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Advertising online: dal display classico al retargeting

03/02/2010 23149 lettori
5 minuti

Il 27 Ottobre 1994 andò online Hotwired, la versione Internet del mensile Wired nonchè il primo magazine della Rete. Il magazine per sopravvivere aveva bisogno di pubblicità e quindi pubblicò per 60 mila dollari, il primo banner della storia dell'azienda telefonica americana AT&T. Da quel momento, le dinamiche dell'advertising online furono segnate per sempre.

 

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Il banner 468x60 conteneva un interrogativo profetico: "Hai mai cliccato qui con il tuo mouse? Lo farai". Al di là della componente estetica e grafica (raccapricciante), i risultati ottenuti furono spaventosi: CTR al 30% e scommessa vinta. Ennesima conferma che i primi ad osare tecniche di comunicazione digitali innovative, spesso vincono; tanto per rendere l'idea, oggi un CTR buono in una campagna pubblicitaria online è circa 0,30%.

 

Gli spazi a pagamento, tipici del display advertising "old stye", come banner e pop-up perdono infatti sempre più efficacia negli anni, in termini di click rate; questo per molti fattori come il sovraffollamento, la sovraesposizione, la scarsa pertinenza cognitiva ed emotiva tra contenuto e navigatore. Tuttavia il display adv, dichiarato clinicamente morto da molti addetti ai lavori, resta ancora un drive importante diawareness, anche se un pò caro rispetto ad altri canali relazionali come i social media.

 

Per questo mi piacciono molto sia il behavioral targeting, sia il retargeting.  Che cosa sono?

 

Behavioral targeting significa targettizzare il navigatore in base al comportamento  tenuto all'interno del sito; se ad esempio sono in un negozio di e-commerce e visito la sezione cellulari, quando tornerò nel sito una successiva volta, mi apparirà (probabilmente in home page) un banner dei cellulari visti in precedenza.

 

Il retargeting invece funziona così: visito la sezione cellulari, esco dal sito, vado su un secondo sito (affiliato) e magicamente ecco che apparirà un banner intelligente con i cellulari che mi interessavano prima. Semplice, impattante e gestito con un solo cookie. 

 

Questo sotto è un esempio di oggi [Paolo  Iabichino sarà contento :P]...

 

 

Problema principale di questo approccio "display-push"? Senza dubbio il risvolto legale sulla tutela della privacy. Non è banale, anzi.

 

In  Italia ancora non è particolarmente diffuso, esistono poche società  specializzate come Criteo (grazie a Claudio Vaccaro per la segnalazione) ma sono convinto che una possibile direzione evolutiva del banner [qualunquista] sia questa...tu che ne pensi?

Doctor Brand
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Marketing & Communications Consultant at Doctor Brand di Jacopo Pasquini