Un uomo positivamente buono”, un Cristo del XXI secolo.
«Siamo un popolo di frenetici e informatissimi idioti, non intendete questo termine come insulto, ma sta a significare uno che gira su stesso e non è convinto del fatto che si possa raggiungere una qualità di vita migliore per tutti solo se prevale il noi sull’io». È un’espressione di Sua Eccellenza reverendissima il vescovo Coletti, quale relatore d’eccezione, mercoledì 27marzo u.s. a Palazzo Cernezzi all’incontro organizzato sul tema della crisi sociale a Como. Prosegue il vescovo, mentre cerca di far capire dove poter trovare il rimedio. «credo che un uomo pensante debba andare più alle radici perché è là che si troverà il rimedio. Le radici possono essere tante e nascono dal degrado umanitario che è evidente oggi». Una considerazione ferrea che fa riflettere: anche se frenetici ma informati. Manchiamo di una guida che ci indirizzi che si identifichi in un personaggio realmente superiore.
Un uomo positivamente buono”, un Cristo del XIX secolo.
In una lettera del 1867 indirizzata allo scrittore Apollon Nikolaevic Majkov, Dostoevskij descrisse il nucleo poetico del romanzo cui stava lavorando: «Da qualche tempo mi tormentava un’idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un’idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è veramente seducente e la amo. Quest’idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, nel presente soprattutto». È importante porre l’accento come l'aggettivo buono usato nella lettera fosse nell'originale russo prekrasnyi, che indica lo splendore della bellezza. Il protagonista del secondo grande romanzo di Dostoevskij, "L'idiota", pubblicato nel 1869, è il principe Myskin, ultimo erede di una grande famiglia decaduta. Il personaggio è una creatura spiritualmente superiore, in cui la generosità d'animo e la candida fede nel prossimo si accompagnano ad una totale inesperienza di vita e ad una sorta di paralisi della volontà.