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La killer application del prossimo futuro? Le persone

20/12/2012 9135 lettori
5 minuti

La tecnologia oggi è estremamente pervasiva, con una possibilità senza precedenti di accedere dovunque e in molti modi a dati, occasioni di contatto, strumenti di lavoro e di svago.
Questo processo evolutivo ha accelerato molto anche il classico effetto di hype legato a tutte quelle innovazioni che hanno un impatto sociale e sul modo di vivere e lavorare delle persone, rendendo ancora più pericoloso l’errore di seguire le mode tecnologiche, soprattutto per quanto riguarda le aziende.

A mio avviso infatti i risultati sono spesso deludenti in quanto si prende il tema da una prospettiva errata, non solo per la mancata riflessione sulla penetrazione nel target di determinati strumenti ma anche perché si trascura il fatto che le persone usano le tecnologie per appagare delle necessità, i famosi bisogni, di cui oggi si parla sempre meno nel marketing legato alle nuove tecnologie.

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Al centro della nuova rivoluzione tecnologica infatti ci sono più che mai le persone, che diventano padrone di tecnologie consumer simili se non superiori a quelli presenti nelle aziende, mentre ancora oggi nelle imprese e sui media si guarda solo ai singoli nuovi mezzi, per altro in modo piuttosto superficiale.

E partiamo proprio dagli strumenti più popolari, i social media, che come dovrebbe essere ovvio a tutti traggono valore dalla partecipazione degli utenti e che non servono a nulla senza i contenuti generati dagli iscritti.
Come si fa dunque a puntare su di un contenitore abilitante ma vuoto senza considerare il perché le persone che ci interessano dovrebbero essere lì e volere interagire con noi (senza comprare dei nomi un tanto al kilo)? Eppure è questo che si fa quotidianamente.

Un altro esempio lampante (e in rapido hype mediatico) è il cloud computing che, al di là delle esigenze di chi si occupa delle infrastrutture tecnologiche, diventa interessante per le persone nel momento in cui ne possono trarre un utilità ma che per esse è ( e deve restare) trasparente.
E il cloud poi sarebbe molto meno interessante senza un’altra rivoluzione trasparente per l’utilizzatore finale, quella degli smartphone e tablet.

Questo mi porta al cuore del discorso, che diventa più chiaro se rispondiamo a una semplice domanda: quanti oggetti sono stati di fatto cannibalizzati e integrati in telefono cellulare, come sveglie, orologi, calcolatrici e tutto quello che oggi viene assolto da una app? Un’enormità.

Ma chi ci dice che tra 5-10 anni gli smartphone non esisteranno più, cancellati da nuovi device?
E allora? Allora diventa cruciale capire cosa le persone vogliono (o potrebbero volere) e cosa fanno (o farebbero) con questi strumenti e dunque lavorare su questi concetti e non sul device o la tecnologia singola.
I successi della Apple nel mercato consumer nascono proprio da qui, mettere sul mercato, a prezzi alti per altro, nuovi strumenti che hanno fatto di tecnologie in parte esistenti qualcosa di più bello, di tendenza e di irrinunciabile.

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È anche il caso del Bring Your Own Device (BYOD), croce e delizia dei CTO/CIO moderni, dove l’attenzione si sposta dallo strumento da fornire al dipendente all’obiettivo di produttività, che può essere raggiunto in vari modi e con tecnologie che vengono in parte scelte dall’utilizzatore finale.
Lo stesso concetto sta poi alla base della creazione di strumenti collaborativi e di social media corporate, dove una struttura abilitante può poi far emergere dinamiche sociali non del tutto prevedibili che portino innovazione e miglioramento.

Ancora una volta però al centro di tutto ci sono le persone, perché gli strumenti di collaborazione oggi ci sono ma ciò che fa la differenza è la cultura della condivisione e l’utilità che il singolo trova nell’utilizzo di questi mezzi e di queste opportunità.

Le sfide dunque per le aziende rispetto alle nuove tecnologie e i nuovi paradigmi sono due:

A) Tema organizzativo interno, le competenze sono sempre più ibride e anche i processi interni devono adeguarsi sfruttando in modo intelligente le opportunità degli strumenti esistenti e futuri, partendo però dagli individui

B) Chi lavora con il cliente finale deve pensare alle persone e a ciò che viene da loro percepito come valore, per spostarsi da una tecnologia all’altra solo in base a ciò che meglio ci può rendere competitivi. Questo richiede delle persone con una profonda conoscenza degli strumenti ma anche dell’azienda nel suo complesso.

E su entrambi i fronti le nuove generazioni sono già dentro questo mondo, per cui non c’è poi tanto tempo residuo per muoversi.

Gianluigi Zarantonello via Internet Manager Blog

Gianluigi Zarantonello
Gianluigi Zarantonello

 

Gianluigi Zarantonello, laureato in Scienze della Comunicazione (indirizzo Comunicazione Istituzionale e d'Impresa),

-Nato a Valdagno(VI), ora vivo tra Milano e Padova.

 

 

Formazione

  • 2004: Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione a Padova con 110 e lode, indirizzo comunicazione istituzionale e d'impresa.

    La tesi di laurea aveva come titolo "La valorizzazione del territorio come strategia competitiva nel mercato globale del lusso. I casi Artigiana Sartoria Veneta, Salviati e Cipriani Industria" (consulta la tesi su Tesionline).

Esperienze professionali

  • Da novembre 2016 ad oggi sono Global Digital Solutions Director presso Valentino e sono a capo a livello global della direzione che si occupa dei progetti di innovazione e di digital transformation, lavorando trasversalmente in cooperazione con i team IT, HR, Marketing e le line of business in genere.
  • Da dicembre 2014 a ottobre 2016 sono Responsabile del coordinamento web e digital technology (quello che viene definito oltreoceano Chief Digital Officer) presso OVS Spa e seguo lo sviluppo, la governance e tutte le attività a cavallo tra il business e l'IT per garantire la digitalizzazione dei brand OVS, Coin, Coincasa, Upim, Excelsior Milano, Iana, Eat's, Blukids, Shaka Innovative Beauty.
  • Da Marzo 2012 a Dicembre 2014 sono Digital Marketing Manager presso Gruppo Coin Spa e seguo attività di webmarketing e digital marketing istituzionali e di quelle per i brand del Gruppo: Ovs, Coin, Upim, Excelsior Milano, Iana. Definisco la strategia e le attività  sul digitale in cooperazione con il marketing e l'IT e rispondendo al direttore generale.
  • Da Settembre 2006 - Marzo 2012 lavoro come dipendente con funzione di Web Marketing Manager presso la Coin Spa e, all'interno della Direzione Marketing, seguo i progetti su Internet ed i nuovi media dell'azienda (compresi i brand Upim e Excelsior Milano).
  • Da Novembre 2005 a Settembre 2006 ho svolto un'attività in proprio di consulenza e di supporto nelle funzioni marketing, comunicazione e commerciale per diverse aziende di vari settori.
  • Da Settembre 2004 al 1 novembre 2005 ho ricoperto l'incarico di Responsabile Marketing di AGE (Agenzia Giornalistica Europa) dopo essere stato referente commerciale per il Triveneto.
  • Da Luglio 2003 a Dicembre 2004 ho ricoperto il ruolo di Responsabile del progetto per www.connecting-managers.com dopo essere stato Community Manager e Responsabile della Redazione.
  • Da Ottobre 2002 a Settembre 2004 ho ricoperto il ruolo di Senior Web Content Manager di www.comunitazione.it 

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Viviamo in un mondo in cui la differenza fra fisico e digitale ha perso di significato. Lavoro ogni giorno per essere pronto alle sfide della digital and business transformation e mi piace scriverne qui, sul mio blog e sul mio canale Telegram.

Per le mie altre esperienze si veda il sito personale alla voce curriculum.