ENZO BIAGI ci ha lasciati. Aveva 87 anni,
LA VITA
Enzo Biagi, nato il 9 agosto del 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, oltre ad essere una delle principali penne del Corriere della Sera, è anche scrittore e conduttore televisivo. I primi passi nel mondo del giornalismo, dopo alcune esperienze in una rivista scolastica, mosse al Resto del Carlino, a Bologna.Antifascista, Biagi aderì alla Resistenza nelle fila di Giustizia e Libertà. Nel dopoguerra riprese la carriera al Carlino per poi passare a Epoca e alla Stampa. All'inizio degli anni Sessanta entrò in Rai e divenne direttore del Telegiornale. Biagi ha poi portato avanti la sua attività professionale sia in televisione sia sulla carta stampata, iniziando tra a collaborare con il Corriere. Le sue ultime esperienze in televisione sono state «Il fatto», interrotto appunto dopo l'«editto di Sofia», e la versione aggiornata di «Rotocalco televisivo», un programma che lo stesso Biagi aveva già condotto negli anni Sessanta.
MILANO - "Scusate, sono contento di rivedervi. E confesso anche commosso. Ma c'è stato qualche inconveniente tecnico che ci ha impedito di continuare il nostro lavoro. L'intervallo è durato cinque anni. Mi aveva avvolto la nebbia della politica". La commozione si vede negli occhi lucidi. L'ironia, anche quella si sente, e pure il gusto di rivalsa. Parlare di sé non è così importante, per il vecchio cronista. C'è la realtà che bussa.
Enzo Biagi torna a fare il mestiere di sempre dopo cinque anni di esilio dalla Rai.
Cinque anni da quel 2002 quando chiuse l'ultima puntata del Fatto, il 31 maggio, con un "arrivederci, speriamo in autunno". E una citazione di Bergman: "Lo spettacolo è finito e i suonatori se ne vanno". Epurato dalla Rai, dopo più di quarant'anni. L'allora presidente del Consiglio non lo voleva più .L'ordine di licenziamento era stato eseguito
Il vecchio cronista se ne sta nel salotto della sua casa milanese coccolato da familiari e collaboratori La figlia Bice sorveglia che non si stanchi. RT, rotocalco televisivo, hanno scelto lo stesso titolo del primo programma di giornalismo tv che lo stesso Biagi diresse nel 1962.
Alle 21.30 su Rai Tre, con una prima puntata dedicata a "Resistenza e resistenze": interviste a Gherardo Colombo che ha appena lasciato la magistratura, allo scrittore Roberto Saviano, a Tina Anselmi e Vittorio Foa, con una partecipazione di Paolo Rossi e un vecchio incontro con Primo Levi. Da domani sera, tutti i lunedì alle 23.15.
La Rai gliel'hanno portata a casa. Nella cameretta "delle bambine", quella che era delle figlie, hanno allestito lo studiolo bianco, come quello del Fatto. Gli ospiti da intervistare anche loro vengono a domicilio È cambiata anche la rete, che è la Tre.
Quando altri decisero di buttar via il Fatto, Rai Tre e Tg3 erano disponibili a metterlo in onda. Ma l'allora presidente Rai disse che Rai Tre non si poteva permettere Biagi con il suo budget.
La risposta di Biagi: "Faccio questo lavoro alla paga di un redattore ordinario, che devolverò alla Casa di riposo degli anziani di Lizzano in Belvedere, il mio paese". A quel punto s'inventarono che quello spazio non era disponibile".
Quando gli hanno proposto di tornare in Rai, Biagi ha spiegato che con la Rete 1 di Del Noce non voleva avere più niente a che fare: "Ho voluto Rai Tre perché è la rete che più mi assomiglia. In una rete ti devi sentire a casa"
Sarà un rotocalco senza politici. "Io credo che il compito della televisione sia parlare alla gente e parlare della gente.Trattiamo tutti con lo stesso rispetto". Biagi dimostra tranquillità, e nessun rancore "Sì, siamo in uno stato d'animo di serenità, non ricattabili , facciamo il nostro lavoro che può piacere o non piacere. Guai se piacessimo a tutti, ci sono di quelli che non ci piacciono e la nostra preoccupazione è di farglielo sapere". Preferisce fare programmi sul futuro. Niente politici, salvo un' intervista a Giorgio Napolitano. Oppure l'altra intervista, inedita, a Gorbaciov nell'estate del 2002 sulla nascita e morte della perestrojka" Enzo Biagi è tornato, e il suo unico proclama è : "Abbiamo contro solo l'anagrafe".
Poi di nuovo il silenzio.
Ed è proprio così, è il nemico mortale di tutti noi. Ogni volta che muore un grande e lo apprendo di notte e sono triste e sono pensierosa e così corro al computer per ricordare le storie dei grandi che voglio approfondire per capire, per sottolineare il carattere del protagonista, per interrogarmi sempre e comunque sul senso della vita, del nostro pensiero e delle nostre azioni e della loro influenza sugli altri che ci osservano sempre e ci giudicano spietati,ma in alcuni casi come questo, alla fine col consenso e persino affettto.