Dati Nielsen: cresce pochissimo la fiducia degli Italiani
In questi ultimi 12 mesi c'è stato un piccolo miglioramento rispetto all'anno precedente, me è solo di 2 punti che cresce l’indice di fiducia dei consumatori italiani che si attesta così a quota 55, contro i 53 del Q2 2015 ma meglio dell'ultimo periodo quando fino al 2014 era sotto i 50 punti base, dimostrando che l'Italia ha il terzo risultato peggiore in Europa “superato” in negativo solamente da Grecia e Ucraina.E quanto emerge dal rapporto sul Q2 2016 di Nielsen.
Se lo osserviamo dall'altro lato invece abbiamo un calo, difatti l'indice è sceso notevolmente rispetto al 59 del primo trimestre 2016.
Quali sono i "pensieri" degli italiani?
- Il 19% indica la sicurezza del posto come prima preoccupazione per i prossimi sei mesi, in discesa del 5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa e allo stesso valore del Q1 2016.
- 10% indica nel terrorismo e un altro 10% nella salute, a pari merito, il secondo indicatore.
- Stabile rispetto al Q1 e in discesa di tre punti rispetto ad un anno fa la tematica dell’immigrazione.
Tra gli intervistati solo il 13% crede che l’Italia uscirà dal periodi di crisi nei prossimi 12 mesi, in diminuzione rispetto al 16% del periodo precedente e dello stesso periodo di un anno fa.
Stabili tuttavia le prospettive sui consumi: il 17% ritiene infatti che sia il momento giusto per effettuare acquisti, stabile rispetto il Q1 e in crescita di un punto percentuale rispetto ad un anno fa.
Dopo le spese necessarie, il 36% (-2% su un anno fa) degli intervistati afferma che accantonerebbero il rimanente, mentre si è registrato un modesto aumento nella propensione al consumo: vestiti e vacanze seguono infatti tra le voci di spesa indicati dal 29 (+3%) e 28% (+2%) degli intervistati.
Il 27% degli intervistati, afferma di usare tutto ciò che guadagna per le spese essenziali, paragonata al 15% degli spagnoli e al 20% di tedeschi e britannici sono il segnale evidente di un paese che ha indebolimento tutta una fetta della propria popolazione molto importante.
Figli di una lunga recessione sono invece le scelte su come e dove adoperare i tagli essenziali per arrivare a fine mese: cibi take-away e minori spese per il vestiario sono le voci principali dove gli italiani cercano di risparmiare (56% e 55%), in diminuzione dell’8 e del 6% rispetto al Q2 2015. Rimangono radicate le nuove abitudini quando si fa la spesa (il 51% dice infatti che è passato all’acquisto di brand meno costosi, solo il 2% in meno rispetto ad un anno fa), mentre cala di oltre il 10% la percentuale di coloro che rinunciano a divertimenti fuori casa, attestandosi al 50%.
I segnali sono chiari: abbiamo un ceto medio (27% della popolazione intervistata) indebolito che fa fatica ad arrivare a fine mese e per questa ragione ha contratto i consumi spostando l'interesse verso l'essenziale rinunciando risparmiando spostando la scelta verso brand meno costosi e, a volte, con un'attenzione maggiore verso i prodotti scelti, dal cibo take-away ai prodotti acquistati al supermercato dove si privilegiano white label e prodotti locali.