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Marketing Agorà

17/09/2007 29549 lettori
4 minuti

 

Ci siamo presi quasi due mesi di tempo dedicandoci ad ozio creativo, studio & osservazione, da quando è stata rilasciata Bene pubblico 1st release, quarto ed ultimo in ordine cronologico, tentativo di sistematizzare un’idea, una intuizione nata dalla [ri]lettura della teoria dell’azione collettiva di Olson e dalla volontà propositiva di fornire un contributo alla [ri]nascita del marketing nazionale. .....la domanda per l’eruzione del meraviglioso nell’ordinario diventerà la più sonante, pregnante e tumultuosa di tutte le richieste; un futuro che inizierà [aspetta un attimo, fammi guardare l’orologio] 7...6...5...4...3...2...1...Ora!” [Akim Bey, T.A.Z. Zone Temporaneamente Autonome].

I quattro passaggi chiave precedenti, elaborati grazie al contributo di [in ordine alfabetico],

sono disponibili su marketingblog.

A proposito di comodità, se il tema proposto vi interessa e vi coinvolge, vi consiglio di mettervi comodi; non sarò breve.

Da un lato si continua a denunciare inadeguatezza del “marketing tradizionale” e della comunicazione d’impresa; “illuminanti” sotto questo profilo l’ultimo articolo [sezione editoriali] di Vito Di Bari e la risposta ad un mio breve commento di qualche giorno fa di Nicola Mattina.

Dall’altro nel “bar più grande del mondo” che definiamo genericamente come blogosfera, hanno preso e stanno prendendo forma una moltitudine di comunità di interesse al cui interno si pratica un vivace scambio di punti di vista ed informazioni; le nuove agorà.

Akim Bey parla della rete e della tela e, seppur le sue riflessioni siano improntate chiaramente alla diffusione della contro cultura americana del “cyberpunk”, credo possano essere elemento di riflessione e di stimolo anche nell’ambito della discussione attuale.

Bey afferma che “la rete ha un aspetto orizzontale e non gerarchico” ed anche a questo ho voluto riferirmi quando, nell’ambito dei key values dell’ipotesi progettuale, si è parlato di persone e partecipazione; continuando ad immaginare come “quindi all’interno della rete ha iniziato ad emergere una vaga sorta di contro-rete che chiameremo tela. [Come se la rete fosse una rete da pesca e la tela fossero ragnatele tessute attraverso gli interstizi e le sezioni strappate della rete]” (1)

Questo ha evidentemente un impatto sia sulla comunicazione politica, come Bey sostiene, che sulla comunicazione d’impresa e sul marketing più in generale.

La differenza sostanziale tra quello che viene definito web 1.0 e l’attuale web 2.0 sta nell’abbattimento dei costi di produzione di contenuti che di conseguenza genera una maggior diffusione degli stessi, nonché lo scavalcamento delle fonti tradizionali/consolidate per la loro creazione e l’amplificazione delle conversazioni e delle relative influenze nell’accelerazione delle stesse.

All’interno del panorama nazionale, come rileva giustamente l’ottimo [mini]Gianluca, i comparti di marketing delle imprese medio - grandi sono perlopiù “ingessati” su principi arcaici e vincolati da organizzazioni product-oriented, mentre le pmi continuano prevalentemente ad interrogarsi su questa disciplina vissuta come voce di costo certo dai benefici incerti da affidare [se del caso] alla figlia, scema, del paron; a quella più sveglia viene normalmente affidato il comparto amministrativo nella mia modesta esperienza.

Come rilevano D. Tappscott & A.D. Williams nel loro libro di recente pubblicazione [se non l’avete ancora letto, fatelo!] “Poter attingere ad un’ideagorà è un po’ come avere un eBay per l’innovazione...Oggi una miriade di idee, innovazioni, fonti di finanziamento e milioni di individui intraprendenti fioriscono al di fuori delle imprese tradizionali. Le ideagorà possono aiutare le aziende ad accedervi” (2)  

Continuando, “ Le ideagorà potrebbero ridurre i costi di transizione, accelerare il passo dell’innovazione e consentire a tutti gli attori del mercato di raggiungere una maggiore efficienza”. (3)

Questo, calato ancora una volta nel nostro panorama imprenditoriale nazionale, rappresenta un’importante opportunità per le piccole e medie imprese che non hanno la forza, in termini di management e/o marketing, di “sfidare” le grandi aziende.

E’ all’interno dello scenario sin qui sinteticamente descritto che si colloca il progetto/la proposta collaborativa definita ad oggi provvisoriamente “Bene Pubblico”, i cui contorni sono stati delineati nel mese di giugno e che a continuazione approfondiremo ulteriormente grazie, anche, ai numerosi contributi pubblici e privati ricevuti da allora.

Titolo/Naming:
 

L’ipotesi perseguita inizialmente si concentrava su “BenchMarketing” [*], ma le considerazioni ricevute e da me condivise rispetto all’italianità del progetto introdotto nei key pillars, mi hanno fatto riflettere portandomi ad optare in questa fase successiva per “Marketing Agorà”[*], termine internazionale ma non di derivazione etimologica anglosassone, che credo identifichi con chiarezza ed immediatezza gli elementi portanti del progetto.

Claim:

Anche in questo caso si era utilizzato inizialmente l’inglese e l’idea originaria si focalizzava su “Shape Ideas” sia per le motivazioni soprariportate che per una apparente incongruità grammaticale rilevata da Matteo; vi è stato un ripensamento/approfondimento. Tra le proposte ricevute in tal senso la più centrata mi appare quella di Carlo: “Ripensare il marketing, una e-topia italiana”.

Obiettivi:
 

Gli obiettivi generali e, per questa fase, dettagliati, ritengo siano già stati espressi nelle precedenti pubblicazioni sul tema

Da parte di alcuni tra quelli che sin ora hanno concettualmente aderito alla proposta, è stata posta la specifica [e legittima] richiesta di quali vantaggi ciascun partecipante possa ricavare singolarmente dall’investire il proprio tempo in questa ipotesi progettuale.

Al di là di altre considerazioni, ritengo di aver fornito una prima risposta a questo quesito nell’articolo del 18 giugno scorso, con particolare riferimento alla voce integrazione. Credo che la lettura di Wikinomics possa fornire un importante approfondimento e chiarimento, anche, in tal senso. Immagino che essendoci anche un obiettivo sociale [nel senso più ampio del termine] questo possa soddisfare i bisogni individuali più elevati cosi come egregiamente sintetizzati tempo fa da Maslow.

Temi/aree di ricerca & sviluppo:
 

I temi, ancora una volta, sono stati precedentemente elencati nella “versione beta”. Condivido appieno ciò che dice Maurizio quando afferma che i temi presi in considerazione debbano essere presi come esempio lasciando aperta la possibilità di trattarne di nuovi.

Il costituendo gruppo di lavoro, e tutti coloro che vorranno successivamente aderire/collaborare, li definirà di volta in volta in funzione delle opportunità temporali e strategiche.

Ovviamente [“smanioso di partire”] bisognerà necessariamente iniziare dal primo che vorrei concordare e definire congiuntamente in tempi ristretti.

L'ipotesi di fondo è quella di fare ricerca applicata e, quindi, di sperimentare nuovi modelli e modalità.

 
Soggetto statutario ed economico:
 

Come predetto si ipotizza l’istituzione di una fondazione/ente non profit di cui i partecipanti sono i soci fondatori.

Pur costituendosi di fatto come una comunità di pratica si ritiene opportuna tale forma a tutela di eventuali eccessi di spontaneismo e/o improvvisazione che hanno caratterizzato altre forme di aggregazione spontanea del nostro paese sino ad oggi.

Forma & Contenitore
 

L’ipotesi progettuale di creazione di una comunità per le migliori pratiche [anticamente descritte prima della nascita di questo progetto come “best practices”] non può prescindere, come mi è stato fatto notare in più occasioni dalle diverse persone che mi hanno fornito un feedback, da una forma e da un contenitore.

Questo è stato volutamente da me ignorato sin ora poiché ho preferito concentrare la mia attenzione in fase iniziale più sui contenuti che sul contenitore.

Credo invece possa essere giunto ora il momento di confrontarsi su questo tema.

Premesso che la mia tecnicalità è davvero scadente [per fortuna c’è almeno un terzetto dei probabili partecipanti con buone/ottime skills in questo ambito] proverò quindi attraverso esemplificazioni concrete ad esplicitare quale sia la mia idea relativamente a quest’area.

Come è stato detto essendo l’obiettivo non il semplice scambio di informazioni o di rendere pubblica un’opinione, cosa che già avviene, ma di elaborare conoscenza, serve una infrastruttura in grado non solo di contenere le conoscenze condivise ma anche di dare loro forma & struttura e di favorirne la creazione sociale.

a) Contenitore:

E’ stata fornita gentilmente più volte la possibilità della creazione di un’area dedicata all’interno del “portale della collaborazione” denominato Complexlab. I dettagli sono evidentemente da definire/concordare, ma si tratta, al di là di ogni altra possibile considerazione, della soluzione di più immediata realizzazione.

Ovviamente, qualora emergessero difficoltà e/o resistenze relativamente all’ipotesi precitata, nulla vieta di creare una piattaforma/portale ad hoc.

L’idea, da parte mia, è quella comunque di concentrare tutto per evitare dispersione.

Tag, rss, e quant’altro relativo ai blog personali redatti, che ovviamente ciascuno di noi continuerà a fare secondo i desideri individuali, potrebbero essere, altrettanto, veicolati al suo interno.

b) Forma:
 

Opterei personalmente per una forma “destrutturata” sulla falsariga, a titolo esemplificativo, di ChangeThis che tra le diverse possibilità è quella che mi appare più interessante e “potente”.

Evidentemente, come detto a più riprese, siamo nel campo delle ipotesi tutte da discutere, valutare e decidere congiuntamente agli aderenti.

Output & Benefici:
 

Provando ad elaborare maggiormente la proposta redatta un paio di mesi fa in quest’ambito, che complessivamente ritengo di confermare in toto, con una maggiore articolazione e suddivisione prioritaria, definirei output primari e secondari del progetto.

a) Output primari:
 
- Benchmark

- Mappe e social network analysis
- Definizione di analisi comparata di nuove metriche per la “nuova comunicazione d’impresa” ed il “nuovo Marketing”
- Pubblicazione di ricerche ed analisi specifiche della realtà nazionale

 
b) Output secondari:
 
- Pubblicazioni [saggi e libri]
- Presentazioni [incontri, convegni, seminari] 

Spero di aver finalizzato adeguatamente il processo di ulteriore raffinamento e sviluppo dell’ipotesi progettuale con chiarezza e, altrettanto, correttezza e trasparenza.

Credo di avere, con oggi, definito gli ambiti e gli sviluppi del progetto eliminando “coni d’ombra” ancora certamente presenti nella precedente versione della proposta.

Il pallino è ora, direi, nelle vostre mani. Contribuite, sminuzzate, raffinate, integrate ed aderite.....o meno; affinchè si possa partire operativamente in tempi ragionevolmente brevi. Ancora una volta lo spazio dei commenti e/o la mia casella di posta elettronica sono a vostra disposizione in tal senso.

Note: 
 
(1) Hakim Bey, T.A.Z. - Shake Edizioni 2007
(2) & (3) Tapscott & Williams, Wikinomics - Rizzoli 2007

[*] Si ricorda, "a titolo cautelativo", la differenza tra condivisione & appropriazione indebita, grazie!

Pier Luca Santoro
Pier Luca Santoro

Esperto di marketing, comunicazione d'impresa & sales intelligence. Dal 1987 in poi é stato responsabile del marketing e dell’organizzazione commerciale di grandi imprese [Star, Giuliani, Bonomelli].

Dal 1998 opera come consulente per progetti di posizionamento strategico, organizzazione, comunicazione & formazione per aziende pubbliche e private, associazioni di categoria e amministrazioni pubbliche.