Una miscela di teoria economica e di arte del governo.
L’economia politica non è una scienza come le altre, che si possono valutare sulla sola base del principio di non contraddizione o ritagliare con il “rasoio di Occam”[1]; essa è invece una miscela di teoria economica e di arte del governo. Lo statuto della teoria economica, d’altra parte, non è quello delle scienze della natura e tanto meno quello della fisica newtoniana. Si deve dunque ammettere che non esiste la teoria economica, e il vero liberale dovrebbe concedere che esistono teorie economiche alternative. In altre parole, si dovrebbe riconoscere esplicitamente che la dimensione filosofica e politica del discorso economico non è estranea al corretto ragionamento economico, ma che di questo è costitutiva.
Un uomo che spenda tutta la sua vita “compiendo poche semplici operazioni non ha nessuna occasione di applicare la sua intelligenza o di esercitare la sua inventiva a scoprire nuovi espedienti per superare difficoltà che non incontra mai. In ogni società progredita e incivilita, questa è la condizione in cui i poveri che lavorano, cioè la gran massa della popolazione, devono necessariamente cadere a meno che il governo non si prenda cura di impedirlo. Il lato negativo dell’ordine presente è la contraddizione tra la disoccupazione di massa e la massa dei bisogni sociali insoddisfatti, una contraddizione che l’ideologia del mercato tende a nascondere e che difficilmente il mercato riuscirà a comporre, essendone più probabilmente la causa. La questione del rapporto tra Stato e mercato torna dunque di grande attualità”.
Borghesi vil razza dannata. “Bisogna ascoltare i borghesi per capire Renzi e il club dei suoi nemici di sinistra. Lo spirito antiborghese non si porta più. E’ che sono strani. Piero Ottone fu da direttore il creatore in seconda del miglior Pasolini, il corsaro del Corriere. Il creatore in chief era lo scrittore, ovvio. Ora Ottone, antiberlusconiano della prima ora, scrive su Repubblica che Renzi, il Royal Baby, l’erede al trono, “è un colpo di fortuna piovuto dal cielo”. E c’è il Gran Giavazzi e il suo magnifico rivale La Malfa. Appunti di lettura per capire cosa bolle nella pentola della politica. Di borghesi intelligenti ce n’è a josa dappertutto. Io sto con Ottone e Giavazzi, ma anche un La Malfa che lotta insieme a noi non mi dispiace, ne capisco il lato bizzarro e umano troppo umano”. Da un articolo di Giuliano Ferrara
La scissione danneggerebbe sia chi se ne va insalutato ospite, sia chi resta a bordo della navicella alleggerita. “Infatti due miserie non fanno una ricchezza, ma una grande miseria. Renzi non sopporta chi discute la sua leadership e se ne vuole sbarazzare, però non calcola che in un partito meno sono peggio stanno, dato che la quantità dei voti è decisiva per vincere le elezioni. Pertanto alla maggioranza e alla opposizione dem conviene andare d’accordo o almeno fingere di convivere felicemente. Altrimenti saranno schiacciate entrambe dai pentastellati che piacciono anche quando sbagliano, nel senso che pur essendo dei pasticcioni non perdono l’appoggio dei loro sostenitori ciechi e biechi. E calano poco rispetto alle scemenze che combinano. Matteo si tenga quindi stretti i suoi barbagianni, di sicuro meno peggio dei corvi di Grillo”. Da un articolo di Vittorio Feltri
Fonte: goo.gl/okpb92
[1] è il nome con cui viene contraddistinto un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano inglese William of Ockham, noto in italiano come Guglielmo di Occam.