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Del pensiero e della filosofia digitale

16/05/2017 18929 lettori
4 minuti

 

In un’epoca che pare segnata dal dominio del codice software, dei sensori, dei dati, degli algoritmi, dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme, anche i grandi temi della filosofia sono oggetto di ripensamento.
Un mondo in cui sembra che tutto sia destinato a diventare programmabile. Le declinazioni del tema sono state tantissime nel corso dei secoli e hanno attraversato e diviso tutti i campi del sapere e dell’esperienza umana.
 
 
 
«Spazio, tempo, esperienza, soggettività, apprendimento, legge, sovranità, realtà: in un mondo in cui sembra che tutto sia destinato a diventare programmabile e in un’epoca che pare segnata dal dominio del codice software, dei sensori, dei dati, degli algoritmi, dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme, anche i grandi temi della filosofia sono oggetto di ripensamento. Da un lato presentare per la prima volta al lettore italiano le frontiere più avanzate, a livello internazionale, del pensiero e della filosofia digitale; dall'altro riuscire a farlo non solo in maniera semplice e sintetica ma soprattutto con un approccio nuovo, che di questi concetti indaga impatti tecnologici e ricadute strategiche per lo sviluppo di business – digitali, algoritmici e artificiali – sempre più innovativi».
 
Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente. C’è un’interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi mondi di riferimento sociale, e così si dimostra ancora una volta che «il tutto è superiore alla parte». Da qui, la condanna esplicita del paradigma tecno-scientifico, che con l’egoistica pretesa di risolvere da solo i problemi sociali ed ecologici, non tenendo conto delle relazioni che esistono tra le cose, non fa che crearne altri. Intanto si susseguono le iniziative sui massimi temi del pensiero occidentale.
 
Una coda interminabile per assistere a un convegno di filosofia in Fondazione Cariplo. Nessuno si aspettava una folla come quella arrivata in un sabato pomeriggio quasi estivo, in via Romagnosi, per ascoltare il Nobel per la Fisica del '99, Gerard‘t Hooft, il filosofo Emanuele Severino e il teologo Piero Coda. Argomento del convegno, un tema che si trova sia alle radici della meccanica quantistica, la più enigmatica teoria fisica, sia alle origini del pensiero occidentale: la contrapposizione e l’intreccio tra determinismo e libero arbitrio.  Temi da aule universitarie e da specialisti, che hanno però fatto registrare il tutto esaurito anche in un giorno festivo, di bel tempo. Non c'erano crediti da accumulare, ma oltre 400 persone si sono accalcate nella sala grande dei congressi di via Romagnosi per ascoltare un dibattito sui massimi temi del pensiero occidentale dai tempi dei Greci, tremila anni fa.  
 

Il «Divenire» e’ davvero reale, come sembra a tutti nell’esperienza di ogni giorno? L’Evento Elementare e’ davvero, nel senso radicale richiesto dalla Meccanica Quantistica, un prodotto del Caso? Pare riproporsi oggi, ancora una volta, il ciclopico scontro tra Eraclito e Parmenide - questo il genere di domande a cui si è cercato di dare risposta, spiega Marcello Esposito, professore all'università Cattaneo di Castellanza dove insegna International Financial Markets - Quali le conseguenze di questa visione della Natura nelle nostre concezioni dell’Uomo e di Dio? E’ dunque possibile interrogare e farsi interrogare da fisica e filosofia teoretica?». Aprire questa riflessione, questo «vedere», con un dialogo fra un grande fisico e un grande filosofo, ha aperto nuovi scenari. E ne ha confermati altri. «Abbiamo cercato di creare dei ponti fra diverse branche del sapere. Siamo arrivati al confine fra fisica e metafisica, rimettendo in contatto filosofi e fisici, parlando delle domande che ci siamo posti da sempre, sulla natura deterministica o meno, sull'interrogativo a proposito del ruolo dell’uomo nella creazione», sottolinea Esposito. Alla fine, c'era la gente in piedi che applaudiva, una folla dei grandi eventi.

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.