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Sviluppare la creatività in organizzazione per la ricchezza aziendale.

24/06/2004 37119 lettori
4 minuti


La creatività è espressione intellettiva umana determinata da disponibilità percettiva, cognitiva, affettiva ed emozionale da arguzia mentale, da capacità fantasiose ed immaginative.
La creatività è la capacità di mettere insieme elementi mentali conosciuti, in maniera nuova, il prodotto creativo ed innovativo non esiste sulle tracce di memoria, nasce e passa dalle tracce di memoria a breve termine, alle tracce di memoria a lungo termine. Il guizzo creativo è simile al contenuto onirico, occorre fermarlo, elaborarlo, se possibile scriverlo, altrimenti può essere perduto per sempre.
La creatività di una persona o di un’organizzazione ha relazioni con la ricchezza mentale e materiale? La risposta è decisamente SI e appare ovvio che vadano chiariti i tanti aspetti.
Siccome la creatività è una forma di pensiero divergente e coraggioso, lascio immaginare le sorti di un’organizzazione lavorativa, soprattutto su un mercato concorrenziale agguerrito, che stigmatizza i guizzi creativi dei dipendenti. Eppure le organizzazioni lavorative, soprattutto quelle di natura pubblica, non solo non promuovono azioni per lo sviluppo della creatività, ma tendono ad infantilizzare le idee innovative, schernendo in modo verbale e non verbale, o anche mobbizzando chi ha il coraggio di esporre e proporre schemi di condotte creative ed innovative; questo all’insegna della corretta gestione e dello sviluppo della risorsa umana.
La creatività, in alcune culture sociali, organizzative è tacciata di irriverenza, a volte si attribuisce follia, con modi aperti o sottesi, alla persona che tende alla creatività. La creatività, per sua natura, tende a generare ansia insalubre, soprattutto agli intolleranti, ai codardi, ai tradizionalisti, e alle persone che sono state sottoposte a schemi educativi di tipo autoritario. La prova è data da una stretta relazione tra forme di leadership e incentivazione o inibizione allo sviluppo della creatività, ciò può, anche, essere un elemento misuratore di clima organizzativo.

Perché la creatività è merce rara e non è un fiume, spesso, in piena?

La creatività è costituita dalla combinazione di più elementi mentali e soffre di molti fattori che possono ostacolarla. La creatività da vita al nuovo e, necessariamente, rappresenta la rottura degli schemi acquisiti, l’abbandono della tradizione, la perdita di sicurezza di un equilibrio consolidatosi, la perdita del certo per l’incerto, il possibile rifiuto tacito o aperto del micro o del macro sociale, l’implicazione di ansia insostenibile per le cose sconosciute, la resistenza al cambiamento, soprattutto quando le idee innovative implicano cambiamenti profondi e con implicazioni di possibile scoperta di mediocrità, la creatività è anche ostacolata dalla paura per il nuovo.
La creatività soffre di ostacoli di natura endogena, a partire dai primi schemi educativi ricevuti, in seguito ad interventi di tipo autoritario e dogmatico, con scoraggiamento verso la tendenza all’ avventura, al coraggio, alla esplorazione, alla curiosità incessante, all’irriverenza di ciò che dagli adulti è consolidato come “sacro”; elementi tipici e spontanei del bambino. Interventi educativi autoritari e fortemente dogmatici contribuiscono all’inibizione dell’espansione emozionale, coartano la capacità di libertà percettiva, quale elemento indispensabile per la destrutturazione salutare di schemi esistenti e per la costruzione di quelli nuovi. Successivamente, i blocchi creativi inculcatisi e, ormai, di natura endogena, possono consolidarsi durante la carriera scolastica e, successivamente nell’ambiente lavorativo, avente caratteristiche di struttura organizzativa con scarse propensioni alle innovazioni o ai cambiamenti radicali.

La cultura organizzativa  e la determinazione del clima aziendale, la vision e la mission, lo stile di conduzione della risorsa umana insieme alle influenze esercitate dal macro sistema sociale, diventano fattori di prim’ordine nell’ostacolare o favorire la creatività delle persone che partecipano al destino di un’azienda.
La creatività, peraltro, non può essere un fiume, spesso, in piena, perché trattasi di prodotti mentali elevati, di elevazioni oltre il normale pensiero, perché è arguzia, perché è rottura degli schemi conoscitivi consolidati, perché è “magica”  nuova e complessa combinazione di elementi mentali, perché è fantasia e immaginazione, perché ha bisogno di spazi emozionali e motivazionali non comuni, perché è coraggio e accettazione del rischio, perché è lungimiranza, perché è tolleranza alla disapprovazione, perché è accettazione degli oneri della disapprovazione sociale.

La creatività, quale primaria ricchezza mentale di un’azienda, se non opportunamente guidata, nelle espressioni delle sue persone, nel sostegno, nell’incoraggiamento, anche negli aspetti strategici e tattici, è un capitale sciupato; pericoloso, quindi, per l’evoluzione aziendale, per la sua esistenza sul libero mercato del lavoro, peraltro, oggi, troppo folto e troppo agguerrito. L’ incoraggiamento alle produzioni di idee creative, mediante opportune strategie, tattiche e programmi, rappresentano crescita della performance personale ed organizzativa, sviluppo di capitale culturale, responsabilizzazione e coinvolgimento dei dipendenti verso la mission aziendale. Molti ambienti lavorativi o molte persone di un ambiente lavorativo presentano forme di saturazione mentale per il ruolo o per le mansioni, per carenza di nuovi stimoli, per ridotte esplicazione del proprio potenziale umano e professionale, cosa assai normale, per difetto naturale del funzionamento neuronale; tale situazione è fonte di piccole o grandi forme di disaffezione, di riduzione di coinvolgimento, talvolta anche di forme larvate oo aperte di depressione, ciò rappresenta asporto di risorsa utile per un’azienda o per una qualsiasi organizzazione.La motivazione di una persona o di un gruppo è la forza che permette un’azione o una serie di azioni, senza motivazioni le persone sono come paralizzate da un punto di vista fisico e mentale.

Appare, quindi, assai ovvio come la creatività e l’esercizio di essa rappresentino il migliore antidepressivo endogeno e naturale, e come posano far cospirare le azioni di una persona alla mobilitazione della migliore risorsa, con utili risvolti personali ed organizzativi.
Occorre puntualizzare che la creatività non è mera libertà di pensiero, mera fantasia, piena deliberazione dagli schemi consolidati o tradizionali o rottura “tout court” di ciò che ad un dato momento era ritenuto funzionale. Le capacità immaginative e fantasiose, insieme al coraggio rappresentano lo start della creatività, rappresentano la capacità della mente di volare in verticale, successivamente la mente deve, essere capace di volare in orizzontale, deve avere le capacità che ha un governabile elicottero.Il funzionamento della mente in verticale implica il viaggio nell’astratto, oltre l’ovvio, e la domanda per innalzare la quota è “perche?”Il funzionamento della mente in orizzontale implica il pensiero concreto, pragmatico, e la domanda familiare è “come?”
La buona governabilità è determinata dal cambio rapido dei movimenti nelle due direzioni. Il grande valore di una persona d’azienda risiede nella sua capacità di saper compiere rapide escursioni, lungo un continuum, dall’estremo polo sistemico all’estremo polo creativo o viceversa, a seconda delle circostanze, e posizionare la sua mente su un punto ottimale con giusto mix di valore creativo e sistemico, ovviamente ciò è, anche, condizionato dalle caratteristiche e dalla mission di un’organizzazione.

Se consideriamo che la presenza dei problemi in organizzazione lavorativa è un fatto assai normale e che la loro risoluzione costituisce evoluzione aziendale, sotto ogni aspetto, oltre a un sereno clima organizzativo, è di estremo rilievo lo stile mentale adottato alla presenza di problemi; essi possono non essere percepiti, ignorati, occultati o affrontati con stile inadeguato.
Nell’ottica di stretta parentela tra capacità creative e capacità di risolvere i problemi la mente può essere più centrata verso lo stile di adattamento o di innovazione. La mente adattatrice è sensibile alla precisione e al metodo, mira alla coesione del gruppo, si orienta ai mezzi disponibili, esprime il lavoro nei meticoli, orientata a risolvere problemi, non a cercarli, migliora l’operatività del momento. La mente innovatrice, invece, è intollerante alla routine, percepisce oltre l’ovvio, non si preoccupa delle limitate risorse, non cerca il consenso a tutti i costi, mette in discussione il fare ordinario ed è alla ricerca di continue soluzioni. E’ difficile trovare una mente centrata puramente su uno stile o sull’altro, è facile trovare ibridazioni, centrate più su uno stile che sull’altro; l’optmimum è rappresentato dalla capacità di oscillazione a seconda delle circostanze e delle caratteristiche organizzative, come nel caso delle posizioni tra lo stile del sistemico e quello del creativo.

Alla luce delle considerazioni fatte si può arguire quanto sia importante disporre di programmi strategici e tattici, atti a favorire lo sviluppo delle condotte creative dei dipendenti, dal primo all’ultimo, ognuno, a sua misura, può contribuire alla produzione di idee innovative e vincenti, ognuno può contribuire e sviluppare l’educazione per una migliore e più profonda percezione “dell’invisibile”. I programmi finalizzati allo sviluppo della creatività hanno molteplice valenza nell’incisivo miglioramento della risorsa umana aziendale, a partire dal coinvolgimento , dalla motivazione e dalla performance; aspetti che influenzano positivamente la riduzione di frustrazioni, la riduzione di tensioni e conflitti, con recupero di risorsa utile e di capitale intellettivo aziendale.
Nel contempo, risulta miglioramento della cultura d’impresa, quindi migliore conduzione della risorsa umana, migliore clima organizzativo. E’ paradossale quando si lamentano gli scarsi rendimenti della risorsa umana, la sua stessa inefficienza ed inefficacia, operando, in termini direzionali, per il verso tale da generare la fenomenologia lamentata. Che cosa implica, in termini di costi, per un’organizzazione,  istituire la “cassetta delle idee”? Che cosa implica istituire, per i dipendenti, la “cassetta dei reclami”? Che cosa implica istituire l’esercizio periodico del brain-storming? Che cosa implica l’istituzione di un concorso interno per la premiazione delle migliori tre idee atte al rilancio aziendale, o al superamento di una crisi, o al miglioramento specifico di un’espressione organizzativa?
Sono implicati costi rilevanti ed insostenibili, o trattasi di cultura aziendale rigidificata su idee tradizionaliste, o trattasi di carenza di strumenti conoscitivi, o trattasi di tirannia aziendale nei riguardi di se stessa?
L’azienda che intende essere moderna e competitiva sul libero mercato, può essere frenata da un acerrimo nemico, quale è lo scettico, e lo scettico finisce la sua carriera da cinico, nessun cinico ha mai cambiato il mondo; lo scettico può essere aiutato dalla storia che annovera coraggiosi.   
 

Paolo La Cagnina
Paolo La Cagnina

La Cagnina dr.Paolo risiede a Lecce, dottore in psicologia, consulente, formatore e project manager per conto di prestigiose aziende che si occupano di sviluppo della risorsa umana e di sviluppo della cultura manageriale.Autore di 20 seminari relativi allo sviluppo del potenziale umano, della leadership, del global marketing.Autore di progetti formativi per la crescita globale delle organizzazioni lavorative.
e-mail:lacagninadrpaolo