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Appunti sulla comunicazione polisensoriale

19/04/2004 37932 lettori
5 minuti

Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all’ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz’ora, pronunciò a fatica la parola “legno”.

( P. Süskind, Il profumo)

 

Parlando di olfatto, il riferimento letterario più scontato è senz’altro l’opera di Patrick Süskind “Il profumo”. Un passaggio di questo libro che ho trovato particolarmente interessante è quello in cui il protagonista Grenouille, un uomo dotato di un olfatto eccezionale, impara i nomi delle cose solo dopo averle annusate; non per niente, racconta l’autore, Grenouille aveva avuto qualche difficoltà a imparare i nomi degli oggetti astratti. Ecco, quello che mi ha colpito è proprio la relazione che lega il linguaggio umano e l’olfatto: Grenouille impara il nome di un oggetto, cioè compie un’operazione mentale, solo dopo averlo “sentito” col proprio corpo.

Questo passaggio, a mio avviso, esemplifica molto bene tutte quelle teorie sul fondamento corporeo del linguaggio (il dispositivo culturale che ci permette di accedere alla conoscenza) che svelano il profondo legame esistente tra corpo e mente.

 

Al giorno d’oggi, la lezione sull’importanza del coinvolgimento di tutti e cinque i sensi nella fase conoscitiva sembra l’abbiano imparata un po’ da tutti. Come ho già avuto modo di dire, “comunicazione polisensoriale” è diventato il nuovo mantra di moltissimi addetti al marketing, i quali, all’insegna della polisensorialità, hanno dato vita a molteplici iniziative immancabilmente di successo; successo dovuto in gran parte alla reale efficacia di queste iniziative, ma anche, mi sia permesso dirlo, alla curiosità che le novità sempre destano nel pubblico.

Nell’ultimo periodo hanno attirato la mia attenzione tre particolari iniziative che vedono i principi della comunicazione polisensoriale applicati a tre ambiti differenti: la storia, l’arte e il turismo.

 

La storia. A Viterbo è stata allestita una mostra dal titolo “Scavo nello scavo: gli etruschi non visti” che sperimenta un nuovo modo di fare comunicazione culturale. Per attenuare la consueta distanza tra lo spettatore e le opere esposte, queste ultime vengono presentate in sale dotate di supporti multimediali, che diffondono odori, musiche e luci “etruschi”.

 

L’arte. A Roma, la galleria d’arte Ta Matete propone un approccio polisensoriale al mondo dell’arte, che nelle intenzioni dei curatori è finalizzato all’educazione sentimentale dello spettatore. Le opere degli artisti del Ta Matete vengono presentate lungo un percorso suddiviso in 16 sezioni, ciascuna corrispondente ad un particolare sentimento e ad un’opera emblematica di un maestro del Novecento.

 

Il turismo. Quest’anno la città di Lille è una delle Capitali della Cultura Europea. Per il 2004 è previsto dunque un fitto programma di feste, spettacoli ed eventi, tra cui il Labirinto Olfattivo elaborato dal celebre profumiere Serge Lutens per la sua città natale. Si tratta di una cattedrale spiraliforme i cui muri sono alti 7 metri e che copre un’area di 150 metri quadrati, nella quale si possono sentire i 22 odori che Lutens ha elaborato ispirandosi alla sua infanzia (terra bagnata, pioggia, l’odore del ventre materno…).

 

Attraverso l’uso di strumenti polisensoriali, i curatori della mostra sugli etruschi e della galleria Ta Matete desiderano insomma creare un contesto di fruizione dell’opera differente da quello istituzionale (penso ad esempio ai muri dipinti di bianco per non disturbare la visione delle opere), un contesto più user friendly, nel quale il pubblico possa abbandonare, almeno in parte, le barriere psicologiche che solitamente frappone tra sé e l’opera, dovute al timore reverenziale che lo stesso allestimento contribuisce a far nascere.

Il Labirinto Olfattivo è invece un racconto, quello della propria infanzia, che Serge Lutens scrive non con le parole, ma con gli odori. Ancora una volta mi viene in mente il legame esistente tra linguaggio ed olfatto: gli odori, così come le parole, parlano; a differenza di quella verbale, però, la comunicazione olfattiva si caratterizza per la sua immediatezza e per la sua vaghezza.

 

Anche al di fuori degli ambiti più strettamente legati al mercato, la comunicazione polisensoriale trova la sua utilità in più di un caso. Ora, quanto desidero sostenere non è l’utilizzo indiscriminato di questa risorsa (la Nascita di Venere del Botticelli si vede volentieri anche se non si ode lo scroscio delle onde e non si sente la brezza sul viso!) ma l’utilità di una contestualizzazione che offra molteplici appigli allo spettatore, al fine di favorire una buona disposizione d’animo verso l’oggetto da promuovere.  

Gloria Pericoli

Riferimenti

Il sito della mostra “Scavo nello scavo: gli etruschi non visti”: http://scavonelloscavo-live.interactive1.hr/show.jsp?homepage=show

 

Il sito della galleria Ta Matete: http://www.tamatete.it/ita/index.jsp

 

Il sito di Lille 2004: http://www.lille2004.com
Gloria Pericoli
Gloria Pericoli

Per conoscermi visita il mio sito: www.glogloria.net