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Per riflettere insieme.

12/05/2015 10484 lettori
5 minuti

Un’idea, che prende le mosse da convincimenti propri, che tende a ripensare il senso della politica, recuperare l’accezione originale e il coordinamento complessivo delle regole attinenti. A tal fine si è inteso suggerire, una rilettura di alcuni concetti di filosofia classica proponendo alcuni cenni di filosofia applicata alla pratica. Con l’impostazione, la disposizione e l’ipotesi di un progetto: si è voluto esprimere un concetto che verte a conseguire, con la discussione, contributi e riflessioni integrativi, per stimolare un'innovazione pratica e concreta nel modo di comprendere, vivere, rendere produttiva e sviluppare la realtà operativa. Questo il primo cotributo . Una pregevole coincidenza: l'esposizione che avrà il via il prossimo 15 maggio a Fasano - «Con una macchina da scrivere, l'idea ha un suono, un ritmo e un tatto». Il fascino delle macchine da scrivere nel Tecno-Museo «Adriano Olivetti» . (Marisa Cassone)

Nelle organizzazioni attraverso il dialogo, la riflessione, l´approccio filosofico, può essere un forte contributo per accrescere il valore del capitale umano nelle pratiche del business di tutti i giorni. La filosofia applicata alla pratica della vita e del lavoro può aiutare a espandere e approfondire la capacità di comprendere la realtà (attraverso la sospensione del giudizio e la conquista degli spazi di riflessione), può farci ripensare e rivedere quelle che sono le nostre idee "originarie" accrescendo la consapevolezza ed evocando nuove assunzioni di responsabilità nel nostro agire. Evocati come un modello per affrontare la crisi che il nostro Paese sta attraversando e, più in generale, per un nuovo modo di guardare alla relazione tra mondo produttivo, società civile e cultura. E qui ricorre il pensiero ad Adriano Olivetti morto cinquantacinque anni fa, e mai come ora il suo nome e la sua storia sono evocati.

L'articolazione del suo pensiero e le attività attraverso cui questo si espresse sono talmente complesse e apparentemente irregolari che individuare un motivo preciso, circoscritto, per il quale è utile, direi inevitabile, ripercorrere oggi quell'esperienza, diventa un compito difficilissimo. Adriano Olivetti è stato un grande imprenditore: ha sviluppato la fabbrica ereditata da suo padre Camillo facendone un'impresa internazionale di primissimo livello; ha avuto l'intuizione dello sviluppo dell'elettronica nei primissimi anni cinquanta, perseguendo quella strada d'innovazione tecnologica con determinazione e successo; ha, primo fra tutti, acquistato una grande fabbrica di macchine per scrivere negli Stati Uniti, e ancora si potrebbero ricordare tante iniziative che ormai sono diventate tessuto della storia industriale italiana.

Adriano Olivetti è però ricordato anche come urbanista, poliedrico uomo di cultura, e come politico: un pensatore, un intellettuale organico che attraverso il suo Movimento Comunità ha reso concreta l'idea di una comunità coesa attorno alla consapevolezza dell'inalienabilità dei valori spirituali nell'esistenza per l'uomo e capace di volgere a favore di questi le sfide portate dall'affermarsi della civiltà industriale e le infinite opportunità del progresso tecnologico.

La comprensione profonda di questa identità tra forze spirituali e forze materiali, rappresentate da Olivetti in un modello politico capace di garantirle in modo sintetico, è la chiave di volta per comprendere e accogliere oggi l'esperienza olivettiana nella sua complessa interezza, la scientifica precisione organizzativa, davvero unica, con cui tale opera di sintesi fu perseguita, ed infine, la consapevolezza di fini che la guidavano, come i due passi seguenti testimoniano:

  • «Parlando di forze spirituali, cerco di essere chiaro con me stesso e di riassumere con una semplice formula le quattro forze essenziali dello spirito: Verità, Giustizia, Bellezza e soprattutto Amore».
  • «Una società che non crede nei valori spirituali non è certo nemmeno nel proprio avvenire e non potrà mai avviarsi verso una meta comune». (Fonte a seguire)
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.