Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Intervista con il Professor Roberto Cordeschi

10/04/2003 19889 lettori
6 minuti
D: Buongiorno professore. Lei è Presidente del Corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Università di Salerno ormai da un anno. Se potesse tornare indietro, accetterebbe di nuovo questo incarico?
R: Non mi tirerei indietro... Si tratta comunque di un grosso impegno, soprattutto in questo momento di transizione dal vecchio al nuovo ordinamento degli studi, che ha avviato la cosiddetta "laurea triennale" o "breve". E', questa, il perno della riforma della didattica universitaria, nella quale, però, l'attuale Governo non sembra credere troppo, e soprattutto pensa che una riforma del genere possa essere realizzata a costo zero, o quasi. Una follia. Che ci lascia tra mille difficoltà.
   
D: Lei è stato tra i primi a darci una mano nella costruzione di questo sito. Le posso chiedere perché?
R: Beh, la vostra mi è parsa subito una buona idea: le discipline della comunicazione hanno uno statuto epistemologico spesso incerto; gli studi procedono in modo non sempre ben orientato al mondo del lavoro, che a sua volta reclama figure professionali con profili nuovi; il moltiplicarsi dei Corsi di laurea in Scienze della comunicazione è stato, in questi ultimi anni, un fenomeno a dir poco convulso… In questo panorama, un'iniziativa come la vostra, aperta ai docenti e agli studenti, può risultare molto utile, e del resto mi sembra che stia già riscuotendo qualche successo.
   
D: Una istituzione sempre di più orientata al mercato: l'università... Qual è l'offerta didattica del Corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Università di Salerno, e in cosa si differenzia da quella di altri Corsi di laurea analoghi?
R:

Il Corso di laurea di Salerno è nato per iniziativa di un gruppo di linguisti computazionali: ricordo i nomi dei Professori Annibale Elia ed Emilio D'Agostino, attuale Direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione. Questo ha fatto sì che il nostro Corso di laurea sia da sempre caratterizzato dalla presenza di insegnamenti legati al campo della Linguistica, e che si sia mostrato interessato, rispetto ad altri Corsi di laurea, alla presenza al suo interno di insegnamenti culturalmente e scientificamente non distanti da tale campo, i quali si sono rivelati effettivamente importanti nella formazione di un comunicatore. Oltre all'Informatica, penso alla Scienza cognitiva e alla Psicologia cognitiva, discipline, queste, importanti nel settore del Knowledge management e in quello della progettazione nel web, nonché alla Logica, disciplina rilevante per lo studio delle tecniche dell'argomentazione e della persuasione, che arrivano ad interessare, tra gli altri, il mondo della comunicazione pubblicitaria-e quello della retorica, che ormai vedo rivalutata, per esempio, nella formazione dei manager. Questo nucleo di insegnamenti si è affiancato ad altri più tradizionali ma non meno fondamentali sul piano della formazione di base, come la Storia contemporanea, il Diritto pubblico, l'Economia politica e lo studio dei vecchi e dei nuovi media. La Lingua inglese, per finire, rientra in questo quadro formativo. Che si articola poi in curricula diversi, i quali coprono da una parte il settore della comunicazione pubblica, istituzionale e d'impresa, dall'altra quello della comunicazione di massa e delle teorie e delle tecnologie della comunicazione. Nel complesso, il nuovo triennio di studi, anche se concepito per essere del tutto autosufficiente, troverà uno sbocco naturale e, mi auguro, incisivo nel varo delle lauree specialistiche biennali, previsto nell'anno accademico 2004-2005.

   
D: E dopo oltre dieci anni di attività, possiamo tracciare un primo, provvisorio bilancio?
R: Il nostro Corso di laurea è stato, con quelli di Siena e Torino, uno dei primi tre ad essere attivato in Italia, oltre un decennio fa, come lei ha detto. La partenza è stata difficile, lo sanno bene i fondatori del Corso di laurea, che ho appena menzionato. Ma dopo tante difficoltà iniziali, abbiamo ormai un Corso di laurea sufficientemente robusto, che si differenzia da molti altri, e a mio avviso positivamente, oltre che per i motivi di impianto culturale che ho ricordato, per diversi altri motivi, legati all'organizzazione degli studi e alla programmazione della didattica. Per quanto riguarda gli studenti, abbiamo scelto il numero programmato: al momento, selezioniamo con un test di ingresso fino a 500 matricole, il tetto massimo che ci consente di assicurare una didattica soddisfacente. Per quanto riguarda i docenti, si è proceduto negli anni a un attento reclutamento, attraverso concorsi, di insegnanti sempre qualificati, riducendo progressivamente il numero dei professori supplenti o a contratto, che invece sono la maggioranza in numerosi altri Corsi di laurea in Scienze della comunicazione. Non serve dire come la didattica sia meglio garantita dalla presenza di docenti regolarmente incardinati. Non mi nascondo che molto resta ancora da fare, e ci sono diverse cose che non funzionano a dovere, come ben sanno, per primi, gli studenti. Il problema principale è una certa carenza di aule, ma c'è il dichiarato impegno dell'attuale Rettore ad affrontare la situazione. Da parte nostra, abbiamo proceduto a duplicare quasi tutti i corsi più affollati (l'anno prossimo saranno duplicati tutti). Disponiamo da quest'anno di una seconda e più grande Aula didattica multimediale. Stiamo per inaugurare Laboratori di sostegno per la didattica, come quello di Informatica, affidato al Professor Alberto Postiglione. Infine, abbiamo riformato il corso degli studi e il sistema di calcolo dei crediti, per renderlo più agile e meglio coordinato con le future lauree specialistiche. Ma siamo ancora carenti su altri fronti, per esempio sul tutorato.
   
D: All'interno del Dipartimento di Scienze della comunicazione di Salerno so che sono attive diverse strutture importanti... Le va di raccontarci, sia pure in maniera sintetica, qualcosa dei loro obiettivi? Per esempio, l'OCIPA…
R: Obiettivo dell'OCIPA (Osservatorio sulle Attività di Comunicazione ed Informazione della Pubblica Amministrazione) è in primo luogo quello di monitorare costantemente le forme istituzionali di organizzazione dell'informazione e della comunicazione negli Enti locali delle regioni Campania, Calabria e Basilicata (di gran lunga il principale bacino d'utenza del nostro Ateneo). L'Osservatorio è nato per iniziativa del nostro docente di Teorie e Tecniche della Comunicazione Pubblica, il Professor Antonio Oddati. Al lavoro di monitoraggio e valutazione delle attività comunicazionali si è nel tempo aggiunto quello di affiancamento agli Enti per l'attivazione e l'avvio delle strutture e degli uffici (URP, ufficio stampa e del portavoce) previsti dalla L. 150/2000. La Provincia di Avellino, l'ASL SA 2, il Comune di S. Giorgio a Cremano e la stessa Giunta Regionale della Campania sono alcuni degli Enti presso i quali è in corso questo lavoro di sostegno per l'avvio delle attività di informazione e comunicazione. In particolare presso la Regione Campania, l'OCIPA ha avviato un complesso lavoro che ha come obiettivo principale la creazione della rete di tutti gli URP degli Enti pubblici regionali, e ciò per consentire la realizzazione di un sistema integrato di risposta alla domanda di servizi proveniente dai cittadini campani. Un ultimo aspetto è la formazione e l'aggiornamento professionale, sui quali l'OCIPA è impegnato non solo presso gli Enti, ma anche nell'ambito dei Corsi di perfezionamento in Comunicazione pubblica, svolti presso il nostro Dipartimento, e che riscuotono un notevole successo, anche a livello nazionale.
   
D: Oltre all'OCIPA, nel Dipartimento esiste un Osservatorio su televisione e minori, diretto dal docente di Teoria e Tecniche della Comunicazione di Massa, la Professoressa Piromallo Gambardella. Quali sono i suoi obbiettivi?
R: Sì, si tratta dell'Osservatorio "Violenza, Media, Minori", che si propone di promuovere studi, ricerche e operazioni di monitoraggio sulla produzione e sulla fruizione televisiva, anche attraverso lo scambio di esperienze con altri centri universitari nazionali che si occupano del problema della violenza nei media, e dell'impatto che essa può avere sui processi cognitivi di soggetti in età evolutiva. L'Osservatorio si candida, inoltre, come referente culturale e come organismo di studio e di consulenza per approfondire in sedi istituzionali questa tematica, certo molto attuale e scottante. Un altro Osservatorio attivo presso il Dipartimento è l'Osservatorio per la ricerca e l'analisi qualitativa del linguaggio radiotelevisivo, coordinato dal Professor Giuseppe Jacobini, che insegna attualmente Teorie e Tecniche del Linguaggio Radiotelevisivo. Tutte queste strutture sono rilevanti non solo per quanto riguarda la ricerca, ma anche per la didattica collegata all'elaborazione delle tesi di laurea. In questo quadro, devo aggiungere che è imminente l'inaugurazione presso il Dipartimento di nuovi Laboratori di ricerca, quello dedicato al cinema e ai nuovi media, diretto dal Professor Luigi Frezza, quello di Psicologia cognitiva, diretto dal Professor Alessandro Laudanna, e quello di Marketing e comunicazione visiva, diretto dal Professor Alfonso Siano.
   
D: So che esistono anche collaborazioni di ricerca tra il Dipartimento di Scienze della comunicazione e alcune università di Parigi…
R: Il linguista Maurice Gross, recentemente e prematuramente scomparso (potete vedere il sito http://www-igm.univ-mlv.fr/~laporte/mgross.htm), è stato, a Parigi, il maestro del gruppo di Linguistica computazionale salernitano, sorto a suo tempo per iniziativa del Professor Elia, e noto a livello internazionale per le sue ricerche di lessico-grammatica e nel settore dei dizionari elettronici. Presso il Dipartimento è attivo un Laboratorio dedicato a queste ricerche. L'Osservatorio della Professoressa Piromallo Gambardella è a sua volta in contatto con Università ed Istituti di ricerca francesi. Ma dovrei aggiungere varie collaborazioni da parte di altri nostri docenti e ricercatori con altri paesi europei…
   
D: Preferirei tornare a parlare dell'ordinamento didattico. La riforma mi convince per alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda l'introduzione di stage obbligatori, l'abbreviazione del ciclo di studi, e perché, finalmente, richiede agli studenti una diversa partecipazione. Ma c'è qualcosa che non mi convince... Ultimamente nei corridoi dell'Università sento dire: "gli studenti del vecchio ordinamento hanno maggiori basi"... E' solo colpa delle riforma oppure le nuove leve di professori non hanno le stesse capacità di insegnamento dei predecedenti?
R: Se sente dire queste cose, si tratta per un verso di ovvietà e per un altro di stupidaggini. E' ovvio che gli studenti del vecchio ordinamento (quinquennale) "hanno maggiori basi", come dice lei: il corso di studi attuale è più breve, dura un triennio... Ma è stupido confrontare, in astratto, realtà così diverse come il vecchio e il nuovo ordinamento degli studi. In primo luogo, le "basi" per una buona preparazione tanto generale quanto specifica e professionale, che raggiunga la grande maggioranza degli studenti, sono sufficientemente garantite dal nostro Corso di laurea triennale: e questo sia per le specifiche, solide caratteristiche formative che, come ho ricordato, lo contraddistinguono, sia per la presenza in esso di curricula professionali diversi. In secondo luogo, dopo il triennio, esiste un ventaglio di possibilità per il laureato che voglia approfondire la propria preparazione professionale molto più vasto e articolato che non ai tempi del vecchio ordinamento quinquennale: ci sono le varie lauree specialistiche, i master più diversi nei settori più diversi e così via. Quanto ai docenti, le "nuove leve", come dice lei, non mi sembra, per lo più, che facciano rimpiangere nessuno. Anche se questo è un giudizio che lascio agli studenti...
   
D:

Ma, vecchio o nuovo ordinamento, c'è una cosa che non cambia: il problema lavoro! Nel nord il mercato è saturo, mentre nel sud…

R: Quello della collocazione dei laureati nel mondo del lavoro, come lei sa, è in generale un problema particolarmente spinoso. Da alcuni anni è attivo presso la nostra Cattedra di metodologia della ricerca sociale (Professor Paolo Montesperelli) un Osservatorio sui laureati in Scienze della comunicazione, che monitorizza periodicamente lo stato dell'occupazione dei nostri laureati di Salerno, anche a confronto con quello di laureati presso altri Corsi di laurea in Scienze della comunicazione. La collocazione dei nostri laureati nel mondo del lavoro, almeno fino a questo momento, ci lascia abbastanza soddisfatti, anche se da parte nostra dovremo impegnarci sempre di più per assicurare loro i necessari contatti con questa complessa realtà già durante gli studi.
   
D: Bene, avviandoci alla conclusione, una battuta con cui spesso rispondo a chi mi chiede: "e quindi cosa farai da grande?" è: "lo scienziato della comunicazione"... Come ci dovremmo definire invece? Dottori?
R: Dottori lo siamo tutti, in Italia… A parte gli scherzi, "scienziato della comunicazione" potrebbe andar bene, purchè la parola "scienziato" sia usata non in senso del tutto metaforico, come spesso accade in questi casi, ma quanto meno per alludere a una solida preparazione specialistica, sia teorica che applicativa, nei diversi domini della comunicazione, una preparazione che includa, per esempio, competenze approfondite nel campo delle nuove tecnologie informatiche.
   
D:

Professore... Lei insegna Filosofia della Scienza e io amo specificare che noi studiamo "LE" scienze della comunicazione e non "LA" scienza della comunicazione, faccio un errore?

R: Meglio parlare di SCIENZE della comunicazione. Basta dare un'occhiata al nostro ordinamento degli studi per rendersene conto: non si tratta di un dominio unitario, con una metodologia condivisa, ma di diverse aree di studio e di ricerca, alcune più consolidate dal punto di vista scientifico ed epistemologico, altre meno- molto meno in certi casi, direi.
   
D: Tra tanti specialisti e specialismi, i laureati in Scienze della comunicazione si trovano calati in un mare magnum. Tutto fa brodo, o meglio, tutto è comunicazione, tutto è utile alla formazione del comunicatore? Ci darebbe qualche consiglio per orientarci meglio?
R: Non tutto fa brodo… Secondo me, ma è un'opinione personale, le diverse discipline che possono contribuire a formare un esperto comunicatore (uno "scienziato della comunicazione", se vuole) devono essere attente ai "contenuti" della comunicazione, come spesso si dice da noi, ma anche alle relative tecnologie. Visto che me lo chiede, un consiglio che mi sento di dare agli studenti di Scienze della comunicazione è il seguente: trovare qualsiasi occasione (usando i cosiddetti "crediti liberi" previsti dalla laurea triennale, frequentando buone lauree specialistiche, seguendo master, corsi di specializzazione e così via) per approfondire le tecnologie del web, le architetture software, la programmazione (i linguaggi di programmazione), certe tecniche di Intelligenza Artificiale indispensabili per la progettazione nel mondo di Internet. Secondo me, tra i concorrenti dei nostri laureati sul mercato del lavoro ci saranno presto i nuovi laureati negli ormai tanti Corsi di laurea di Informatica con curricula specializzati nel settore della comunicazione: consultate i siti web di quei curricula e ve ne convincerete. E l'unico modo di mettersi al loro livello, e possibilmente di superarli, è, per un nostro laureato, quello di competere con le loro conoscenze e competenze, sulla base della formazione certo più ricca e completa sul piano dei "contenuti" che gli è assicurata dal nostro Corso di laurea. Del resto, a pensarci bene, questa non è solo una mia opinione personale: da alcune ricerche dell'Osservatorio del Professor Montesperelli risulta che una buona parte dei nostri stessi studenti ci chiede di fornire loro maggiori competenze proprio nei settori che ho ricordato, preoccupati come sono dall'"immagine" poco professionalizzante della loro laurea nel mondo del lavoro.
   
D: E per chi volesse intraprendere il mestiere del ricercatore nell'Università?
R: Attualmente esiste a Salerno un Dottorato di ricerca in Scienze della comunicazione, il cui coordinatore è il Professor Laudanna. Come sempre accade, non tutti quelli che vi accedono mostrano poi di avere la stoffa del ricercatore. Alcuni, per la verità, non lo frequentano con l'obiettivo di tentare di entrare nel mondo della ricerca, e giustamente finalizzano lo studio per la tesi di dottorato al perfezionamento della propria preparazione professionale. Ma in certi casi il dottorato è un primo passo nel mondo della ricerca scientifica, ed è comunque utile per valutare le attitudini di un giovane in questo campo tanto impegnativo. L'attuale riforma dovrebbe prevede altre attività post-laurea che potrebbero avviare alla ricerca, che andranno valutate. Comunque, per un giovane che voglia intraprendere questa strada è ormai indispensabile, secondo me, un periodo di studio più o meno prolungato in centri di ricerca esteri qualificati. Questo può avvenire, attualmente, sia usando le stesse borse del dottorato (come è previsto del relativo regolamento) sia altre borse per l'estero (la nostra Università bandisce periodicamente concorsi per borse di questo tipo). Noi abbiamo alcuni laureati (troppo pochi, per la verità) che si stanno perfezionando all'estero, o stanno prendendo all'estero un titolo equivalente al nostro dottorato. Contiamo molto su questi giovani per il futuro della ricerca e dell'insegnamento nella nostra Università.
   
D: Mi permetta, per concludere, di farle una domanda forse da utopista: la comunicazione al servizio della Pace?
R: Naturalmente è da auspicare che la comunicazione sia al servizio della Pace: ma questo, come sempre, e come è drammaticamente evidente in questi giorni, lo decidono gli uomini.




Luca Oliverio
Luca Oliverio

Luca Oliverio è il founder e editor in chief di comunitazione.it, community online nata nel 2002 con l'obiettivo di condividere il sapere e la conoscenza sui temi della strategia di marketing e di comunicazione.

Partner e Head of digital della Cernuto Pizzigoni & Partner.

Studia l'evoluzione sociale dei media e l'evoluzione mediale della società.