Summit on effective communication: le lection magistralis di intenta wide
Si è concluso questa mattina il “Summit on effective communication”, la due giorni di lezioni online in lingua inglese organizzato da Mara Marangoni, managing partner della società di consulenza manageriale Inventa Wide. Hanno preso parte veri guru della comunicazione di fama internazionale che hanno svelato a manager e imprenditori i trucchi utilizzati dai grandi comunicatori come Steve Jobs, Richard Branson ed Elon Musk, perché “È impossibile essere un grande leader senza essere un grande comunicatore”, come sintetizza Simon Lancaster, nel suo intervento di stamattina.
il 27 gennaio l’evento si è aperto con David JP Phillips - autore del metodo brevettato "110 passi della comunicazione" e conosciuto in tutto il mondo per il suo TEDx di Stoccolma che ha raggiunto 10 milioni di visualizzazioni. Philips ha illustrato il suo metodo, famoso con il nome di Angel’s cocktail “Se vogliamo portare il nostro interlocutore a credere in quello che gli stiamo raccontando, e spostare la sua opinione dal punto A al punto B, dobbiamo accedere al suo mondo emotivo con le chiavi giuste. Come? Miscelando nella maniera più efficace gli ormoni che influenzano il nostro comportamento, vale a dire preparando il giusto cocktail di ossitocina, dopamina e serotonina che ci permette di suscitare le emozioni per arrivare al nostro obiettivo”. Prosegue Philips: “Quando parliamo davanti ad un pubblico, usiamo la logica e sfoderiamo le nostre competenze tecniche, ma ci dimentichiamo di far leva sulla parte istintiva ed emotiva, che è preponderante quando prendiamo le nostre decisioni”.
Caroline Goyder, voice coach di reputazione mondiale e docente alla Royal Central School of Speech and Drama di Londra, ha invece illustrato come trasformare il panico - che ci assale quando parliamo in pubblico - in potere. “Occorre prendere consapevolezza fisica del proprio essere, stare con i piedi ben saldi a terra, schiena e collo diritti per non schiacciare il diaframma e facilitare la respirazione. La spina dorsale deve essere come un filo di perle ben tirato,” e prosegue “immaginiamo di avere e una dragon tail – una coda di drago – che attorcigliamo a terra intorno a noi per dare spazio alla nostra presenza fisica. E poi è necessaria la presenza mentale, come fanno gli attori del West End di Londra, prendiamoci mezz’ora per essere centrati su noi stessi e non farci distrarre dall’esterno”.
Simon Lancaster, speechwriter di successo internazionale, che ha lavorato per Tony Blair e collaborato con i CEO di grandi multinazionali in diversi paesi nel mondo, esordisce: “Puoi essere un grande ingegnere, manager, politico, stratega, ma non puoi essere un leader se non sai comunicare. Facciamo un esempio: per decenni gli scienziati hanno lanciato l’allarme sul cambiamento climatico, ma nessuno li ha mai ascoltati, poi arriva una quindicenne svedese, va a Davos e dice ‘la nostra casa sta bruciando’ e tutto il mondo si accorge che siamo in vera emergenza”. E prosegue “Ma l’arte di comunicare si può imparare. Nell’antica Grecia la retorica - l’arte della persuasione - era parte dell’educazione. Aristotele 2500 anni affermava che il grande comunicatore ha bisogno di tre cose: ethos, pathos e logos, cioè essere credibile, suscitare emozione e argomentare con la logica”. Lancaster ha quindi illustrato i trucchi del mestiere, una tecnica costituita dall’utilizzo di sei strumenti: “Ognuno può imparare a comunicare con l’uso di questi semplici trucchi: 1) usa frasi semplici e corte come ‘veni, vidi, vici’ di Giulio Cesare”; 2) ripeti una frase tre volte, come Winston Churchill quando disse ‘We will fight them on the beaches. We will fight them on the landing grounds. We will fight them on the fields and in the streets’; 3) fai ricorso a tre frasi in contrasto tra loro. Ricordate quando John F. Kennedy's disse ‘ask not what your country can do for you. Ask what you can do for your country. The state is your servant, not your master. We look into the future, not the past, working together, not against one another’; 4) fai ampio uso di metafore come paragonare l’azienda ad un’automobile o a una persona; 5) esagera quando spieghi qualcosa e se vuoi entrare in contatto emotivo con il tuo pubblico, ad esempio ‘se stiamo tutti uniti ogni cosa sarà possibile’; 6) fai ricorso alle rime perché la rima rimane impressa nella mente: ‘you've got to speculate to accumulate’”.
E infine, cosa fare quando parliamo davanti a uno schermo? È dal marzo 2020 che siamo abituati a lavorare con questa modalità che ci impedisce di entrare in un vero contatto emotivo con il nostro pubblico. Mark Bowden fornisce in proposito alcuni suggerimenti pratici “ricordiamoci di guardare la telecamera del nostro pc, così il nostro interlocutore sente che lo stiamo veramente guardando negli occhi; facciamo vedere le mani, perché se le teniamo nascoste diamo la sensazione che vogliamo nascondere qualcosa; non usiamo sfondi virtuali e non vergogniamoci di mostrare l’ambiente in cui viviamo, il nostro pubblico ci percepirà in modo naturale, non artificiale”.
Chiude il Summit Mara Marangoni, esperta di formazione manageriale e linguistica: “Non ci rendiamo conto di quanto sia determinante la comunicazione in molti momenti della nostra vita lavorativa. In tanti anni ho visto sfilare davanti ai miei occhi donne e uomini con indiscusse capacità professionali e deboli doti comunicative” e a questo proposito ricorda il famoso speech in cui Mario Draghi ha pronunciato la frase diventata iconica “whatever it takes”, e conclude “comunicare è sicuramente un’arte, ma che si può imparare”.