Chiude la grande mostra di Villa Olmo.
Si è chiusa la mostra «La Città Nuova oltre Sant’Elia», passata in rassegna quale grande mostra di Villa Olmo: «cento anni di visioni urbane» promossa dal Comune di Como in discontinuità con il passato. Lo scenario dell'omaggio a Sant'Elia usato come «trampolino di lancio» per la conoscenza del futurista lariano sul mercato delle mostre nazionali radicandolo nella cultura lariana: è stata, in verità, un’intuizione di costanza culturale. Evidentemente è un punto di vista prettamente personale e per certi versi arbitrario rispetto ai deputati dispensatori di cultura.
La mostra di Villa Olmo «La città nuova. Oltre Sant’Elia», ha ospitato Vittorio Gregotti - uno dei più autorevoli protagonisti della cultura architettonica italiana - che ha discusso con il curatore dell’esposizione Marco De Michelis delle utopie urbanistiche del ’900 e delle prospettive scaturite da questa rassegna. Gregotti sulla mostra dedicata a Sant'Elia e all'idea di città ha detto: « è interessante perché propone una tesi. È tendenziosa, ha una tesi abbastanza precisa, anche se non molto confortante nel finale, perché pone un problema invece di dare la soddisfazione estetica».
Chiude la grande mostra di Villa Olmo «La città nuova. Oltre Sant’Elia», la prima esposizione della giunta guidata dalla nuova amministrazione comunale, aperta lo scorso 24 marzo. Si puntava a cinquantamila presenze, chiuderà forse a diciassettemila. Risultato molto inferiore rispetto alle attese. «Nonostante i numeri sono molto soddisfatto perché si tratta di una proposta valida che è stata apprezzata da chi è venuto a Villa Olmo - dichiara però l’assessore alla Cultura, Luigi Cavadini - L’esposizione dedicata a Sant’Elia è stata la prima di un progetto concepito in tre tappe che dovrebbe svilupparsi nel prossimo triennio. Nelle ultime ore ha visitato l’esposizione il professor Giulio Giorello che, lasciando Villa Olmo, mi ha detto di tenerlo aggiornato sulla mostra del prossimo anno».
L’estenuante ricerca di un buon risultato - svolta con una metodologia empirica che vuole spiegare grandezze il cui valore e le cui relazioni non può essere valutate altrimenti che con l’esperienza - stenta a soddisfare: non sarà l’alternanza degli incarichi a demotivarci. Il saper essere si connette al tema dell’identità professionale e del ruolo: è importante recuperare il senso della propria identità, una volta lasciata la professione e smesso ogni ruolo. Alla preoccupazione di come mettersi in relazione con gli altri, di cosa possa succedere nei momenti rilevanti per nuovi fatti sopravvenuti, subentra l’esperienza del doppio ascolto: l‘ascolto dell’altro l’ascolto di sé. Convinti di queste buone pratiche, in permanente sollecitazione, seguitiamo sul «tema della condivisione intrecciato ai temi delle problematiche economiche e sociali». In ogni occasione ci si preoccupa dell’attinenza dopo di che isoliamo e proponiamo concetti e convincimenti pertinenti. Per finire alcune astrazioni desunte da «La città nuova».
«La stagione creativa della Città Nuova, che sarebbe quindi nata per germinazione spontanea, per improvvisa folgorazione. Un metodo che conduce, a prescindere da qualunque altra considerazione di merito, ad un’esplicazione più completa del progetto di Sant’Elia su un agglomerato urbano in sé omogeneo, anche se costituito in modo parcellare, sorretto da un’articolazione comunicativa che ne costituisce il motivo ispiratore, il perno sul quale ruota la gran macchina della megalopoli: la rete distributiva dell’elettricità, che fa muovere i trasporti su rotaia e gli ascensori esterni delle case. L’elettricità è il cuore pulsante dell’organismo urbano, che questa ricerca esplorativa penetra, rovesciandone le cavità nascoste. Possiamo ancora oggi ritrovare quella tradizione di pensiero radicata nell’idea di un’urbanistica visionaria con la città futura come protagonista. Il punto di partenza di queste sperimentazioni è una riflessione acuta sui prototipi moderni, sulle loro formulazioni più assolute, risalenti a quegli eroici anni venti durante i quali la nuova architettura aveva dato una forma al mondo che sembrava realizzarsi, alle città e al territorio».
Foto: sculture di Nicola Salvatore