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L'Analisi Transazionale di Eric Berne

31/08/2005 26123 lettori
4 minuti

L’Analisi Transazionale : gli Stati dell’Io

 

A volte ci comportiamo come bambini.

Le teorie dello psicologo Eric Berne ci spiegano perché

 

Quante volte ci sentiamo infantili, o ci scopriamo a comportarci come nostra madre.

Proprio noi, che ci sentiamo così diversi da lei.

A volte ci comportiamo proprio come dei bambini, i bambini che eravamo, o come i nostri genitori.

Secondo Eric Berne, lo psicologo fondatore dell’Analisi Transazionale, la nostra personalità è suddivisa in tre parti, suddivisibili a loro volta: Il Genitore, l’Adulto, il Bambino.

Berne le definisce rispettivamente esteropsiche, neopsiche, archeopsiche.

Ad ognuna di queste parti corrispondono comportamenti definiti.

Ognuna ha le proprie caratteristiche, i propri stati d’animo, un insieme di modi di essere, che si traducono in comportamenti visibili, e influenzano la comunicazione sociale. Berne li definisce “Stati dell’Io”.

In ogni momento ci troviamo in uno di questi stati.

 

Ma come nascono queste stati? Da dove vengono?

Il Bambino è la prima parte che si forma, perché ci appartiene dalla nascita.

Si può immaginare come un contenitore, che raccoglie tutte le nostre sensazioni dalla nascita fino ai sei anni circa.

Qui troviamo l’infanzia che abbiamo vissuto, con tutte le sue caratteristiche, i ricordi, le sensazioni, sia positive che negative, e tutti i comportamenti che ne derivano.

Il Bambino quindi rappresenta proprio la nostra parte infantile.

Il Genitore è una registrazione, fedele e incancellabile, di tutto quello che hanno detto e fatto i nostri genitori, i fratelli e le sorelle maggiori, le varie figure autorevoli dell’infanzia e perfino la televisione, se passavamo tanto tempo a guardarla.

Ci troviamo i consigli, le imposizioni, il giusto e lo sbagliato, i rimproveri, le carezze.

Sono informazioni in presa diretta, ma che appartengono al passato, e perciò datate. Siccome provengono da figure che erano essenziali per la crescita, non sono soggette a valutazione critica: “così si fa”.

Ma queste informazioni, così importanti quando furono archiviate, nella vita adulta possono essere messe in discussione.

E’ qui che entra in scena l’Adulto, il nostro computer di bordo.

L’Adulto raccoglie, cataloga, valuta e decide il comportamento più indicato in risposta al qui e ora. E’ l’ultima parte che si forma (intorno ai sei anni), e stabilisce quali dati sono validi e quali no, aggiornandoli continuamente grazie all’esperienza.

Per esempio, da piccoli ci hanno detto che il fornello non si tocca, perché è pericoloso (informazione del Genitore). Non sapevamo perché, ma lo sguardo e il tono di voce della mamma bastavano a tenerci lontani dal fuoco.

Quando abbiamo iniziato a pensare con la nostra testa, abbiamo capito che il fornello serve per cucinare, e il fuoco per cuocere, e non necessariamente per scottarci. Basta stare attenti.

Così, l’Adulto ha archiviato l’informazione perché riguardava una situazione che è cambiata.

L’Adulto decide (o dovrebbe decidere) quale stato d’animo far affiorare nei vari momenti, qual è l’insieme di atteggiamenti più appropriato in un determinato contesto.

Infatti, a volte è necessario comportarci in base ai dettami del Genitore, altre volte abbiamo bisogno di esprimerci con la spontaneità del Bambino, altre volte ancora dobbiamo valutare criticamente la realtà.

La nostra serenità interiore, e di conseguenza il rapporto che abbiamo con chi ci sta intorno, dipendono dallo sviluppo equilibrato di queste tre componenti.

Roberta Pennarola
Roberta Pennarola

Laurea magistrale in scienze della comunicazione. Tesi di laurea sperimentale sulla comunicazione pubblicitaria analizzata secondo i principi dell'Analisi Transazionale.