Michael Jackson : L’essenziale è invisibile agli occhi.
Speciale, questo Re del pop. Talmente speciale che, di fronte al mistero creato addosso a sé, il mondo persevera nel tentativo di ricordarlo. Perfino io mi trovo in difficoltà nello scrivere qualcosa che non sia stato già detto dalla foga mediatica, ma forse alla fine di questo articolo capirete come ci sono riuscita. Mi sono andata lentamente sorprendendo di Michael Jackson dalle divertenti interviste con Oprah Winfrey, in particolare quando appare un filmato di lui da bambino. Un piccolo come tanti, al quale viene fatta però una domanda da grandi:“cosa senti quando canti?”e lui: “non posso cantare niente senza sentirlo veramente...”, lasciandomi a bocca aperta.Cosa vedete?Un bambino dolcissimo dai grandi occhi stanchi che avrebbe voluto semplicemente andare a dormire.Cosa non vedete? Un bambino prodigio sul palco da quando aveva 5 anni, forzato a esibirsi come una star,sfornendo dolcezze come With A Child's Heart, a suon di cinghiate fino a vomitare.Con la morte di MJ il mondo si risveglia stupito, accorgendosi che non ha solo perso un essere umano, un magnifico essere umano, eccelso cantante e ballerino, ma soprattutto un’energia. L’energia. Quella che rendeva anche la canzone più banale particolare, il suo modo di cantare appassionato, quella che ti costringe ancora oggi a saltare dalla sedia e ballare. La musica pop, la danza e anche la moda, saranno infatti territori sempre illuminati da quel miracoloso talento, definito King of Pop. Oprah Winfrey nell’intervista gli dirà però una cosa verissima:”Non voglio chiamarti Re del Pop perché mi sembra che ti limiti. Tu puoi essere molto di più”. Già, perché Michael Jackson non era solo un cantante, era soprattutto un comunicatore. Chi meglio di lui ha saputo comunicare al mondo intero, mettendo d’accordo tutti? Ha fatto con la musica quello che 25 anni dopo è riuscito ad Obama: da ogni parte del pianeta le sue immagini, le sue canzoni, le sue parole si diffondevano.E nei giorni successivi al funerale apparivano foto delle dive più cool come Rihanna o Kate Moss che indossavano capi ispirati al re del pop. Se questo non è il potere della comunicazione, cosa allora lo è? E’ stato l’evento mediatico del suo funerale a confermare quello che già era: un mito.Ma come comunicava? Aldilà degli indiscutibili talenti, il canto e il ballo, e della sua unicità, Michael era uno “tra” noi, che sapeva farsi amare con il suo sorriso e la sua semplicità. Poi qualcosa è successo nella sua mente e con il pubblico. Michael non può non diventare l’artista di una grande incomprensione di comunicazione. Cosa avete visto? Tutti abbiamo scosso il capo davanti alle sue poco rassicuranti operazioni di chirurgia e gli sbiancamenti violenti della pelle. Cosa non avete visto? Forse la vitiligine o un non accettarsi. Eppure una vita vivisezionata quotidianamente dai media da quando si hanno 5 anni, non dev’essere facile, specie se si è fragili come lui. MJ aveva infatti tanti problemi, ma il peggiore era indubbiamente quello di essere una persona infelice. Infelice nella sua sensibilità, nel suo perfezionismo, infelice nella sua solitudine di una Neverland piena sciacalli assetati di soldi e media assetati dello scoop. In fondo, “che c’è di diverso -diceva Michael- tra schiarirsi la pelle e andare al mare per abbronzarsi?” Il controllo, tuttavia, sarebbe sfuggito persino alla mente più equilibrata, se avesse passato gli ultimi 20 anni in aula a difendersi da accuse di pedofilia. Cosa avete visto? Un pervertito. Cosa non avete visto? Immaginatene la vergogna e la solitudine che deve aver vissuto dentro, quando tutto il mondo che prima lo adorava gli era contro. La sua innocenza di Peter Pan si trasforma subito in colpa perché condannata all’impotenza davanti ad avvocati che gli chiedono solo di sborsare soldi. Una comunicazione sbagliata, potremmo dire. Cosa non vogliamo vedere? Oggi, facciamo finta di non vedere con gli occhi bassi la piena assoluzione di MJ perché ci sentiamo tutti in colpa dall’averlo abbandonato e dimenticato.Ma forse una buona comunicazione non ci piace, perchè non fa lo stesso clamore di quando invece, per anni, lo abbiamo distrutto accusandolo di molestie sessuali, nonostante lui si dichiarasse innocente e nonostante nessuna prova sia mai emersa.“Mi spiace che le persone saltino a conclusioni sbagliate su di me, sarà sempre così?” si chiedeva Michael a 20 anni. Sì, Michael, sarebbe stato sempre così. Purtroppo l’essenziale a volte è invisibile agli occhi, ma grazie a te, da oggi, cercheremo di vedere col cuore.