MADE IN ITALY-Qualità italiana: oltre 1.000 chef candidati
Più di 1.000 chef in tutto il mondo vogliono fregiarsi del marchio della vera cucina italiana. Ha raggiunto, infatti, quota 1.131, in un solo anno, il numero di ristoranti italiani in 41 paesi esteri che si sono candidati a ricevere il marchio di qualità "Ospitalità Italiana", lanciato lo scorso anno da Unioncamere con la collaborazione dei Ministeri degli Esteri, dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole, dei Beni culturali e del Turismo, con la collaborazione delle Camere di commercio italiane all'estero. Lo si legge in una nota nella quale si informa che otto di questi campioni del Made in Italy a tavola sono stati premiati a Bruxelles dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello e da quello della Camera di Commercio Belgo-italiana, Fabio Morvilli.
Una indagine effettuata da Unioncamere e Isnart su oltre 300 operatori della ristorazione italiana con sede all'estero (dall'America Latina all'Australia, dalla Cina al Nord America, alla Russia) tutti già insigniti del marchio di qualità "Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel mondo" mostra, però, che, nonostante i miglioramenti nei trasporti e nelle tecniche di conservazione, alcune materie prime italiane sono ancora difficili da reperire. Ad esempio, la Mozzarella di bufala è davvero difficile da reperire nel Mediterraneo al di fuori dell'Italia mentre peperoni, melanzane, pomodori e altri vegetali di qualità tipici della nostra cucina restano introvabili in Cina. Complicato, secondo gli intervistati, è anche trovare in Russia il pesce di qualità paragonabile alla 'nostra' mentre i funghi porcini sono davvero 'tabù' per i nordamericani e per gli australiani. Sono spesso, quindi, le difficoltà nel reperimento di alcune delle materie prime fondamentali che impediscono di assicurare un elevato tasso di "italianità" alle pietanze servite nei locali esteri che si rifanno alla cucina del Bel Paese.
Un tasso, nel complesso, davvero alto nel campione considerato da Unioncamere, come dimostrano non soltanto l'esplicita disponibilità a svolgere un ruolo di collegamento tra l'Italia e le comunità locali, contribuendo a far conoscere agli avventori dei loro locali le unicità del nostro Paese (sono disponibili a svolgere questo ruolo più del 90% degli intervistati), ma anche la frequenza con la quale vengono acquistati prodotti rigorosamente made in Italy e la scelta di non modificare le ricette originarie o di farlo in maniera esigua soprattutto per dare una impronta di originalità alle pietanze servite.
Gli 8 ristoranti italiani in Belgio premiati oggi hanno superato l'attenta valutazione di un apposito comitato, composto da esperti tecnici rappresentanti le principali istituzioni ed organizzazioni coinvolte. Per ottenerla, gli esercenti devono dimostrare di rispettare un dettagliato regolamento - definito dai soggetti promotori del progetto - e sottoporsi, successivamente, a periodici controlli diretti a verificare la sussistenza delle condizioni che hanno portato alla consegna del marchio. "Con questa iniziativa – ha sottolineato Ferruccio Dardanello – non ci limitiamo a premiare la qualità della ristorazione ma contribuiamo a tutelare la produzione agro-alimentare italiana. La grande attenzione che il progetto sta suscitando, dopo un solo anno dal suo avvio, ci conforta a proseguire sulla strada tracciata".