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Analisi delle testate: L'unità

17/01/2007 22155 lettori
5 minuti

L’Unità

Genere: quotidiano nazionale di partito
Tiratura: varia intorno alle 120.000 copie giornaliere
Data di fondazione: 12 febbraio 1924
Sede: Roma, Milano, Bologna, Firenze
Proprietà: DS
Fondatore: Antonio Gramsci
Direttore: Antonio Padellaro

Nome testata: il nome rimanda chiaramente all’unità d’Italia, raggiunta dopo tre guerre d’indipendenza e una mondiale.

Orientamento politico: centro-sinistra

Breve excursus storico: è un quotidiano, organo del partito comunista italiano e poi, dal 1991, del Partito democratico della sinistra. Venne fondato a Milano nel 1924 da Antonio Gramsci raccogliendo l'eredità di altri giornali precedenti (Ordine nuovo, Il lavoratore, Il comunista). A partire dal 1926, dopo la legge fascista sulla stampa, venne pubblicato clandestinamente. Riprese le pubblicazioni regolari a Roma nel 1944 e a Milano, Genova, Torino nel 1945, il giorno stesso della Liberazione (25 aprile); dal 1957 sono rimaste solo le edizioni di Roma e di Milano. Da sempre serio portavoce del partito, nella seconda metà degli anni Ottanta anche il quotidiano cominciò a mostrare delle aperture alle novità: già nel 1986 l'uscita dell'inserto umoristico Tango diretto da Staino, pur facendo salire la tiratura di 50.000 copie fu oggetto di discussione all'interno per la sua spregiudicatezza, ma fu la svolta politica di Achille Occhetto, che portò anche nel giornale possibilità di critica. Un deciso svecchiamento si è sviluppato nel decennio seguente: nel 1994 è stato lanciato il secondo dorso (cultura, spettacolo, scienza e sport), l'anno successivo è stata avviata l'operazione di abbinamento quotidiano+cassetta e alcune edizioni locali sono state trasformate in un terzo dorso “Mattina”, dal 1996 al 1997 all'Unità è stato allegato il magazine “Diario della settimana”.

Analisi del contenuto

Titolo: L’unica amnistia è per il premier

Sottotitolo: Solo 136 i deputati per il dibattito alla Camera, ormai non c’è più nulla da fare

All Iberian, i giudici dicono: Berlusconi assolto perché ha cancellato il reato.

La testata inizia con questo titolo la sua prima pagina. In un riquadro rosso, sopra il titolo, viene riportata la dichiarazione precisa del ministro Castelli. L’argomento dell’amnistia prende subito sembianze di critica politica nei confronti del premier, con toni molto più accesi che negli altri quotidiani: il premier in sostanza è accusato di aver varato la legge del falso in bilancio ma non essersi preoccupato per l’amnistia, “se si fosse votata una legge per il premier sarebbe stato lo stesso?”. Il governo viene definito “indifferente” e precisa un passo non toccato dagli altri quotidiani: “tanti assenti tra i promotori con l’eccezione dei DS”. Alla doppia-questione (si parla non solo di amnistia ma di leggi varate solo se fanno comodo) vengono dedicate le prime due pagine interne e la sesta pagina (riferita più che altro a Berlusconi). L’editoriale è sempre legato alla questione sulle carceri; Nando dalla Chiesa parla di questo argomento con molta emotività (“richiamo che sconfinava nelle pieghe dell’anima”), non attribuisce la colpa a Casini ma al governo, dicendo che per difendere le condizioni dei detenuti è fondamentale non votare il centro-destra. Nel parlare di atteggiamenti comuni, riferiti cioè a tutti i cittadini, si rivolge al suo pubblico in prima persona, fa domande retoriche e utilizza una terminologia facile da comprendere. La questione dell’amnistia viene definita “spinosa”, specificano che “Lega e AN fanno muro” e proprio questo ostruzionismo mina alle fondamenta del provvedimento, parlano con toni duri soprattutto del ministro Castelli. La foto scelta per l’articolo è molto significativa, una folla di detenuti dietro le sbarre, chi in piedi a spingere, chi arrampicati in alto. L’emotività del titolo di pagina 3 si esprime anche con l’accenno a papa Giovanni Paolo II (“a tre anni dall’appello di Wojtyla…”) e la presa di distanza dalle posizioni di maggioranza con il termine “vergogna” tra virgolette, viene resa esplicita solo “l’indifferenza della maggioranza “ e non il fatto che anche molti deputati del centro-sinistra erano assenti. Sotto, un articolo sulle misere condizioni delle carceri. L’Aula ora deserta, “traboccava” per la votazione delle leggi pro-Berlusconi. Insomma, la testata non sente ragioni se non le proprie, il target a cui si riferisce lo sa e l’acquista per sentirsi dire quello che vuole sentire. Anche la vignetta umoristica in prima pagina è riferita all’amnistia. Sotto il primo titolo, c’è la foto dell’uomo di colore americano, titolo: “Nero ucciso dalla polizia. Aveva un coltello”. Il trafiletto racconta in breve la storia come già accennato nelle altre testate, spiegando che un testimone ha reputato l’uomo non pericoloso. Il titolo è comunque ambiguo, la seconda frase sembra la premessa della prima, come se la colpa effettiva fosse dell’uomo e non delle forze dell’ordine. Pagina 11, dove si rimanda per l’articolo, è occupata per metà da questo evento, il titolo addirittura parla di “brandire un coltello”, termine piuttosto brutale ed esasperato per esprimere il concetto di un uomo che ha tirato fuori un coltello. Nel corso dell’articolo è riportata la dichiarazione di uno dei due testimoni che afferma che l’uomo “agitava un temperino”; brandire e agitare si trovano agli antipodi dello stesso campo semantico. L’articolo, che continua nella sua ambiguità, non prende una posizione decisa nella vicenda, termina con la spiegazione dei problemi che ha dato la polizia negli ultimi anni per un eccesso di aggressività. Infine, in basso della prima pagina viene affrontato il tema Unipol al quale sono dedicate due pagine interne. I toni sono molti più tenui e concilianti, niente titoloni sensazionalistici o urlati, solo un uso ben ponderato dei termini.

Titolo: Consorte 4 ore in procura a Milano. Legacoop: se ha sbagliato vada via

Sottotitolo: 50 milioni: i magistrati contestano al presidente di Unipol alcuni “movimenti di denaro illeciti”. Legacoop: valuteremo se l’etica è stata violata.

Se nelle altre testate venivano subito evidenziati i soldi presi da Consorte, adesso si dice solo che è stato in procura, la Legacoop parla in maniera ipotetica, i “movimenti illeciti” sono tra virgolette e sono solo “alcuni”. Nelle pagine interne l’articolo di apertura parla solo dell’affermazione Legacoop: “Legacoop: valuteremo se l’etica è stata violata”, specificando nel sottotitolo le distanze prese dai vertici Unipol. L’articolo cerca di essere più imparziale possibile, apre con la spiegazione della posizione della Legacoop (accanto è anche riportata “la carta dei valori e dei principi della cooperazione” approvata nel 1993) e ribadisce più volte che la scalata su Bnl è nella legalità. Chiaramente la testata è vicino alle sorti della questione, usa la rima persona nel titolo e auspica che le sorti di Unipol siano decise al più presto per chiudere la questione Opa. Nessun accostamento alla politica viene fatto in questo articolo. Sempre nella solita pagina, in basso, c’è un articolo che vede Sposetti per soggetto, e la difesa per oggetto: “qui si rischia solo di diffamare”. La pagina seguente parte con : “Antonveneta, contestati a Consorte movimenti illeciti per 40-50 milioni”. Il verbo al passivo indica una presa di distanza da Consorte, inoltre nelle altre testate la cifra era una, qui oscilla tra un minimo e un massimo ed è chiamata “tesoretto”, si parla di “una serie di operazioni finanziarie finite ora nel mirino” e non di aggiotaggio o altri termini specifici; anche in questa situazione l’introduzione dell’argomento rimane molto sul generico, solo dopo inizia ad addentrarsi in qualche particolare tecnico, ma niente a confronto di altre testate. Cito la seconda metà dell’articolo: “Certo (espressione colloquiale) è quantomeno imbarazzante (è solo una questione di imbarazzo…) il fatto che il manager che dirige la compagnia assicurativa delle cooperative rosse abbia usufruito della legge, varata dal governo Berlusconi”; il finale: “ quei soldi guadagnati sui titoli Unipol erano destinati al duo di vertice dell’Unipol. Lo afferma Bertagnoli e Boni conferma. E l’operazione è davvero strana”. Mentre tutti i quotdiani, chi in chiave politica, chi finanziaria, chi etica, accusano i dirigenti Unipol, l’Unità parla di “un’operazione strana”. La testata si trova in un’evidente stato di difficoltà, non sa come gestire questa situazione che la tocca così da vicino, i toni forti e accesi che utilizza di solito o che ha utilizzato per parlare dell’amnistia e attaccare Berlusconi, adesso si spengono per lasciare posto a termini e frasi vaghe; in questa vicenda, insomma, le risulta problematico riuscire a trovare una via dove poter indirizzare il suo lettore modello.