DiCinema: la nuova Hollywood
Se alla parola comico dovessero dare un nome, di certo non esiterebbero in molti ad identificare la mimica ed il talento in uno dei volti più malleabili della commedia brillante americana, in quell’uragano senza inibizioni conosciuto come Robin Williams, classe ’51 in quel di John Belushi, grande amico e compagno di quella sorte che ha portato l’attore dei Blues Brothers a morire per propria mano per overdose, insieme sino a pochi istanti prima dell’insano gesto in compagnia di Robert De Niro e Jack Nicholson. Di famiglia benestante, il padre dirigente della Ford Motors e la madre modella di origini francesi, il giovane Williams si mette in luce sin da giovanissimo per l’innato talento della recitazione che lo porta ad abbandonare gli studi in scienze politiche per abbracciare la famosa Juilliard School di New York, indirizzo recitazione drammatica. Di spiccato senso mimico, la fortuna dell’attore arriva con la partecipazione al serial Happy Days, nei panni dell’alieno Mork, spopolando per quel tormentone Na-no, Na-no nel celebre saluto di uno degli spin-off più fortunati della televisione statunitense siglata anni settanta-ottanta (Mork & Mindy, appunto). Baciato dal tocco di Altman per il suo coraggioso Popeye, il successo di Robin arriva per mano di Barry Levinson, nel suo rocambolesco Good Morning Vietnam, abile suite in cui lo si immerge in quel vortice di dialettica affidata all’improvvisazione tanto cara allo stesso Williams. Una veloce apparizione nel Barone di Munchausen di Gilliam, per arrivare al fortunato ruolo del professore Keating de L’Attimo fuggente, seconda candidatura dopo il Golden Globe vinto per il ruolo del deejay Adrian Cronauer. Penny Marshall lo delizia per la felice scelta di Risvegli, al fianco di Robert De Niro, mentre Terry Gilliam lo rivuole per l’ingombrante ruolo de La Leggenda del Re Pescatore, al fianco di Jeff Bridges. Siamo all’inizio degli anni novanta, periodo in cui la commedia lo reclama per la sua innata capacità di rivalutare un genere brillante che non conosce respiro, e Chris Columbus lo dirige nei fortunati Mrs DoubtFire, Nine Months e il riuscito L’uomo bicentenario, mentre per l’Oscar dobbiamo aspettare il coraggioso ruolo di Will Hunting, al fianco di un giovane Matt Damon nel ruolo del genio incompreso. Ruolo che lo consacra per mano della stessa Disney, proprio per Aladdin, abilmente doppiato da un Williams che improvvisa dialoghi a più non posso e che in Italia lo affidano nelle mani abili di un Proietti da intenditori. Ruoli di felice commedia che non eclissa la luce di un vero camaleonte del palcoscenico, insignito proprio per questo tra i 100 stand-up di tutti i tempi, rispolverato recentemente nei due episodi di Una notte al museo e nel drammatico August Rush di Kirsten Sheridan, prima di quella tragica scomparsa che lo ha eclissato a soli 63 anni, ma per rimanere per sempre una delle stelle più brillanti del firmamento mondiale.