Analisi delle testate: L'unità
L’Unità
Genere: quotidiano nazionale di partito
Tiratura: varia intorno alle 120.000 copie giornaliere
Data di fondazione: 12 febbraio 1924
Sede: Roma, Milano, Bologna, Firenze
Proprietà: DS
Fondatore: Antonio Gramsci
Direttore: Antonio Padellaro
Nome testata: il nome rimanda chiaramente all’unità d’Italia, raggiunta dopo tre guerre d’indipendenza e una mondiale.
Orientamento politico: centro-sinistra
Breve excursus storico: è un quotidiano, organo del partito comunista italiano e poi, dal 1991, del Partito democratico della sinistra. Venne fondato a Milano nel 1924 da Antonio Gramsci raccogliendo l'eredità di altri giornali precedenti (Ordine nuovo, Il lavoratore, Il comunista). A partire dal 1926, dopo la legge fascista sulla stampa, venne pubblicato clandestinamente. Riprese le pubblicazioni regolari a Roma nel 1944 e a Milano, Genova, Torino nel 1945, il giorno stesso della Liberazione (25 aprile); dal 1957 sono rimaste solo le edizioni di Roma e di Milano. Da sempre serio portavoce del partito, nella seconda metà degli anni Ottanta anche il quotidiano cominciò a mostrare delle aperture alle novità: già nel
Analisi del contenuto
Titolo: L’unica amnistia è per il premier
Sottotitolo: Solo 136 i deputati per il dibattito alla Camera, ormai non c’è più nulla da fare
All Iberian, i giudici dicono: Berlusconi assolto perché ha cancellato il reato.
La testata inizia con questo titolo la sua prima pagina. In un riquadro rosso, sopra il titolo, viene riportata la dichiarazione precisa del ministro Castelli. L’argomento dell’amnistia prende subito sembianze di critica politica nei confronti del premier, con toni molto più accesi che negli altri quotidiani: il premier in sostanza è accusato di aver varato la legge del falso in bilancio ma non essersi preoccupato per l’amnistia, “se si fosse votata una legge per il premier sarebbe stato lo stesso?”. Il governo viene definito “indifferente” e precisa un passo non toccato dagli altri quotidiani: “tanti assenti tra i promotori con l’eccezione dei DS”. Alla doppia-questione (si parla non solo di amnistia ma di leggi varate solo se fanno comodo) vengono dedicate le prime due pagine interne e la sesta pagina (riferita più che altro a Berlusconi). L’editoriale è sempre legato alla questione sulle carceri; Nando dalla Chiesa parla di questo argomento con molta emotività (“richiamo che sconfinava nelle pieghe dell’anima”), non attribuisce la colpa a Casini ma al governo, dicendo che per difendere le condizioni dei detenuti è fondamentale non votare il centro-destra. Nel parlare di atteggiamenti comuni, riferiti cioè a tutti i cittadini, si rivolge al suo pubblico in prima persona, fa domande retoriche e utilizza una terminologia facile da comprendere. La questione dell’amnistia viene definita “spinosa”, specificano che “Lega e AN fanno muro” e proprio questo ostruzionismo mina alle fondamenta del provvedimento, parlano con toni duri soprattutto del ministro Castelli. La foto scelta per l’articolo è molto significativa, una folla di detenuti dietro le sbarre, chi in piedi a spingere, chi arrampicati in alto. L’emotività del titolo di pagina 3 si esprime anche con l’accenno a papa Giovanni Paolo II (“a tre anni dall’appello di Wojtyla…”) e la presa di distanza dalle posizioni di maggioranza con il termine “vergogna” tra virgolette, viene resa esplicita solo “l’indifferenza della maggioranza “ e non il fatto che anche molti deputati del centro-sinistra erano assenti. Sotto, un articolo sulle misere condizioni delle carceri. L’Aula ora deserta, “traboccava” per la votazione delle leggi pro-Berlusconi. Insomma, la testata non sente ragioni se non le proprie, il target a cui si riferisce lo sa e l’acquista per sentirsi dire quello che vuole sentire. Anche la vignetta umoristica in prima pagina è riferita all’amnistia. Sotto il primo titolo, c’è la foto dell’uomo di colore americano, titolo: “Nero ucciso dalla polizia. Aveva un coltello”. Il trafiletto racconta in breve la storia come già accennato nelle altre testate, spiegando che un testimone ha reputato l’uomo non pericoloso. Il titolo è comunque ambiguo, la seconda frase sembra la premessa della prima, come se la colpa effettiva fosse dell’uomo e non delle forze dell’ordine. Pagina 11, dove si rimanda per l’articolo, è occupata per metà da questo evento, il titolo addirittura parla di “brandire un coltello”, termine piuttosto brutale ed esasperato per esprimere il concetto di un uomo che ha tirato fuori un coltello. Nel corso dell’articolo è riportata la dichiarazione di uno dei due testimoni che afferma che l’uomo “agitava un temperino”; brandire e agitare si trovano agli antipodi dello stesso campo semantico. L’articolo, che continua nella sua ambiguità, non prende una posizione decisa nella vicenda, termina con la spiegazione dei problemi che ha dato la polizia negli ultimi anni per un eccesso di aggressività. Infine, in basso della prima pagina viene affrontato il tema Unipol al quale sono dedicate due pagine interne. I toni sono molti più tenui e concilianti, niente titoloni sensazionalistici o urlati, solo un uso ben ponderato dei termini.
Titolo: Consorte 4 ore in procura a Milano. Legacoop: se ha sbagliato vada via
Sottotitolo: 50 milioni: i magistrati contestano al presidente di Unipol alcuni “movimenti di denaro illeciti”. Legacoop: valuteremo se l’etica è stata violata.
Se nelle altre testate venivano subito evidenziati i soldi presi da Consorte, adesso si dice solo che è stato in procura,