Perché la Sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale [Recensione]
Perché la Sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale è un libro di Stefano Epifani, pubblicato dal Digital Transformation Institute nel 2020.
La pubblicazione del libro segue a ruota il lancio del Manifesto per Sostenibilità digitale promosso dal Digital Transformation Institute, che vede tra gli altri primi firmatari anche il Ministro per l’Innovazione Paola Pisano.
Ero molto curioso di leggere il libro di Stefano perché quello che lui ha deciso di trattare è un tema interessante, strategico e in realtà ancora poco esplorato, quantomeno in Italia.
La domanda stessa di partenza non è così frequente nel dibattito sugli impatti degli strumenti digitali nella società e nel mondo del lavoro: la tecnologia può contribuire a migliorare le nostre vite, diventando strumento di sostenibilità?
Prima di tutto per capire un fenomeno bisogna inquadrarlo e per questo nel primo capitolo si definisce il concetto di trasformazione digitale, un termine quanto mai abusato oggi!
Stefano Epifani nel libro ne approfondisce sia la più “classica” dimensione di processo che quella più profonda di senso: come scrive l’autore “se la digitalizzazione è una scelta (talvolta obbligata) di un individuo o di una organizzazione orientata a cambiare un comportamento, la trasformazione digitale va molto oltre. Impone alle persone ed alle organizzazioni di riflettere sul senso di ciò che fanno. Per questo la digital transformation è rivoluzione di senso”.
Il meccanismo narrativo della trattazione per spiegare la trasformazione passa anche attraverso le storie di cinque persone, Valerio, Anna, Alfio, Domenico e Carla. Individui con 5 professioni diverse che a diverso titolo devono fare i conti con l’impatto delle nuove tecnologie che cambiano, e velocemente, sia il modo di lavorare che quello di vivere la quotidianità, in alcuni casi con paura e in altri con speranza e positività.
E’ importante sottolineare l’atteggiamento perché nel rendere sostenibile e proficua la trasformazione molto dipende dalla volontà di cambiare in meglio sfruttando le novità e di non farsi travolgere passivamente dai mutamenti.
Uno dei messaggi chiave del libro infatti è che non c’è un futuro deterministico che non possa essere plasmato e direzionato dalle persone. La tecnologia non può essere evitata e non può essere nemmeno fermata, dunque bisogna capirla ed orientarla. Per questo nel secondo e terzo capitolo l’autore discute di temi come l’indirizzo politico, sociale ed economico da dare allo sviluppo delle tecnologie. Come recita il già citato Manifesto per Sostenibilità digitale “l'impegno maggiore dell’uomo deve essere nel comprendere come la tecnologia sia funzionale ad esso, e non il contrario. A tale scopo dobbiamo tentare di orientarne gli sviluppi perché produca, strumentalmente, impatti positivi sulla società. Il concetto di impatto positivo sulla società si concretizza nel contributo della tecnologia allo sviluppo di una società sostenibile”.
E’ giusto dire che non è la prima volta che la tecnologia porta a delle rivoluzioni industriali con forti ripercussioni sul modo di vivere, che Stefano Epifani ripercorre quindi a livello di sviluppo storico ed economico, per introdurre poi anche i concetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Quando si torna poi a quest’ultima rivoluzioni non si può non considerare come la crescita di questi ultimi anni sia esplosiva: cloud computing, social media, big data, intelligenza artificiale, internet of things, robotica, stampa 3d sono alcuni dei mezzi che tutti assieme possono concorrere al raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
In tal senso il libro ha anche il grande merito di portare all’attenzione di un pubblico non strettamente di addetti ai lavori questo insieme di punti che l’Onu ha tratteggiato con un traguardo che è vicino nel tempo e che eppure allo stesso tempo sarà per forza ricco di nuovi cambiamenti in contesto così frenetico.
Con così poco tempo e così tanta velocità nella tecnologia per raggiungere ogni obiettivo e per plasmare il futuro in modo positivo è necessario quindi fare delle scelte, cui è dedicato il quarto capitolo: la Privacy rispetto al Controllo, una logica di Apertura rispetto a una di Chiusura, Attenzione alla Sicurezza vs. Libertà, un approccio da utilizzatori passivi delle tecnologie contro chi invece è attore attivo del cambiamento.
Le scelte sono particolarmente importanti e ormai urgenti anche per le aziende: c’è già chi parla di Eco Disruption come prossimo passo dopo la Digital Disruption e la richiesta di attenzione ai temi della sostenibilità ambientale e sociale da parte dei consumatori è già una realtà da tenere presente nel disegno della customer experience.
Tanti temi, tutti interessanti e complessi.
Sicuramente un filo conduttore che mi è molto piaciuto attraverso tutto il libro è quello della consapevolezza: come ho scritto anche di recente, è un punto fondamentale per una vera trasformazione e per raggiungere l’obiettivo serve comunicare molto, come questo libro ha il pregio di fare.
Un altro passaggio importante che deriva dalla consapevolezza e dalla conoscenza diventa la possibilità di effettuare delle scelte che tengano conto sia della potenzialità degli strumenti tecnologici sia della loro retroazione sulla società, sapendo che non c’è una tecnologia intrinsecamente buona o cattiva.
In più, saper scegliere in modo informato e razionale sulla tecnologia è importante ormai in tutti i contesti.
Le “mode digitali” sono diventate infatti sempre più soggette a veloci cicli di Hype e la capacità di saper cavalcare il trend in modo intelligente ed efficace deve far parte della “cassetta degli attrezzi” già da molti anni, con oggi uno sguardo in più anche alla sostenibilità e alla visione di medio-lungo periodo.
Ci sono molti altri spunti e credo che ogni lettore potrà trovare i propri, in un libro che sta a cavallo di molte discipline e che ci parla sia del futuro che del presente, rendendo più vicini e concreti dei temi che ci riguardano tutti ma che a volte sembrano invece lontani e astratti.