Giocando con i colori.
Una pedagogia estetica che renda completo l'uomo come armonica sintesi di sensibile e sovrasensibile basata sul «libero gioco» delle facoltà umane. Il gioco è un'attività ineliminabile nella natura umana che non persegue alcun fine esterno a se stessa, né esso è ispirato da un preciso scopo razionale, ma è un atto, dove sensibilità e razionalità convivono nell'azione ludica rendendo l'uomo libero. In quest’armonia di forma e materia si realizza la bellezza e l'essenza umana per cui «l'uomo è completamente uomo solo quando gioca».
Giocare con i colori: l’idea di creare. L’idea di valorizzare tutte le forme di creatività associate al colore, trovarle e sfruttarle per fare in modo che diventino una fonte d’ispirazione per tutti. Mostrare come il colore possa ispirare e suscitare emozioni. Mirare a ciò che si possa fare al meglio: ascoltare, arrivare al cuore del problema e sviluppare soluzioni efficaci che sorprendano ed eccitino in egual misura. La pittura, nel nostro caso, è ritenuta «l’attività di un artista che dipinge soggettivamente su una determinata superficie. Per molti artisti, la pittura è essa stessa il soggetto dell’attività del pittore»; riporto da «Prelibatezze dal mondo dell'arte a cura di Sergio Mandelli dedicata a Paolo Iacchetti». Da questa succinta sintesi, quale canovaccio d’approfondimento nella lettura interpretativa della mostra di - Antonio Caiafa «Giocando con i colori» allestita, dal 15 giugno al 7 luglio 2013, nei saloni di Villa Bernasconi a Cernobbio - ci s’intende muovere per scrutarne concetto, materia e vocazione.
Applicazione metodica quotidiana al lavoro ne fa innanzi tutto uno scrupoloso cesellatore per l’ottenimento del perfetto restauro. Disciplinato, industrioso e selezionatore accurato dei materiali, mira e completa la caratterizzazione operativa, del Caiafa, per il conseguimento dei propri obiettivi. Influenzato a sua volta dalla manipolazione costruttiva di eccelse manifatture: quali arredi, quadri e suppellettili di antico o antichissimo pregio, riverberano assimilando una certa suggestione, se non addirittura la derivante seduzione. Sommesse e al tempo stesso risonanti le descrizioni che Totò Caiafa è solito fare al rientro di ogni sopralluogo o svolgimento di attività lavorative presso quelle abitazioni così dette «patrizie». Appariscente stima e ammirazione accolte, quali «proprietà» da divulgare con la sobrietà che lo distingue, lo portano a voler perseguire e dare riscontri tangibili.
«Nel suo significato più sublime, l'arte è l'espressione estetica dell'interiorità umana. Rispecchia le opinioni dell'artista nell'ambito sociale, morale, culturale, etico o religioso del suo periodo storico. Alcuni filosofi e studiosi di semantica, invece, sostengono che esista un linguaggio oggettivo che, a prescindere dalle epoche e dagli stili, dovrebbe essere codificato per essere compreso da tutti, tuttavia gli sforzi per dimostrare quest’affermazione sono stati finora infruttuosi». Non sono in condizioni di poter sostenere quanto l’assunto teste riportato, preso da Wikipedia, abbi potuto indurre Antonio Caiafa a intraprendere l’attività pittorica. Una cosa posso presumere: il «Nostro» ha ormai prodotto materiale espressivo, per sensibilità ed esperienza, certamente tangibile e concreto. L’esposizione che ne consegue induce a riflessioni sensazionali che possono annoverare l’artista Antonio Caiafa tra coloro i quali nel contesto dell'arte contemporanea danno la definizione di arte concettuale per definire il suo obiettivo di un'arte fondata sul pensiero e non più su un ormai frainteso ed equivoco piacere estetico.