ESPIAZIONE
Come tutte le storie perfette Espiazione è una storia semplice, che nasce da un’unica rottura narrativa che esplode fino a contaminare le vite di tutti i personaggi. Briony, ragazzina fantasiosa e solitaria, osserva sua sorella Cecilia e il figlio della domestica, Robbie, dall’alto della sua immaginazione miope perché inesperta. Tutto comincia con una scena muta: lui, lei,un vaso rotto e una fontana. L’incomprensibilità degli sguardi e dei gesti di quei personaggi che pure Briony conosce così bene turba la non più bambina - non ancora donna e prepara il terreno per pericolosi pensieri. Ci si mette poi una lettera sbagliata, topos di così tante commedie degli equivoci, che diventa ingrediente chiave per la passione dei due grandi ma anche di un’imminente tragedia. E infine ecco il sesso, che essendo l’esito logico di questi due antefatti non può che essere iniettato di mistero e depravazione malvagia. Il colpevole, nella mente di Briony, è venuto prima del misfatto. Briony accusa con fermezza Robbie di un crimine odioso al quale egli è estraneo, spezzando l’affannato grido di desiderio dei due proto-amanti. E poi la guerra fa il resto.
Il libro. Le quattro parti in cui è diviso mostrano sfaccettature narrative diverse e complementari. La prima parte è un intreccio di occhi, di parole non dette, di tensione, pensieri che si rinfrangono gli uni negli altri ma che si bloccano nitidamente nella carta per essere analizzati, scorticati, dal lettore. La seconda parte è un monologo di guerra, di speranza e di ricordo, in cui il soldato semplice Robbie Turner è allo stesso tempo portatore di un’ingiustizia individuale e emblema di quella ingiustizia universale che è la guerra, che interrompe respiri e sospiri, per ragioni che non sono mai grandi abbastanza. La terza parte mostra la vita di Briony dopo che ha abbandonato il paradiso dell’innocenza: ha capito il suo errore, ha voluto essere il Dio non di un mondo di fantasia e carta ma di carne e personaggi reali e deve espiare la sua colpa. E’ l’ultima parte però a rendere geniale questo libro. Il passaggio alla prima persona svela le illusioni narrative, che possono capovolgere una storia, un mondo e i suoi personaggi. E rivelare che un creatore non ha salvezza, perché non ha altro Dio oltre a se stesso.
Il film. Nel film gli occhi languidi di Kira Kightley, la sua schiena magra che si fa accarezzare dal meraviglioso vestito verde, le espressioni fugaci e nitide di James McAvoy, lubrificano in modo voluttuoso lo sguardo dello spettatore e ben restituiscono la sensazione di lato coito interrotto che contraddistingue la prima parte. Il vero problema sta nell’ultima parte, che è troppo sbrigativa e non riesce a rendere in nessun modo la perfetta illusione costruita nel libro. Un po’ a causa del mezzo e un po’ a causa del modo.