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Web tv in crescita con un occhio ai social network

16/05/2011 09:00:00 21457 lettori
4 minuti
«Non basta essere in Rete, occorre fare Rete. Ecco allora che per avere una micro web tv o web tv di successo non basta più imbastire il sitarello con tutti i ghirigori, recintarlo nel "giardino chiuso" del proprio dominio. E' necessario inserirlo in un ecosistema digitale social. Così la relazione si instaura grazie ai social media. Anche il business è contestuale alla presenza capillare su Facebook, Twitter, YouTube, Foursquare. Per fare questo occorre conoscere gli strumenti social. Sarò drastico, ma penso che se con la tua web tv non sei su Facebook, Twitter, YouTube, Foursquare... corri il rischio di non esistere». Sono le parole di Giampaolo Colletti, ideatore di Altratv.tv, nonché uno dei massimi esperti di web tv in Italia. Colletti ha ragione, anche perché oggi i social network sono diventati fondamentali non solo per consentire – eventualmente – di monetizzare, ma anche e soprattutto per tracciare una strada a livello identitario.
 
Il pericolo, come ricorda Colletti, è altrimenti quello di non esistere. D’altronde, una recente ricerca promossa proprio da Altratv.tv ha dimostrato che il tasso di crescita delle micro web tv italiane si è attestato nel 2010 al 52%: la quota dei canali è salita a 436 unità rispetto alle 286 del 2009. Dall’indagine emerge la piaga del digital divide: poco più della metà delle micro web tv intervistate dichiara di trovarsi in una zona del Paese totalmente coperta da banda larga (59%). Più volte, negli incontri pubblici che lo hanno visto protagonista, Colletti ha ricordato che il digital divide è un elemento da non sottovalutare, in quanto crea un autentico divario tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, a causa dell’interruzione – per alcuni di loro – del prezioso flusso delle informazioni.

Tornando alla ricerca, è in crescita la percentuale relativa alla presenza di canali tematici con proprie specificità (26%). In miglioramento anche il rapporto con la PA, con la quale la maggior parte ha un rapporto basato sulla collaborazione (34%). I finanziamenti pubblici (europei o PA) sono ancora pochi (2% e 9%), ma è in crescita il numero di micro web tv che intrattiene rapporti economici con realtà private (19%). A tale proposito, bisogna evidenziare che alcune di queste realtà scelgono la Rete come piattaforma di partenza per “penetrare” comunque nel tessuto televisivo: è il caso di web tv legate a cooperative di giornalisti, che realizzano servizi che vengono prima pubblicati su Internet e successivamente girati alle emittenti locali a mo’ di scambio merce.

La multicanalità appare il trend emergente del 2010, in cui è cresciuta la scelta dell’ibridazione di formati e piattaforme. Le micro web tv intervistate associano al canale web-visivo altri prodotti web-oriented, anche di tipo tradizionale: si tratta nella maggior parte dei casi (68%) di blog, ma consistenti sono anche le percentuali relative a webzine (21%) e web radio (12%). I contenuti trasmessi, d’altronde, vengono ancora confezionati utilizzando per lo più format noti al piccolo schermo. Scende, tuttavia, la percentuale relativa a tg e servizi giornalistici (16%), mentre crescono documentari e reportage (16% e 17%).  

Massimo Giuliano
Massimo Giuliano

Ho collaborato con varie testate cartacee, tra cui Il Tempo e Intercity. La musica è il mio interesse principale: ho recensito cd e concerti per vari siti Internet (NotizieNazionali.net, L'isola che non c'era, Musicalnews.com) mentre oggi sono redattore di IlPescara.it, gruppo editoriale Citynews-Today. Mi sono occupato per anni anche di uffici stampa e comunicazione, collaborando inoltre da esterno con agenzie ed emittenti tv per realizzare servizi ad hoc.