Dal book crossing ai book bloc: la parola del mese
Dal book crossing ai book bloc, che hanno preso il posto dei “movimentini” dell’Onda anomala. Vantano un discreto numero di estimatori (oltre 1.500) su Facebook e sono un’invenzione lessicale dei Wu Ming, gli scrittori un tempo riuniti nel condividuo Luther Blisset.
L’espressione definisce gli studenti “antagonisti” che protestano imbracciando scudi di gommapiuma antipolizia con su riprodotti titoli di libri. Sfilano in difesa del diritto allo studio (“il futuro è nostro” e abbiamo già “cominciato a scriverlo”, dicono, perché “stanno uccidendo il pensiero”), ma lottano anche per i diritti dei migranti e dei più deboli. Farebbero senz’altro ricredere Jean-Jacques Rousseau, che nell’Emilio ha scritto: “Odio i libri; insegnano soltanto a parlare di quello che non si sa”. Oggi la cultura del libro, aureo prodotto di un civiltà in via di estinzione, può insegnare invece ad agire su (e contro) quello di cui si ha pienamente coscienza.