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Interfacce a misura d'uomo

16/03/2006 11034 lettori
5 minuti

Scusate se non sono una macchina, sono un uomo. E' questa la frase che pià spesso ci verrebbe voglia di pronunciare confrondandoci con la tecnologia attuale.

Premi, clicca, copi-incolla, sdradica, zappa, radi, trita. Che confusione.
Il video registratore se non fosse programmabile starebbe nella mia stanza. Ma anche il televisore forse vi trovebbe posto, se non fosse così complicato sintonizzarlo. E il computer? lo devo usare per forza di cose, sono uno relativamente integrato dopo tutto, ma se potessi costruire comunitàzione con la lavagna che usavo a scuola, ne sarei molto più contento e funzionerebbe meglio.

Perché?

Ho dei limiti, molto grossi. Non riesco a premere contemporaneamente ctrl+C sul mio portatile, mi trovo di mezzo un tasto 'funzione' e sbaglio. Non riesco a programmare il videoregistratore che ho regalato a mio padre, spero lui abbia il tempo per impararlo, e soprattutto odio la parabolica: mio nonno la usa, e come direi, ma io no. Norman in un libro diceva 'per usare questi apparecchi telefonici ci vorrebbe una laurea, ed io la ho ma non riesco a farlo funzionare' (liberamente tradotto e citato).

Gestisco una televisione a più di cinquecento chilometri. Entro nei computer, programmo il palinsesto, a volte faccio il montaggio del tg, ed una volta ho fatto anche la regia da cinquecento chilometri, in una tv locale, con poca tecnologia. Anziché comprare software costosissimi e mal progettati ho scaricato un software libero (UltraVNC da sourceforge.net) e lo sto usando con ottimi risultati da un anno. La tv cammina da sola, e pure sono un producer della tv, mica un fruitore (questo forse non lo sarò mai).

Perchè allora alcune cose mi vengono bene ed altro male?
Raskin scrive un libro: progettare a misura d'uomo, e lui le misure le prende...

milioni di noi hanno una relazione di odio-amore con le tecnolgoie dell'informazione: non possiamo vivere senza di loro, ma allo stesso tempo, troviamo molto difficile conviverci.

La progettazione centrata sull'utente: e perché mai. Progettiamo concentrandoci sull'uomo, sulle sue capacità, sui suoi limiti fisici e psicologici. Ho due mani, non chiedetemi di fare come in un film (non ricordo l'attore e cito a memoria la frase:

con una mano remavo, con l'altra lo tenevo e con l'altra: quante gliene ho dato-
(accetto suggerimenti sulla mia omissione e sulle imprecisioni... forse non remava, ma ai fini del discorso non cambia molto)

Ho due mani, non potrei farlo. Eppure ci viene chiesto dalla tecnologia: scrivi, poi clicca col tasto destro del mouse ecc...

Non andiamo bene dice Raskin, e purtroppo la soluzione che propone è abastanza radicale: ci chiede di cambiare per giunta il sistema operativo. Certo, windows (ma anche OSX) non è il miglior sistema possibile, ma certo è universalmente usato. Ha delle falle, degli errori, delle incongruenze. Ma Raskin propone innanzitutto di concentrarci, durante la progettazione, sulle potenzialità dell'uomo. Lasciamo stare l'utente, troppo spesso identificato dal marketing, e troppo poco spesso analizzato dagli esperti di ergonomia cognitiva; ma dico, concentriamoci sull'uomo. Ho due braccia, potenzialità celebrali limitate, lo sanno pure i miei professori, per non parlare di mia madre: non mi può chiedere di comprare il latte se nel frattemposto pensando a quel cliente che domattina vuole consegnato il nuovo logo con tanto di naming. Ho dei limiti. Non ricordo dove metto le chiavi, figuarsi il mouse. Dove sei, che due righe prima ho commesso un errore?

No... la tecnologia non ci supporta, ci supera, ci sovrasta, ci aliena. Ecco. Progettiamo a misura d'uomo. Posso camminare e mangiare un gelato contemporaneamente. Posso anche fare un calcolo matematico nel frattempo. Ma non chiedetemi di fare una corsa ad ostacoli mentre mangio il gelato perché ho mangio o corro veloce per le strade di Roma: senno i passanti chi li vede?

Ah! comprendete questo limite? volete allora farmi usare i vostri oggetti? imparate: ho dei limiti!

Raskin più lucidamente di quanto ne ho parlato io,ma non in modo meno confuso racconta, suggerisce, ci prova. 255 pagine stampate da Apogeo (sapete come la penso sulla loro carta), per fare un'analisi lucida dei limiti umani, con formule, calcoli e proposizioni.

Un paragrafo si intitola: la formazione delle abitudini;
un'altro: unicità del fuoco dell'attenzione;
ancora: misurazione dei tempi  di un'interfaccia

E già. La formazione delle abitudini: se nella versione uno del software X assegnavo il colore ciano premendo C, nella versione due, perché dovrei premere ctrl+alt+C? Mistero del programmatore: odiamo il programmatore.
Ribadiamo: il design non deve essere centrato sull'utente, ma sull'uomo, e deve essere fatto da professionisti, inclusi nelle prime fasi del processo decisionale del prodotto, non alla fine. Guardate i siti internet delle rispettive province e regioni.... dove erano i designer?

Scheda:

Autore: Jef Raskin
Titolo: Interfacce a misura d'uomo;
Editore: Apogeo, 2004
255 pagine
23 euro, meritatissime.

Luca Oliverio
Luca Oliverio

Luca Oliverio è il founder e editor in chief di comunitazione.it, community online nata nel 2002 con l'obiettivo di condividere il sapere e la conoscenza sui temi della strategia di marketing e di comunicazione.

Partner e Head of digital della Cernuto Pizzigoni & Partner.

Studia l'evoluzione sociale dei media e l'evoluzione mediale della società.