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Purtroppo si vivono tempi inesorabili.

07/06/2012 9615 lettori
4 minuti

 

 

«Si può restare insensibili di fronte al lento sfilacciamento di un partito che è stato, e resta, l`architrave dell`Italia moderata e liberale? Io non me la sento di girare lo sguardo dall'altro lato. Credo di potere rivendicare a pieno titolo il diritto di chiedere a Berlusconi e all`intera classe dirigente del Pdl un`operazione verità». Il presidente del Senato Renato Schifani, con quella che il quotidiano di Giuliano Ferrara definisce «una lettera-manifesto al Foglio» viene a chiedere una linea di responsabilità nazionale fondata su alleanze serie, ed esercitando una severa critica su errori strategici del recente passato mettendo in questione i governi Berlusconi e il Pdl.

Effetti sulla politica italiana si ebbero pure in altri momenti cruciali per il Paese. Un documento elaborato al termine di una settimana di studio tenutasi nel luglio de 1943 si dice abbia fortemente ispirato i politici democristiani impegnati nei due decenni successivi ad operare le riforme che, partendo dal superamento dell’autarchia e del protezionismo, prevedevano la liberalizzazione degli scambi con l'estero; ed avrebbe influito sulla politica abitativa (piano Fanfani-casa), sulla questione meridionale (istituzione della Cassa per il Mezzogiorno), sulla previsione di opere per le aree depresse del Centro-Nord, sulla riforma agraria, sulla costituzione e gestione di enti a partecipazione statale, sulle riforme della previdenza sociale, sulle infrastrutture (piano autostrade) e sulla nazionalizzazione delle fonti energetiche (come per l'elettricità, con la nascita dell'Enel). Concepito come «manifesto sociale dei cattolici italiani che servisse da inquadramento concettuale per gli sviluppi operativi dell'azione costruttiva della Dc e per un riferimento, stabile e super partes, nell'impatto politico con cui i cattolici si sarebbero venuti a confrontare».
 
Fu però in particolare il sistema delle cosiddette partecipazioni statali ad essere oggetto di successive critiche. Con la successiva traduzione in leggi di quel programma, si era infatti sviluppato un sistema di partecipazione dello stato all'economia brevemente indicato come sistema delle partecipazioni statali. Accostato a fenomeni correlati come l'assistenzialismo ed identificato dai detrattori come segnale di esecrabile statalismo[1], questo sistema fu sempre più pressantemente indicato come da smantellare in quanto asseritamente dannoso per l'economia nazionale. Una caratteristica molto discussa di quel sistema era stata, ad esempio, quella dei cosiddetti «oneri impropri», costituiti dai costi sostenuti dalle aziende pubbliche per iniziative non produttive di utili, finalizzate allo sviluppo di aree depresse, al sostegno dell'occupazione, al controllo pubblico di settori strategici per la sicurezza militare, politica ed economica del paese.Alcune di queste finalità (ad esempio quella della piena occupazione) erano espressamente perseguite con intenzionale ricorso alle possibilità offerte dal sistema delle partecipazioni statali, anzi definì queste ultime «lo strumento preferenziale per un intervento pubblico in economia»
 
L'avvicinamento diplomatico e politico fra stati del cosiddetto Occidentale ha portato tuttavia all'importazione anche in Italia di concetti di politica economica di provenienza esterna, fra quali ha riscosso crescente peso il principio delle cosiddette «privatizzazioni», antitetico al principio di una presenza dello stato nell'economia. La conseguente vendita sul mercato (principalmente borsistico) delle aziende del sistema delle partecipazioni statali ha avuto inizio, mediante successive operazioni, a partire dalla seconda metà degli anni settanta, in parte per ridurre la gravità del debito italiano (esploso negli anni ottanta), in parte per ottemperare ad azioni comunitarie di stimolo della concorrenza in ottica di dichiarato liberismo. Ad esempio, il patrimonio immobiliare dell'Eni fu ceduto alla banca straniera Goldman Sachs, molti dei cui dirigenti (fra i quali diversi italiani) sono nel tempo passati a rivestire cariche pubbliche.
 
Fonte
Wikipedia, l'enciclopedia libera.


[1]Sebbene Bobbio, abbia precisato che il Cristianesimo sociale rifuggiva anch'esso dallo statalismo, concetto di chiara marca socialista, da evitare per scongiurare «il pericolo di cadere nel livellamento collettivistico».
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.