Quale visione del mondo?
Sono, però aspetti che toccano molto più in profondità il comportamento e gli atteggiamenti, rispetto ai più immediati consigli pratici di ecologia spicciola. C’è chi giudica «negativo il fenomeno diffuso delle ripetute proroghe e rinnovi nell’importante attività negoziale pubblica». Altri come una Ong britannica, la New Economics Foundation, elaborano, sulla base di inchieste, un indice della felicità (happy planet index) che ribalta l’ordine classico del Pil pro capite e anche quello dell’indice di sviluppo umano (HDI). L'HDI è stato creato per sottolineare che le persone e le loro capacità dovrebbero essere i criteri ultimi per la valutazione dello sviluppo di un paese, non solo la crescita economica.
Consegue qualche paradosso e spiega con il fatto che la società cosiddetta «sviluppata» si basa sulla produzione massiccia di decadenza, cioè su una perdita di valore e un degrado generalizzato. Altri da cui discende il paradosso del valore: «Proposizione enunciata dall’economista classico A. Smith (1776) che evidenzia come in generale i beni di prima necessità (acqua, aria ecc.) abbiano un valore di scambio notevolmente inferiore rispetto a quello di beni non indispensabili alla vita dell’uomo (oro, diamanti ecc.) a causa della maggiore scarsità e dunque della maggiore utilità marginale associata a questi ultimi».
L’illegalità ha «effetti devastanti sull’attività di impresa e quindi sulla crescita». Il presidente della Corte, Raffaele Squitieri, spiega nel suo discorso: «Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra». E chiosa: «Il pericolo più serio per la collettività è una rassegnata assuefazione al malaffare, visto come un male senza rimedi». È stato lo scorso 10 febbraio mentre la Magistratura Contabile inaugura l’anno giudiziario, il presidente Squitieri postilla: «Non possiamo permettere che questo accada», dice rivolgendosi al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Il procuratore generale, Salvatore Nottola, spiega che «va ridefinito il riparto di giurisdizione, fra giudice contabile e ordinario, per quanto riguarda le società partecipate da capitale pubblico, dello stato o degli enti territoriali: ad esse negli ultimi anni il legislatore sta riservando una particolare attenzione, segno dell’incidenza che hanno sulla finanza pubblica, ma stenta a farsi strada una verità: che il contrasto a sprechi e illeciti nonché ad episodi di criminalità economica non è efficace senza il recupero delle risorse sperperate». Ancora per Squitieri c’è «l’esigenza assoluta di assicurare trasparenza e regolarità nelle varie gestioni attraverso procedure pubbliche che garantiscano un’effettiva parità di posizione tra tutti gli operatori». Il presidente giudica «negativo il fenomeno diffuso delle ripetute proroghe e rinnovi nell’importante attività negoziale pubblica».
La società economica della crescita e del benessere non realizza l’obiettivo proclamato della modernità, vale a dire la massima felicità possibile per il massimo numero di individui. Una Ong britannica, la New Economics Foundation, elabora da diversi anni, sulla base di inchieste, un indice della felicità (happy planet index) che ribalta l’ordine classico del Pil pro capite e anche quello dell’indice di sviluppo umano (HDI). La classifica stabilita dalla Ong vede in testa il Costa Rica, seguito dalla Repubblica Dominicana, dalla Giamaica e dal Guatemala. Gli Stati Uniti vengono soltanto al 114° posto.
Questo paradosso si spiega con il fatto che la società cosiddetta «sviluppata» si basa sulla produzione massiccia di decadenza, cioè su una perdita di valore e un degrado generalizzato sia delle merci, che l’accelerazione dell’«usa e getta» trasforma in rifiuti, sia degli uomini, elusi e licenziati dopo l’uso, dai presidenti e manager ai disoccupati, agli homeless, ai barboni e altri rifiuti umani. La teologia utilizzava un bel termine per indicare la situazione di chi non era stato toccato dalla grazia: derelizione. L’italiano, più religioso, sceglie un termine più laicizzato di uso quotidiano e parla di «disgraziati».
L’economia della crescita ha la derelizione come motore e moltiplica i «disgraziati». In effetti, in una società della crescita quelli che non sono dei vincenti o dei killer sono tutti in parte dei falliti. Al limite, nella guerra di tutti contro tutti, c’è un solo vincente, dunque un solo challenger potenzialmente felice, anche se la sua posizione, di necessità precaria, lo condanna alla tortura dell’ansia. Tutti gli altri sono votati ai tormenti della frustrazione, della gelosia e dell’invidia. Così come si impegna nel riciclaggio dei rifiuti materiali, la decrescita deve interessarsi anche alla riabilitazione dei falliti. Se il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto, il miglior fallito è quello che la società non genera. Una società decente non produce esclusi.
Fonti: http://www.focusitaly.net/blog/author/carlo-lazzari/
(Serge Latouche, Come si esce dalla società dei consumi, pp.69-70)
Immagine: http://docmanhattan.blogspot.it/2013/03/20-cose-che-forse-non-sapevate-su-blade-runner.html