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Giocando con i colori.

14/06/2013 7387 lettori
5 minuti

Una pedagogia estetica che renda completo l'uomo come armonica sintesi di sensibile e sovrasensibile basata sul «libero gioco» delle facoltà umane. Il gioco è un'attività ineliminabile nella natura umana che non persegue alcun fine esterno a se stessa, né esso è ispirato da un preciso scopo razionale, ma è un atto, dove sensibilità e razionalità convivono nell'azione ludica rendendo l'uomo libero. In quest’armonia di forma e materia si realizza la bellezza e l'essenza umana per cui «l'uomo è completamente uomo solo quando gioca».

Giocare con i colori: l’idea di creare. L’idea di valorizzare tutte le forme di creatività associate al colore, trovarle e sfruttarle per fare in modo che diventino una fonte d’ispirazione per tutti. Mostrare come il colore possa ispirare e suscitare emozioni. Mirare a ciò che si possa fare al meglio: ascoltare, arrivare al cuore del problema e sviluppare soluzioni efficaci che sorprendano ed eccitino in egual misura. La pittura, nel nostro caso, è ritenuta «l’attività di un artista che dipinge soggettivamente su una determinata superficie. Per molti artisti, la pittura è essa stessa il soggetto dell’attività del pittore»; riporto da «Prelibatezze dal mondo dell'arte a cura di Sergio Mandelli dedicata a Paolo Iacchetti». Da questa succinta sintesi, quale canovaccio d’approfondimento nella lettura interpretativa della mostra di - Antonio Caiafa «Giocando con i colori» allestita, dal 15 giugno al 7 luglio 2013, nei saloni di Villa Bernasconi a Cernobbio - ci s’intende muovere per scrutarne concetto, materia e vocazione.

Applicazione metodica quotidiana al lavoro ne fa innanzi tutto uno scrupoloso cesellatore per l’ottenimento del perfetto restauro. Disciplinato, industrioso e selezionatore accurato dei materiali, mira e completa la caratterizzazione operativa, del Caiafa, per il conseguimento dei propri obiettivi. Influenzato a sua volta dalla manipolazione costruttiva di eccelse manifatture: quali arredi, quadri e suppellettili di antico o antichissimo pregio, riverberano assimilando una certa suggestione, se non addirittura la derivante seduzione.  Sommesse e al tempo stesso risonanti le descrizioni che Totò Caiafa è solito fare al rientro di ogni sopralluogo o svolgimento di attività lavorative presso quelle abitazioni così dette «patrizie». Appariscente stima e ammirazione accolte, quali «proprietà» da divulgare con la sobrietà che lo distingue, lo portano a voler perseguire e dare riscontri tangibili.

«Nel suo significato più sublime, l'arte è l'espressione estetica dell'interiorità umana. Rispecchia le opinioni dell'artista nell'ambito sociale, morale, culturale, etico o religioso del suo periodo storico. Alcuni filosofi e studiosi di semantica, invece, sostengono che esista un linguaggio oggettivo che, a prescindere dalle epoche e dagli stili, dovrebbe essere codificato per essere compreso da tutti, tuttavia gli sforzi per dimostrare quest’affermazione sono stati finora infruttuosi». Non sono in condizioni di poter sostenere quanto l’assunto teste riportato, preso da Wikipedia, abbi potuto indurre Antonio Caiafa a intraprendere l’attività pittorica. Una cosa posso presumere: il «Nostro» ha ormai prodotto materiale espressivo, per sensibilità ed esperienza, certamente tangibile e concreto. L’esposizione che ne consegue induce a riflessioni sensazionali che possono annoverare l’artista Antonio Caiafa tra coloro i quali nel contesto dell'arte contemporanea danno la definizione di arte concettuale per definire il suo obiettivo di un'arte fondata sul pensiero e non più su un ormai frainteso ed equivoco piacere estetico.

 

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.