) di aver creduto molto in questo progetto, visto che ci ha coraggiosamente garantito la sua realizzazione completa indipendentemente dai risultati al botteghino; questa è una cosa bella, perché non è da tutti permettere agli artisti di fare progetti a lunga scadenza».
 
Parliamo del cast di “Manuale d’amore – Capitoli successivi”. Come ha fatto a radunare tanti galli nello stesso pollaio?

«E’ stato molto più semplice di quanto si possa credere. Quando uno è consapevole del proprio talento, rompe meno i coglioni. Aver lavorato con tanti artisti diversi non è stato per me un problema: nessuno ha fatto storie. Antonio Albanese e Sergio Rubini (che nel film interpretavano due omosessuali, ndr) si sono amalgamati molto bene, se si considera che non si erano mai visti e che non avevano mai lavorato insieme. E poi c’è stata la scommessa di Barbora Bobulova: lei ha sempre interpretato ruoli drammatici, mentre qui è un’ottima attrice comica. La ritengo la Meg Ryan dell’Est».

La scena “hard” del primo episodio con Monica Bellucci e Riccardo Scamarcio ha fatto molto parlare di sé, prima ancora dell’uscita del film.

«Mi sarebbe dispiaciuto se l’attenzione si fosse concentrata solo su quello, soprattutto perché molti avrebbero potuto rimanere delusi: non si tratta di una scena hard, ma di una scena “erotica”, e tutto ciò solo perché ad interpretarla sono due sex symbol. Diciamo che si tratta di una scena particolare, magari un po’ spinta per una commedia, perché di solito in questo tipo di film non si va oltre il bacio, mentre qui si vedono i due attori che fanno sesso su una carrozzella… Ma ripeto, non è affatto hard».

Si è parlato di una scena molto faticosa, durata 5 ore…

«Faticosa? Per me no di certo! (ride) Ci siamo molto divertiti a girarla, specie io! (ride) Ho dovuto anche spiegare alla Bellucci come doveva muoversi… Personalmente non avevo mai girato scene spinte, e devo dire che mi sono proprio arrapato! (ride) Ho mandato fuori tutta la troupe, tenendo con me solo coloro che erano davvero indispensabili, ed era buffo vedere che quelli che erano rimasti esclusi tentavano comunque di intrufolarsi sul set».

Il nostro sito si occupa di comunicazione: quale miglior mezzo di comunicazione se non il cinema! Cosa ne pensa Giovanni Veronesi?

«Il cinema è un grandissimo veicolo per comunicare agli altri il proprio punto di vista. Io ho capito che per guardare la realtà dovevo spostare l’ottica: era allora che riuscivo a vedere il mondo come volevo io. Ti racconto un aneddoto: una volta, con un mio amico, stavo guardando un film sulla guerra nel Ruanda, e con noi c’era anche suo fratello, portatore di handicap. Noi vedevamo questo film con scene forti, di azione, che mostravano gente che veniva uccisa, e suo fratello rideva. Finito il film, andiamo a mangiare. Viene chiesto a questo ragazzo dove vorrebbe andare in vacanza, e lui risponde: “In Ruanda!”. Puoi immaginare l’imbarazzo. Gli domandiamo perché vorrebbe andare in Ruanda, e lui fa: “Perché è un paese bellissimo, con una natura stupenda”. In pratica, non si era concentrato, come noi, su quello che il film faceva vedere, ma su quello che lui voleva vedere! Da quel giorno, mi sono detto: anche io voglio fare come questo ragazzo».
Massimo Giuliano
Massimo Giuliano

Ho collaborato con varie testate cartacee, tra cui Il Tempo e Intercity. La musica è il mio interesse principale: ho recensito cd e concerti per vari siti Internet (NotizieNazionali.net, L'isola che non c'era, Musicalnews.com) mentre oggi sono redattore di IlPescara.it, gruppo editoriale Citynews-Today. Mi sono occupato per anni anche di uffici stampa e comunicazione, collaborando inoltre da esterno con agenzie ed emittenti tv per realizzare servizi ad hoc.