Intervista a Marco Vicentini
Marco Vicentini è il titolare della casa editrice Meridiano Zero.
Buongiorno Dott.Vicentini, benvenuto in Comunitazione.Vuole spiegarci come e perché è nata "Meridiano Zero"?
Meridiano Zero è nata per una grande passione per il libro e per la lettura dall'amore per il libro, amore per la forma narrativa del romanzo, amore per le storie che vengono raccontate che appassionano, intrattengono e comunicano anche qualcosa.
Come si è sviluppata negli anni la vostra attività editoriale?
Con misura e timidezza… in altre parole siamo partiti il primo anno a mo' di sondaggio del mercato e quindi con l'uscita di pochi libri e poi mano a mano che arrivavano un po' di segnali incoraggianti su quello che stavamo facendo abbiamo aumentato il numero delle uscite e curato sempre più l'aspetto grafico.
All'inizio lo sviluppo è sempre molto contenuto perché non avevamo delle dimensioni, soprattutto come vendite, tali da poterci permettere grossi investimenti.
A mano a mano che possiamo cerchiamo di svilupparci seguendo soprattutto la strada della qualità.
Predominante è, nella nostra linea di sviluppo, l'importanza della traduzione.
Meridiano Zero è nata come casa editrice di noir, è difficile uscire da quest'etichetta ?
Il problema non è uscire da quest' etichetta, l'importante è ampliarla.
La scelta di partire come casa editrice di noir è stata ponderata e meditata anche per aiutare a farci identificare in un mercato che è intasato di produzione.
E' una scelta che abbiamo fatto oculatamente e non rimpiangiamo, apprezziamo e cerchiamo ancora di essere conosciuti come quelli che lavorano nell'ambito del noir e che cercano di far conoscere dei noir di qualità.
Ci piacerebbe ampliare la scelta e far presente che noi possiamo proporre anche altre cose ma non è facilissimo perché i librai, che sono il filtro determinante che tiene i contatti tra noi e i lettori, non sempre hanno il tempo o la voglia di seguire tutte le modificazioni di una casa editrice.
Come mai avete cominciato proprio con il noir, c' era un interesse particolare?
Per passione personale, il noir per me è una formula, che sta prendendo piede sempre più, che permette in maniera ottimale di condensare gli aspetti del romanzo d'intrattenimento, specialmente dai romanzi gialli e avventurosi, con gli aspetti del romanzo di qualità.
Molto spesso il noir viene usato per analizzare la società d'oggi e i suoi problemi relativi, mi sembra un evoluzione quasi naturale del tipo di forme narrative che vengono esplorate dagli scrittori, mi sembra il romanzo che può far capire meglio lo stato del mondo di questi anni.
Com'è organizzata la vostra casa editrice?
Siamo in quattro persone tra redazione e ufficio stampa, poi abbiamo tutta una serie di collaboratori esterni e ovviamente i traduttori.
La persona che lavora nell'ufficio stampa ha anche l' incarico di direttore editoriale per una nuova collana che dovremmo far partire a gennaio.
E' una collana di un prodotto già inflazionato: scrittori italiani esordienti. Crediamo però possa offrire ancora margini per dire qualcosa di nuovo, perché anche se gli italiani sono pubblicati molto e da molte case, un analisi in termini di qualità e una cura degli autori finché arrivano a mettere a punto il loro manoscritto è un lavoro che non sempre viene fatto e che noi cerchiamo di fare.
Per quanto riguarda la struttura della casa editrice cerchiamo sempre di avere uno o due stragisti, tutte le persone che sono state assunte in casa editrice hanno cominciato come stagisti perché è la maniera migliore per valutare le capacità di una persona.
Meridiano Zero e bookcrossing: ci può raccontare quest' esperienza?
Quest' esperienza è nata un pochino per caso durante una chiacchierata ci stavamo interrogando sul fenomeno del bookcrossing e così abbiamo deciso un po' per scherzo, per scommessa, di provare a mettere quattro o cinque libri in giro con un messaggio scritto a mano e quindi di provare a vedere che tipo di reazione poteva esserci.
Pochi giorni dopo uno ci ha telefonato dalla Francia ringraziandoci per questa iniziativa e per il libro che gli era arrivato per le mani.
E' stata una cosa che ci ha colpiti moltissimo, perché partire con un atteggiamento di esperimento ed avere in tempi così rapidi un riscontro di quelli che fanno colpo, ci ha fatto pensare che questo potesse avere veramente delle capacità enormi e così abbiamo provato a lanciarlo con i due libri successivi. Secondo me un bookcrossing funzionante dovrebbe morire subito, il libro non dovrebbe viaggiare.
Il bookcrossing può portare il libro a persone che in libreria non ci andrebbero, può mettere in contatto con la lettura.
Essere una piccola casa editrice e confrontarsi con il mercato e comunque con la voglia di diffondere prodotti di qualità non deve essere facile.
Esatto. È chiaro che non è facile, quando un piccolo editore fa delle cose di qualità arrivano i grossi a soffiargliele e il piccolo non può fare niente.
Per i grossi editori fare degli investimenti su nuovi autori o è una cosa proibitiva come costi oppure semplicemente scelgono di non farlo e si appoggiano ai piccoli che investono i pochi soldi che hanno in questo.
Non è facile per i piccoli editori riuscire a farsi strada perché anche quando fanno dei prodotti di qualità, e questo viene confermato dalla critica e dal mercato, si trovano effettivamente a scontrarsi contro mezzi in gioco che sono più grandi di loro e vengono inevitabilmente superati da offerte più alte e strutture molto più grosse.
Meridiano Zero alla fiera del libro di Torino: l' esperienza negli anni e l' importanza di questo tipo di manifestazioni.
La necessità della presenza è basilare, perché siccome è un panorama di tutte le case editrici italiane il fatto di essere presenti, soprattutto per una piccola casa, che si deve ancora far conoscere è segno di essere attivi, di essere vivi, di essere presenti sul mercato, quindi è quasi obbligatorio.
Secondo me sarebbe molto sensato se a Torino raggruppassero per tipologie un po' significative o anche per omogeneità gli editori in zone.
Questo non sarebbe assolutamente dannoso, perché al salone di Torino non c'è concorrenza, è il fatto di poter proporre una chiave di lettura, di frequentazione del salone, di far vedere un immagine dell'editoria italiana in maniera significativa e compatta, e quindi da aiutare chiunque i lettori e i frequentatori occasionali che hanno una notevole spesa di biglietto e nessuno sconto sui libri.
E poi si dovrebbero aiutare gli editori facendo delle tariffe che possano tenere conto delle dimensioni di una casa editrice in modo da invogliare la partecipazione di tutti e aumentare la polifonia di voci.
Cosa consiglierebbe ad un ragazzo appena laureato che vorrebbe lavorare in una casa editrice?
Ad una persona motivata che avesse intenzione di lavorare veramente in una casa editrice gli di leggere molto di andare al cinema, di ascoltare musica, di guardare fotografia, cioè di essere aperto e informato su tutte le forme di comunicazione che ci sono.
Oltre a questo secondo me una maniera tra le migliori per chi vuole lavorare in casa editrice è di fare del lavoro gratuito, cioè di fare degli stage perché lo stage è un mezzo utilissimo per mettere alla prova tutti e due.
A chi è laureato ed è interessato a lavorare in una casa editrice lo stage permette di mettersi a contatto e di lavorare con quelli che sono i meccanismi di un settore che non può conoscere, e alla casa editrice permette di guidarlo e aiutarlo e magari valutarlo.
Uscito dagli studi una persona non può sapere esattamente come sarà in grado di misurarsi con il testo scritto, che sia un manoscritto di un autore italiano o una traduzione che deve comunque obbedire ad una serie di regole di leggibilità, di fluidità.
Questo è uno dei consigli principali anche se molto spesso non è così semplice perché in molte zone case editrici non ce ne sono, e lo stage è un impegno che non permette di avere molti stagisti.
La ringrazio molto, spero di averla ancora nostro ospite.