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Paccata, la parola del mese di aprile

18/06/2012 17222 lettori
3 minuti

Dalla patonza di Silvio Berlusconi alla paccata di Elsa Fornero. Assenza di riferimenti sessuali a parte – il ministro parlò, era il 13 marzo, di «paccata di miliardi» –, ne risulta confermata l’immagine di una Seconda (Terza?) Repubblica interpretata e vissuta dalla politica nel segno di un’“espressività” quantomeno un po’ spinta. 

Ce ne sarebbero di storie sul saccheggiamento di gratuite volgarità da parte della politica, stazionanti molto più a destra che a sinistra; e lo stesso dicasi per i quotidiani “organici” ai due schieramenti. Affrontati a un Bersani che dà della “rompicoglioni” a Mariastella Gelmini (22 maggio 2010), con l’aria di chi ha perso una volta tanto la pazienza, per difendere la «figura eroica» di tutte quelle insegnanti «che nei grandi quartieri urbani, o nelle città degradate in tanti luoghi d’Italia, vanno a inseguire il disagio sociale, a tener fermo il bambino, a veder che non vada via, mentre la Gelmini gli rompe i coglioni», i toni risentiti e irriguardosi di Bossi e Berlusconi, conditi da continui strappi all’etichetta e ritualizzazioni, affermazioni inoppugnabili e toni al calor bianco, si sono imposti negli anni in modo schiacciante.

«La volgarità è da ogni parte intorno a noi, e ogni giorno, inevitabilmente, soffochiamo nell’imbecillità», ha scritto Thomas Bernhard. Non mi sento proprio di dargli torto.