SpotBuster cattura caffè Hag.
Ci ritroviamo all’inizio del 2009 con una nuova puntata di Spotbuster, la pubblicità catturata e giudicata. Come già sanno quelli che seguono questo spazio, Spotbuster punta il mirino sugli spot che per qualche motivo non passano inosservati nella giungla del mercato. Mi è capitato di dire in più occasioni a colleghi e amici che se mai avessi dovuto pubblicizzare una marca di caffè, l’avrei fatto concentrandomi sul prodotto, uscendo dalla solita gag appesa. Da un po’ di tempo, e non ha caso a firma dell’agenzia Ogilvy&Mather, che si fonda sulla filosofia della concretezza strategica, è on air lo spot del caffè Hag. Si tratta di due soggetti da 30”, in programmazione sulle principali emittenti televisive, nei quali entrano in scena due possibili consumatori, dai mestieri molto affascinanti, uno scrittore e una speaker radiofonica. Due lavori diversi che seguono però ritmi e orari talvolta inconsueti. Ecco allora che possono funzionare per testimoniare il piacere di bere un buon caffé a qualunque ora. Per esigenze di sintesi ne analizzeremo uno solo.
Lo spot dello scrittore si apre con l’inquadratura di una città all’alba, in sottofondo i primi rintocchi della campana e subito la voce del protagonista, un uomo di circa quarant’anni che scrive il suo libro al computer. “Ogni libro è come un viaggio, non sai mai quanto durerà. Io scrivo a qualsiasi ora…” Con queste parole l’uomo inizia a confidarsi, guardando direttamente verso l’obiettivo della macchina da presa. “Però c’è
un momento quando arriva la sera, in cui scrivere diventa un piacere.” Sul finire di questo pensiero, compare una tazzina di caffè fumante accanto al notebook. Lo scrittore la solleva e ne sorseggia il contenuto, quindi torna a confidarsi alla camera. Intanto il flashback prosegue, si vede il protagonista che si alza dal suo tavolo per andare in cucina a prepararsi un altro caffè. Primo piano sulla preparazione, rumore del filtro di metallo che si assesta nella macchinetta, cucchiaino di polvere di caffè e soffio
della moka sul fuoco. Infine il caffè fumante scivola dal beccuccio della caffettiera nella tazzina e poi il packshot con il super “Il piacere di un gran caffè ogni volta che vuoi.” Finale sul notebook, e idealmente sul libro, che si chiude, primo piano dell’uomo che sorseggia e dice soddisfatto: “Buono.”
L’ACCUSA
Lo spot non è divertente e non evoca l’allegria e il clima di festa che generalmente ci si aspetta da una marca di caffè. Non è neppure accompagnato da un jingle o da uno slogan che funzioni come tormentone per farsi ricordare.
LA DIFESA
Forse le ballate stile carnevale di Rio e le gag spensierate che hanno accompagnato in tutti questi anni le marche di caffè non sono più così efficaci. Nello spot il caffè viene venduto per quello che è, per la sua capacità di creare un intimo momento di piacere. Sono stati scelti come testimonial personaggi dei nostri tempi, che vivono i nuovi stili
contemporanei. Il prodotto è al centro della storia, nel suo ruolo attivo di compagno di vita in grado di regalare un’emozione piacevole quando se ne ha voglia.
LA SENTENZA
Le premesse credo che abbiano già annunciato a tutti una sentenza positiva.
Uno spot che si ricorda e che fa venir voglia di farsi un caffè. Per fare branding, all’azienda non mancheranno le occasioni e lo spot televisivo è stato utilizzato per stimolare il desiderio del prodotto. Assoluzione con formula piena e complimenti al Cliente e all’Agenzia di pubblicità.Per chiudere alcune informazioni di credito. La direzione creativa è di Roberto Greco e la regia del film è di Carlo Sigon per la casa di produzione Mercurio Cinematografica. Paola Napolitani è il copywriter e Bruno Banone
l’art director di questa bella campagna.
Ci risentiamo alla prossima cattura.