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Facebook: delizie e tormenti.

11/02/2009 21918 lettori
4 minuti

Appare chiaro che l’Italia di problemi ne ha tanti, affollata da situazioni fastidiose che ne affannano la felicità, sia economica che culturale: la disoccupazione, la mafia, l'ignoranza, il razzismo, la violenza sulle donne, un apparato statale corrotto e inefficace, ora il triste caso Englaro, e quant’altro. Un’esistenza lacerata dal pessimismo e dall’inquietudine che prende alla gola e confonde, la nostra, con cento domande e nessuna risposta. In questo periodo della vita, fitto di responsabilità, di bilanci esistenziali e di grandi incertezze, la quotidianità non è proprio come ce la saremmo immaginata, e spesso, in particolare per i giovani, diventa una sciarpa vecchia e troppo stretta che sa di fumo. Presto svelato il successo di questo social network di Mark Zuckerberg: la proposta di un’altra realtà più invitante, diversa da quella invasa dalla sindrome della noia che anima la civiltà urbana, che solo cliccando può scuotere di dosso quel colore grigio di tutti i giorni. Nella corte di Facebook tutti siamo ciò che vogliamo, importanti se tutti scrivono nella nostra bacheca, socievoli e up-to-date perché aderiamo ai gruppi più cool, e chi non è taggato è perduto. In questo momento ho 112 amici su Facebook, (perché migliaia ignorati e che cresceranno), sono stata rapita mediamente ogni tre ore, ho tirato e mi hanno tirato improbabili palle di neve (anche a luglio?), ho ricevuto bibite, baci, abbracci, folli lauree, test memorabili o sgradevoli, condiviso musica e innumerevoli gruppi, ho addirittura partecipato ad una guerra (di bande, già), e da oggi posso anche esprimere il mio apprezzamento. Al di là di queste chiacchiere, degli amici ne conosco più del 50 per cento: gli altri si sono sigillati successivamente in una sorta di “intimità virtuale”,perché trascinati dalla curiosità o dall’entusiasmo dilagante di veder apparire la scritta “una richiesta di amicizia”, (forse faremmo meglio a definirla “interazione”?!) o “una notifica” che soprende come miracolose scosse di adrenalina. Come per tutti i social network, oggi tuttavia restano vive anche per Facebook le perplessità e i sospetti legati al suo utilizzo, data la vastità di pericoli che avvolgono indissolubilmente la rete. Uomo avvisato, mezzo salvato? Personalmente, se avessi ragionato così, non mi sarei laureata in Scienze della Comunicazione, che racchiude il concetto stesso di Facebook, ovvero “comunicare” e accogliere un nuovo mass-media che permette di relazionarsi agli altri. Chi comunica è espansivo, non senza coscienza; non vuole rimanere nell’anonimato malsano dello studiolo di Leopardi, ma neanche essere riverniciato di elogi o morbosamente spiato da un occhio del Grande Fratello. Per lui Facebook è semplicemente un tool creativo e propositivo per la “gestione” spensierata degli eventi e degli amici, una sorta di “piazza digitale”, dove negoziare liberi pensieri, foto, impressioni passate. Come a dire, ognuno di voi ha il suo sentiero, anche se le nostre vite sono intrecciate insieme. A volte pare un’impresa distinguere il male dal bene, ma se non avessi conosciuto Facebook, del resto, non avrei neppure conosciuto Comunitàzione o intrapreso dei colloqui di lavoro, e soprattutto, grazie alla sua visibilità, conosciuto gente appassionante di tutt’altra città. Come dicevano gli antichi, “la verità sta nel mezzo”, quindi basta non abusarne. Il narcisismo, la solitudine, la disperata ricerca delle affinità elettive alla Goethe, la realtà perversa, anche sentimentalmente, che altera la verità, le lascio agli altri e scelgo un nuovo e fresco modo di comunicare. Mi dai nome e cognome che ti cerco su Facebook?

Federica Farinelli
Federica Farinelli

"Se nella tua vita non l'hai incontrata né conosciuta, ti sei davvero perso qualcosa."
1970, Richard Burton a Liz Taylor

La capacità di comunicare, la passione, la precisione e l'empatia: queste da sempre le frecce nel mio arco. 

Laureata in Comunicazione, appassionata di scrittura, social media e customer care.