Internet Of Things, quanto è già realtà e quanto ancora una prospettiva? (#infografica)
Internet of Things, se ne parla tanto ma il futuro è davvero a un passo? Gartner e Lucas Blake in una infografica riassumono l’evoluzione di questo tema, evidenziando come gli oggetti connessi cresceranno di un 30% nel 2016 rispetto all’anno precedente (già ora sono 5.5 milioni ogni giorno i nuovi oggetti connessi ad Internet) per arrivare a 20.8 miliardi nel 2020.
Anche McKinsey stima che da qui al 2025 il mercato globale dell’Internet of Things potrebbe valere dai 3.900 agli 11.100 miliardi di dollari all’anno,come emerge dal report “The Internet of Things, mapping the value beyond the value”, stilato dalla società di consulenza strategica analizzando più di 150 use case a livello globale.
E in Italia? Secondo la recentissima ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano a fine 2015 il mercato dell’Internet of Things in Italia raggiunge i 2 miliardi di euro, con unacrescita del 30% rispetto al 2014, spinta sia dalle applicazioni consolidate che sfruttano la connettività cellulare (1,47 miliardi di euro, +28% rispetto al 2014) che da quelle che utilizzano altre tecnologie come Wireless M-Bus o Bluetooth Low Energy (530 milioni di euro, +33%). Anche se l’IoT apre uno scenario applicativo sconfinato, il mercato italiano è trainato in particolare dai contatori gas (25%) e dalle auto connesse (24%) che da soli sfiorano il miliardo di euro di valore (qui l’infografica della ricerca).
Ma allora che cosa manca, nonostante questi numeri e il grande entusiasmo che si respira, per fare il salto definitivo?
Un aspetto chiave è la valorizzazione dei dati raccolti, come spiega Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things: “I dati possono essere sfruttati nei processi interni all’azienda, riducendo i costi e migliorando l’efficacia verso i clienti, oppure possono generare valore all’esterno con la vendita a terzi, aprendo a nuove opportunità di business. La disponibilità di dati puntuali sull’utilizzo dei prodotti grazie all’IoT rende possibili nuove strategie di prezzo ‘pay-per-use’, che iniziano a interessare non solo i servizi, come l’assicurazione auto che varia in base alla percorrenza annua, ma anche i prodotti, come gli pneumatici pagati in base ai chilometri percorsi. In alcuni casi la vendita è addirittura incentivata proprio per avere accesso a nuovi dati, che costituiscono fonte di valore per le aziende, come nel caso dei dispositivi wearable promossi da parte delle assicurazioni”.
Oltre alla comprensione e sfruttamento dei dati va alimentato poi tuttol’ecosistema affrontando il rischio reale dell’incompatibilità tra sistemi chiusi e proprietari, che è un po’ la negazione stessa delle logiche internet ma che già si è iniziata a sentire proprio con i sistemi operativi mobili. Anche per questo forse scarseggiano ancora le killer application che rendano diffuso e imprescindibile l’uso di questi strumenti per una larga fetta della popolazione.
Un’ultima considerazione riguarda le persone: io sono convinto che la tecnologia funziona quando quasi non ci si accorge di usarla tanto è naturale ed allo stesso tempo se ci migliora la vita realmente.
Semplicemente, gli standard e i servizi che daranno beneficio alle persone si diffonderanno davvero, mentre tante altre cose resteranno nicchie, e per questo chi sta disegnando questi mondi deve pensare attentamente allacustomer experience ed ai bisogni degli individui.
Resta poi un grande tema sulla privacy in uno scenario dove tutto è connesso e ci avvolge, a volte decidendo già alcune piccole cose al posto nostro, ma è proprio adesso il momento giusto per affrontare il problema, prima che sia troppo complesso farlo.