L'accesso alla professione 4: quale giornalismo?
Dopo aver scelto di fare del giornalismo la propria attività professionale, bisogna affrontare un’altra decisione ugualmente importante: a quale settore del giornalismo dedicarsi.I sei principali settori dell’informazione (agenzia stampa, quotidiano, periodico, radio, televisione e Internet) richiedono ritmi ed approcci assai diversi tra loro e, naturalmente, è sempre bene rendersi preventivamente conto di tutti gli aspetti – sia pratici che teorici – a cui bisogna essere preparati per il definitivo ingresso nel mondo del lavoro; come ben si sa, infatti, il lavoro di un giornalista televisivo è ben diverso da quello di un redattore radiofonico o di un operatore di redazione di un periodico cartaceo.
Se in quest’ultima realtà – a prescindere dalla periodicità della testata – i tempi non sono poi così fermamente stretti, nell’ambito radiofonico o televisivo, la corsa alla notizia (o allo scoop!) impone dei ritmi abbastanza serrati; in una ipotetica scala crescente dei tempi di lavorazione, l’agenzia stampa risulterebbe sicuramente al primo posto seguita da televisione, radio, Internet (se si tratta di siti web di cronaca), quotidiano e, infine, dal periodico.
Anche la forma delle notizie è assai diversa tra loro: mentre la radio richiede necessariamente contenuti ristretti e sintetici (basti pensare che, all’interno di un radiogiornale, il tempo per la lettura di una notizia non supera quasi mai i due minuti), all’interno di quotidiani o periodici si può avere invece lo spazio necessario per precisazioni ed approfondimenti.
Nelle agenzie stampa vige la legge della corsa contro il tempo ed è quindi basilare arrivare il prima possibile sulla notizia (o "lancio di agenzia")… lo stesso si può dire della televisione che, oltre alla capacità di sintesi, richiede velocità e fiuto per la notizia e, soprattutto, per le immagini con cui montare il servizio: nelle stesura di un "pezzo" televisivo, infatti, notevole importanza è da attribuire al cameraman che deve essere considerato al pari del giornalista stesso.
Da qui, nasce forse l’esigenza di fare dei distinguo: da una parte il giornalista vero e proprio, dall’altra il redattore; a prima vista, forse non sembra vi sia alcuna differenza tra queste due figure complementari ma, in realtà, il loro lavoro è totalmente differente. Il giornalista è colui che rincorre la notizia, la scova e la mette a nudo, mentre il redattore ne cura la pubblicazione e la diffusione (quello che in gergo giornalistico viene definito "desk" o "cucina redazionale"). Naturalmente, spesso e volentieri le due figure si sovrappongono e la stessa persona può fungere, a volte da giornalista, e a volte da redattore.Un caso a parte merita, poi, la figura del redattore di testate multimediali, il cosiddetto "web writer" o "web content": oltre ad avere una più che buona conoscenza della rete e, soprattutto, un’ottima capacità nell’utilizzo dei principali applicativi informatici, deve possedere anche una perfetta familiarità con il linguaggio ipertestuale html.
In ultima analisi, infine, è quella relativa all’aspetto estetico delle notizie pubblicate: se è vero che la parte grafica viene curata da professionisti del settore, è ugualmente vero che la scelta delle fotografie, delle tabelle, dei grafici, dei disegni, e delle didascalie è riservata al giornalista/redattore (o per lo meno, a colui che ha curato e scritto l’articolo).
Da un sondaggio effettuato tra i visitatori di Piccoli Giornalisti, è emerso che il 23% vorrebbe lavorare in una redazione televisiva; il 20% in quella di un quotidiano; il 17% in un'agenzia di stampa; il 16% in una redazione di un periodico o di una testata radiofonica e, solo il 5%, in una redazione di tipo multimediale. Quest'ultimo dato, conferma il sondaggio precedente che ha visto il 53% dei visitatori affermare che Internet non sostituirà mai la carta stampata (solo per ciò che riguarda il mondo dell'informazione).
Roberto Bonin