La visionaria commedia in scena con Factory.
Mi era già capitato di leggere, tra le tante realizzazioni che fecero epoca, l’introduzione di una moderna messa in scena della commedia, eliminando il cast numeroso e la musica di Mendelssohn, sostituita dalla musica popolare; invece di sfarzosi apparati scenici collocò una semplice scenografia fatta di tele decorate a disegni; usò un'immagine delle fate del tutto originale, viste come creature dalla forma di insetti robot simili agli idoli cambogiani. Semplicità ed enfasi sull'estro della direzione artistica hanno continuato a prevalere anche nelle successive rappresentazioni teatrali.
Max Reinhardt mise in scena il Sogno di una notte di mezza estate per tredici volte introducendo una scenografia girevole. Inventò un adattamento scenico all'aperto, ancora più spettacolare, all'Hollywood Bowl. La copertura fu tolta e sostituita da una foresta piantata su tonnellate d’immondizia portata per l'occasione e fu costruita un'impalcatura che il corteo nuziale, sceso dalle colline al palcoscenico con le torce, attraversava nell'intervallo tra il quarto ed il quinto atto. Rooney (Puck) e De Havilland (Ermia) erano gli unici attori provenienti dal cast teatrale. È a Puck, infine, che Shakespeare assegna il compito di chiudere l'opera con la classica richiesta degli attori al loro pubblico: « Se noi ombre vi siamo dispiaciuti, immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione di fantasia la nostra apparizione.»
Erano ormai anni che non mi recavo a teatro e si erano anche rarefatte le mie letture su testi classici limitati a utili contingenze o opportune necessità. Proprio ieri al teatro Kennedy di Fasano l’occasione mi trova spettatore attento di una rappresentazione «Sogno di una notte di mezza estate». Uno spettacolo con interpreti provenienti da diversi Paesi. Una cooperazione riallestita grazie al sostegno dato sia da Area dei Balcani, sia Teatri Abitati e di Terrammare Teatro. «Un gruppo di artigiani-attori prepara una recita per l’occasione, mentre Titania e Oberon, rispettivamente regina e re delle fate, presumibilmente protettori dei talami nuziali, sono in lite fra loro e assistono nel bosco, tra un dispetto e l’altro, all’incontro tra amanti incompresi, amanti in fuga, amanti non corrisposti».
Poeta è chi sa attingere ai sogni e diffondere sogni, questa pare essere l’idea base che sottende a tale copione - illusione, dimensione onirica e follia rappresentano, del resto, l’humus su cui s’innesta l’idea stessa di creazione (concetto già platonico e, di fatto, esplicitato chiaramente dall’autore per bocca di Teseo nella I scena dell’Atto quarto) - e davvero un gioco di chimere sembra essere questa commedia, magistrale esempio di dramma nel dramma. Fatto insolito (e straordinariamente moderno) è che delle varie situazioni presentate in quest’opera, quella più realistica e credibile (ed in effetti più “comica”) sia quella legata alla compagnia degli attori - per antonomasia figli di un mondo di finzioni.
Questo sogno è come un grande cartoon, dove gesti meccanici e burattineschi si ripetono di continuo lasciando che gli attori li facciano credere ogni volta unici. Nel delicato intreccio, sei personaggi rincorrono l'amore, lo confondono e giocano sotto un influsso magico, ma che cos'è l'amore se non un incantesimo capriccioso? E poi ci sono strane apparizioni, creature indefinibili, siparietti musicali ed improbabili attori alle prese con un'altra tragicomica commedia. Ce n'è abbastanza per far emergere tutta l'ambiguità del testo shakespeariano, l'amore si, quello giovane e spassionato, ma anche gli scherzi del destino e le allusioni ad una dimensione di violenza e prevaricazione nascosta dietro il rapporto amoroso.
La lingua shakespeariana è attraversata dalle molte lingue che compongono lo spettacolo che, senza mai far perdere il filo, giocano a restituire i differenti piani dell’azione: la spigolosità del serbo-croato per le schermaglie di Oberon e Titania, l’improbabile inglese usato ogni tanto come lingua comune e inflazionata, il continuo gioco di cambi e scambi degli amanti che sotto influsso magico perdono e scambiano anche la propria connotazione linguistica, la musica stessa e le canzoni si sostituiscono in più di una scena all’originale drammaturgia di Shakespeare.
Fonti:
Immagine: http://bit.ly/1udhxag