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Capezzone: «Sull'informazione non si facciano due pesi e due misure»

18/09/2009 11825 lettori
4 minuti

Daniele Capezzone, portavoce del Pdl e osservatore attento del mondo dell'informazione, si confronta con Comunitazione sui temi scottanti di questi ultimi giorni: libertà di stampa e giornalismo indipendente.

 

Capezzone, è giusto l'attacco che è stato rivolto dal governo italiano alla stampa internazionale, ultimamente poco generosa con la nostra nazione?

«Ci siamo abituati all'idea che su questo Paese si possa dire o scrivere qualunque cosa. E invece bisognerebbe che tutti noi indossassimo la maglia della Nazionale e cercassimo di voler bene un po' di più alla nostra Italia. In questi mesi abbiamo letto editoriali di fuoco su El Pais, Le Mond, il Wall Street Journal, ma io domani vorrei che questi giornali parlassero anche dei nostri ragazzi che sono morti in Afghanistan, e di come il Paese sta affrontando con compostezza questo momento di dolore».

Silvio Berlusconi contro La Repubblica, Gianfranco Fini contro Il Giornale. Che idea si è fatto di queste contrapposizioni? Siamo nell'orbita del diritto di critica o della diffamazione?

«Io sono un garantista: non è giusto arrivare al punto che Silvio Berlusconi possa essere attaccato e altri no. Io sono uno di quelli che non vogliono che questo clima sia meno che rispettoso. E poi, come fa La Repubblica a non rendersi conto che in realtà parlare male di Berlusconi lo rafforza soltanto, come dimostrano i sondaggi, perché lui risponde con la politica dei fatti? Pensiamo alla consegna delle case ai terremotati, o al G8 in Abruzzo. Eppure no, qualcuno è riuscito a polemizzare anche su questo. Quando c'è stato il G8 a L'Aquila, ci mancava solo che ci si augurassero altre scosse invece di fare il tifo affinchè tutto andasse bene. Queste cose non fanno bene al Paese».

Quindi lei invoca una maggiore "prudenza", per così dire, da parte del mondo dell'informazione?

«Lo ripeto: io sono un garantista. I giornalisti dovrebbero vivere un giorno da diffamati per rendersi conto di cosa significa diffondere informazioni non veritiere su una persona. Ricordiamoci di questo tutte le volte che sentiamo parlare il signor Di Pietro. Nel mondo della comunicazione, la nostra faccia e la nostra reputazione sono il bene più prezioso che abbiamo. Diffamare qualcuno significa distruggerlo. Ecco perchè sostengo che ci voglia una visione anglosassone della questione: se diffami una persona, poi non la puoi passare liscia».

Ma, in definitiva, la libertà di stampa in Italia è in pericolo?

«No. E fa sorridere il fatto che oggi si metta a parlare di libertà di stampa chi proviene da quei partiti che per 40 anni hanno lottizzato la Rai. Ma a qualcuno è giunta la notizia che a Raitre non si riescono a nominare i direttori della rete e del tg? Non sarà che si sta aspettando il congresso di ottobre del Pd per decidere le nomine in base a chi sarà il nuovo segretario del partito?».

Come si pongono, secondo lei, i politici nell'attuale sfera comunicativa?

«I politici hanno spesso una concezione vecchia dell'informazione: farebbero carte false per apparire due secondi in un telegiornale. E invece non è così che si entra in comunicazione con il Paese. I politici dovrebbero evitare di essere troppo autoreferenziali: oggi la politica ruota attorno al riconoscimento, da parte del popolo, di ciò che un governo ha fatto. Le chiacchiere non servono».

Il cittadino oggi ha più possibilità di informarsi?

«Certamente sì. Al giorno d'oggi, la dieta mediatica di ognuno di noi è molto ricca: si va da Internet alla tv, ai giornali. Oggi il problema è di fare una selezione tra la valanga di notizie che arrivano. La libera circolazione delle informazioni è fondamentale: ritengo sbagliato che gli editori abbiano fatto causa a Google solo perché, tramite il servizio "Google News", riportava gratuitamente le loro notizie».

Lo strapotere mediatico della tv, però, è ancora innegabile. E i critici di Berlusconi insistono anche su questo.  

«Ma davvero si pensa che la gente voti Berlusconi solo perché è il proprietario di Canale 5, Italia 1 e Rete 4? E non perché l'elettorato si orienta in base all'operato dei governi? Io piuttosto mi chiedo: ma il fatto che anche grandi banche e grandi gruppi industrali siano proprietari di giornali, non interessa a nessuno? Non preoccupa nessuno? Vedo che si pensa sempre e solo a Silvio Berlusconi, ma non si possono fare due pesi e due misure».

Massimo Giuliano
Massimo Giuliano

Ho collaborato con varie testate cartacee, tra cui Il Tempo e Intercity. La musica è il mio interesse principale: ho recensito cd e concerti per vari siti Internet (NotizieNazionali.net, L'isola che non c'era, Musicalnews.com) mentre oggi sono redattore di IlPescara.it, gruppo editoriale Citynews-Today. Mi sono occupato per anni anche di uffici stampa e comunicazione, collaborando inoltre da esterno con agenzie ed emittenti tv per realizzare servizi ad hoc.