Spending Review, la parola del mese di maggio
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Siamo sempre lì. Sul banco dei principali imputati siedono la pigrizia e lo snobismo esterofilo di chi, dell’inglese veicolare globale, biascica magari a malapena qualche parola. Si riempie la bocca di anglicismi pretenziosi o inutili, assunti per forza d’inerzia o perché – così crede – fa fino. Parlano sempre più inglese la pubblicità, i quotidiani e i periodici, la televisione (un po’ meno la radio) e, naturalmente, i nuovi media.
A completare il quadro ci pensano i politici, soprattutto quando, come nel caso del nostro attuale premier, sono presi in prestito dall’ambito economico-finanziario. La spending review è una semplice revisione della spesa (pubblica). Se la chiamiamo così non facciamo male a nessuno. Anzi.
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