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Castelfidardo. La Fisarmonica non si suona soltanto

21/10/2014 7423 lettori
4 minuti

Vivacità d'ingegno, passione e competenza dedite alla fisarmonica, strumento musicale in cui «arte e tecnica sono poste sullo stesso piano grazie a una competenza che solo l’esperienza può dare». I volti più noti della fisarmonica si servono degli strumenti Pigini, a conferma del prestigio delle fisarmoniche Pigini in tutto il mondo. Un prestigio non può che fondarsi su basi solide come la qualità e la professionalità, «che fanno di Pigini la marca leader nel settore». In parte è questo slogan che il Team Pigini mette in pratica nella tradizione, via via adeguandosi e rinnovandosi all’ occorrenza. Gradito e apprezzato l’invito a visitare i reparti di produzione.

Nel “Paese” sono serie le preoccupazioni per la crisi in atto. Si dice che siamo nel bel mezzo di un processo riformatore a «tripla elica»: da un lato la riforma della PA, dall'altro quella (attesissima) del terzo settore, nel mezzo una profonda trasformazione del panorama economico e dei processi produttivi. «Il terreno comune in cui si giocano le sorti del nostro futuro è probabilmente l'interesse generale, in cui rientra il benessere civico, la sostenibilità ambientale e la competitività economica di un territorio».  Coscienti e preoccupati, quel tanto che ci sentiamo coinvolti, con l’ottimismo che ci è consono, ci avviamo con il piacere di essere attesi.

Una sala d’ingresso con cimeli e antichità si fa pregiata e immediatamente solenne, prima per la lunga teoria evolutiva degli strumenti poi per il ritratto del capostipite dell’Azienda: Gino Pigini fu fondatore e per molti anni conduttore; già all’età di quattordici anni, era un esperto “vociarolo”. È il Direttore, nipote del fondatore, che ci introduce nei reparti descrivendoci le singole lavorazioni con la partecipazione degli artigiani laddove l’abilità richiede l’eccellenza: serietà e compostezza cumulano con garbati cenni di benvenuto. Forti sensazioni di ammirevoli scoperte rendono difficoltosa una puntuale e seria descrizione: l’intenzione di essere propositivi porta alla doverosa considerazione dello stato di crisi generale che, in un contesto reale, incide sulla competitività. La Fisarmonica non si suona soltanto: «si deve sentire, deve creare un tutt’uno con chi la muove, deve essere un prolungamento dell’anima», cosi com’è stata l’esecuzione di Andrea nell’accommiatarci da un intrattenimento fantastico. Onde evitare un'atmosfera di incertezza, descrivere immaginarie sensazioni inficiando realtà evidenti, ci porta a concludere piacevolmente con uno scritto ripreso in rete. 

La fisarmonica sta completando un delicato passaggio storico-culturale. Quanti, confondendo la tradizione con la realtà, limitano il territorio d’uso dello strumento alle aie di cascine nebbiose o alle piazze di paese in festa? Francesca Pigini, che con il fratello Massimo guida la fabbrica più grande, fondata dal nonno nel 1946, oggi con cinquanta dipendenti e 1.500 prodotti l’anno, sbuffa: «Il concetto è vero ma è ritrito, e appartiene al passato. Oggi a Castelfidardo produciamo eccellenza e innovazione: la fisarmonica è, a tutti gli effetti, uno strumento del nostro tempo, che si insegna nei Conservatori e sa suonare ogni tipo di partitura: classica e contemporanea. Siamo un distretto piccolo ma vitale, ci teniamo strette competenze e passione, le molle che ci fanno andare avanti nonostante le difficoltà». (Claudio Colombo 19 settembre 2011)

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.