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La stretta di mano.

07/06/2017 17543 lettori
4 minuti
Lunedì ventidue maggio’17, un giornalista del Post ha incontrato l'ambasciatore francese ad un pranzo all'ambasciata belga. Naturalmente si è parlato di Trump e del primo incontro che avrebbe avuto con il presidente francese al summit Nato di giovedì a Bruxelles. "L'ha avvertito della stretta di mano di Trump?", ha chiesto uno dei presenti ad Araud, che l'ha guardato con sorpresa. E' seguita una breve descrizione della stretta di mano da 'maschio alfa' di Trump che ha messo in difficoltà più di un interlocutore. Araud ha risposto che avrebbe avvertito Macron. E infatti il presidente francese è apparso ben preparato.

 

La stretta di mano è un gesto con valenze perlopiù di saluto ma che può essere utilizzato anche per indicare ringraziamento, accordo, congratulazioni. Si effettua tra due persone che si porgono e afferrano reciprocamente la mano (di norma la destra), effettuando spesso con le mani così unite un movimento più o meno marcato in su e in giù. È un gesto molto antico e comune a numerose culture, a volte con varianti (per esempio in Nordafrica viene accompagnato dal gesto di portare la mano libera al petto da parte dei due che si stringono la mano). L'usanza risale all'antichità ed in Europa il suo uso è nato tra i Signori di famiglie differenti, stringendosi l'avambraccio per confermare che non si avessero armi bianche nascoste nella manica, nel corso dei secoli il saluto si è modificato in quello che conosciamo oggi.
 
In ambito sanitario, dove gli incontri del paziente comunemente iniziano e finiscono con una stretta di mano, la stretta di mano ha dimostrato di avere la capacità di migliorare la percezione di empatia del medico e la compassione. Strette di mano tra operatori sanitari e dei loro pazienti hanno un valore utile per confortare e calmare. Il saluto ha un ruolo sociale e culturale profondo e pervasivo, ogni tentativo di limitare la stretta di mano nelle strutture sanitarie dovrebbe considerare pratiche alternative, insieme a vasti programmi educativi e un’adeguata segnaletica. Basterebbe adottare uno dei gesti alternativi già diffusi in tutto il mondo.
 
«Per un vero scrittore ogni libro dovrebbe essere un nuovo inizio nel quale cercare ancora una volta qualcosa che è impossibile raggiungere. Egli dovrebbe sempre cercare cose che non sono mai state fatte». Ed è vero che ho divagato, ma ho visto che è capitato ancora, lasciate che mi riconduca al proposito di rileggere un brano che trovo interessane e in un certo qual modo pertinente. L’onda delle parole. (…) Le parole escono veloci, sembrano imprimersi da soli sulla carta, e in poche settimane  Il vecchio e il mare è finito. È un «vero modello di racconto puro» ( come lo definisce Eugenio Montale sulle pagine  del “Corriere della Sera”), disarmante nella sua trasparenza, talmente semplice e perfetto, nella forma e nei contenuti, da dare l’idea di una maggiore sfuggente complessità. È la lotta di un uomo contro la natura, o meglio contro i suoi stessi limiti; una lotta talmente profonda e accanita che trasforma i nemici in amici, in un’unione universale dominata, finalmente, da un grande senso di pietà.
 
A proposito del vecchio e il mare, lo scrittore commenta: «È l’epilogo di tutti i miei scritti e di tutto ciò che ho imparato, o cercato di imparare, mentre scrivevo o tentavo di scrivere». È questo il punto più alto della scrittura di Hemingway, ma purtroppo anche un punto di  arrivo: sopraffatto dai suoi problemi di salute, da qui in poi avrà modo di produrre ben poche pagine. Difficile intuire se lo scrittore sapesse già di essere arrivato alla fine o meno, e forse non è  neanche così importante. Ciò che davvero conta è il pensiero che affida a Santiago durante la sua lunga e tremenda lotta e che, nella sua semplicità, racchiude una parte tanto vasta e profonda dell’universo del suo autore: «L’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto, ma non sconfitto».
 
 
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.